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Conflitto Russia-Ucraina: cosa condiziona la ripresa dell’Automotive

A Monza l’incontro per le imprese del settore organizzato da Assolombarda in collaborazione con ANFIA

Conflitto Russia-Ucraina: cosa condiziona la ripresa dell’Automotive
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Le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina, l’approvvigionamento delle materie prime, il caro energia e il piano del Governo a sostegno del settore Automotive. Questi i principali temi dell’incontro “La transizione nel settore Automotive-fattori di rischio e opportunità”. Organizzato nella sede di Monza da Assolombarda in collaborazione con ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), il convegno, aperto dall’intervento del Direttore generale di Assolombarda, Alessandro Scarabelli, ha analizzato la situazione attuale che sta avendo pesanti ripercussioni sulle imprese e sull’intero settore Automotive, già in difficoltà a causa di altri fattori esogeni.

Le difficoltà del settore dell'Automotive

In particolare, l’approvvigionamento di componentistica in riferimento ai semiconduttori e ai sistemi di cablaggio delle vetture oltre al rischio di un possibile peggioramento della crisi dei chip che, dopo aver condizionato la produzione del settore automotive nel 2021, continua a rappresentare una criticità rilevante per le case costruttrici.

“Ora più che mai diventa fondamentale garantire la continuità operativa delle nostre industrie - ha affermato Giovanni Caimi, Presidente della Sede di Monza e Brianza di Assolombarda -. Parlare di Transizione Energetica, oggi, se pur necessaria, risulta difficile per la consapevolezza che a causa della situazione attuale, sembra sempre più improbabile riuscire a rispettare gli step stabiliti e traguardare la neutralità climatica. Una transizione che va gestita al meglio, certamente con le misure definite dal Governo a supporto del settore, ma, ampliando lo sguardo, soprattutto attraverso una politica industriale efficace che tenga conto anche degli impatti sull’occupazione”.

L'industria delle industrie

L’industria Automotive, definita sin dal 1946 “l’industria delle industrie”, ha, in Italia, un fatturato di 93 miliardi di euro, pari al 5,2% del Pil. Solo nel comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi e dei loro componenti operano oltre 2mila imprese e circa 170mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro.  Roberto Forresu, Coordinatore della Filiera Automotive di Assolombarda, ha sottolineato quanto sia urgente definire una pianificazione strategica industriale e la messa in campo di strumenti a livello Paese.

“È ora più che mai urgente puntare sul rilancio della manifattura e supportare le aziende nel percorso per la sostenibilità ambientale legata alla lotta ai cambiamenti climatici e all’uso efficiente delle risorse. La transizione energetica, la conseguente necessità di affrontare cambiamenti nei processi produttivi per il rispetto delle normative per l’abbattimento dell’emissioni CO2 e la salvaguardia e lo sviluppo di tutte le attività e occupazione della filiera automotive sono le sfide che ci vedranno coinvolti nel proporre soluzioni strutturali che permettano di avere certezza sullo scenario futuro. L’unità d’intenti da parte di tutte le componenti istituzionali e dei vari settori produttivi in Italia sarà inoltre fondamentale per favorire una nuova Politica industriale in Europa che, nel rispetto degli obiettivi fissati, porti alla sostenibilità economica e sociale del cambiamento”

Sostenere la transizione energetica

Al centro dell’incontro i fondi per sostenere la riconversione della filiera industriale. Nello specifico  700milioni per quest’anno e 1 miliardo per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030. L’obiettivo è favorire la ricerca, la transizione, la riconversione e la riqualificazione dell’industria del settore. A questo si aggiungono le incertezze che caratterizzano la roadmap normativa per la decarbonizzazione della mobilità in Europa soprattutto per quanto riguarda le proposte del pacchetto climatico “Fit for 55” che ricalibra l’intera politica climatico-energetica dell’Unione rispetto all’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030. Come ha sottolineato Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA e Vice Presidente di ANFIA

“L’impatto della transizione energetica sull’ automotive è significativo non solo per la riorganizzazione dei processi, ma anche dal punto di vista sociale. Per questo richiede una gestione ragionata, attraverso la strutturazione di un piano di politica industriale, e un approccio tecnologicamente neutro che non punti solo sull’elettrico. Sono circa 400 le aziende dell’automotive in Italia ancora concentrate esclusivamente sulle tecnologie dei veicoli a combustione interna, con oltre 70mila persone che rischiano il posto di lavoro. Una transizione non adeguatamente accompagnata coinvolge ben più lavoratori e imprese di quelle sopra menzionate, proprio in ragione della complessiva riduzione del valore aggiunto disponibile per filiera tradizionale e Costruttori”.

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