Via libera agli spostamenti per la cura dell'orto
Il chiarimento è nella risposta a una FAQ pubblicata sul sito del Governo.

Via libera agli “orti di emergenza” in tempi di Coronavirus. Mentre si apre la fase due, giungono importanti chiarimenti sulla possibilità di spostarsi dalla propria abitazione per la necessità di curare gli appezzamenti produttivi per l’autoconsumo di frutta e verdura: sempre più numerosi nelle due province di Como e Lecco, richiamano la memoria lontana degli “orti di guerra” diffusi in Italia e in Europa durante la seconda guerra mondiale.
Via libera agli spostamenti per la cura dell'orto
Il chiarimento è nella risposta a una FAQ pubblicata sul sito del Governo sulle novità del DPCM del 26 aprile in vigore dal 4 maggio, sul quale permangono incertezze e differenze a livello regionale su come trascorrere il tempo libero, dal mare ai parchi. Al capitolo agricoltura allevamento e pesca si precisa espressamente che – sottolinea Coldiretti Como Lecco – la coltivazione del terreno per uso agricolo o forestale e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo rientrano nei codici ATECO “0.1.” e “02” e sono quindi consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola o forestale produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito.
Possibile anche se non si è agricoltori professionisti
“Ciò risponde alle sollecitazioni per garantire lo svolgimento di una attività gratificante ma anche utile a garantire le forniture alimentari in un momento in cui un numero crescente di italiani si trova in difficoltà economica, con circa 4 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare” commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco, Fortunato Trezzi.
Sul tema si è espressa, nei giorni scorsi, anche la Regione Lombardia attraverso l’assessore Fabio Rolfi, il quale aveva precisato che “è consentito lo spostamento per andare a coltivare orti e piccoli appezzamenti, anche se non si è agricoltori professionisti e anche se il fondo di proprietà non si trova nei pressi dell'abitazione”.
La crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus – rileva la Coldiretti lariana – fa dunque rivalutare la funzione degli orti di “guerra” quando nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano gli coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i “victory gardens” degli Stati Uniti e del Regno Unito dove nel 1945 venivano coltivati 1.5 milioni di allotments sopperendo al 10% della richiesta di cibo. Ma sono celebri anche gli orti di guerra italiani nati al centro delle grandi città per far sì che, nell’osservanza dell’imperativo del regime, “non (ci fosse) un lembo di terreno incolto".
Attività tornata incentivata in molte città
Una attività che è tornata ad essere incentivata in molte città con 174 milioni di metri quadrati di orti urbani presenti nei capoluoghi di provincia lungo tutta la Penisola, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Ora i tempi sono cambiati ed ai motivi economici si sommano quelli di volersi garantire cibo sano da offrire a se stessi e agli altri od anche la voglia di voler trascorrere piu’ tempo all’aperto a contatto con la natura dopo mesi di chiusura forzata in casa. Una tendenza che - continua la Coldiretti – si accompagna anche da un diverso uso anche del verde privato con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere all’occorrenza. Coldiretti Como Lecco stima “in circa 250 euro” la spesa necessaria “per avviare la coltivazione di un piccolo orto di circa 20 mq nel giardino di casa, compreso l’acquisto di sementi e materiali”.
Accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini ci sono anche molti italiani che non si accontentano e hanno a disposizione almeno un ettaro di terreno a uso familiare. Si tratta in larga maggioranza di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Ma ci sono anche tanti che hanno acquistato terreni o piccole aziende agricole anche in aree svantaggiate per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive, dall’olio al vino, dall’allevamento delle galline a quello dei cavalli.