l'intervista

Il Covid a Villa Aprica: "Smantellata la Medicina per far posto ai positivi, di loro si sono occupati medici di ogni specialità"

Il vicedirettore sanitario dell'istituto del Gruppo San Donato racconta come è stata affrontata l'emergenza.

Il Covid a Villa Aprica: "Smantellata la Medicina per far posto ai positivi, di loro si sono occupati medici di ogni specialità"
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L'emergenza coronavirus ha travolto tutte le realtà sanitarie, anche quelle che non hanno un Pronto Soccorso o una terapia intensiva. A Como, anche l'Istituto Villa Aprica di via Castelcarnasino, appartenente al Gruppo San Donato (San Raffaele e Galeazzi a Milano, Zucchi a Monza per citarne alcuni) è stato investito dal tifone Covid-19. A portare fuori dall'occhio del ciclone la struttura l'incredibile solidarietà tra colleghi.

Anche Villa Aprica nell'occhio dell'urgano Covid

"All'inizio il nostro istituto si è reso disponibile ad aiutare gli altri ospedali accogliendo i pazienti non Covid-19 con l'obiettivo di liberare posti letto nelle altre strutture - ci racconta Doris Mascheroni, vicedirettore sanitario e Responsabile dell’Unità Operativa di Medicina, dell’Unità Operativa Sub Acuti e referente del servizio di Oncologia - Poi la situazione a marzo si è aggravata notevolmente e anche nella nostra struttura è stato necessario aprire un reparto coronavirus".

Doris Mascheroni

Si trattava sostanzialmente del reparto di Medicina, smantellato e trasformato in un'area per i contagiati. I giorni passavano e i positivi aumentavano, tanto che è stata necessaria  l'apertura di una seconda area.

"Arrivavano pazienti da Bergamo, dalle altre strutture del Gruppo San Donato ma anche dall'ospedale Sant'Anna di Como - spiega la dottoressa Mascheroni - Nei momenti peggiori abbiamo avuto anche 50 posti letto occupati da pazienti Covid. La nostra struttura non ha la terapia intensiva quindi potevamo trattare solo pazienti subintensivi".

Un tipo di richiesta alla quale la struttura non era certamente preparata ma alla quale ha saputo far fronte grazie al grande impegno dei suoi professionisti.

"In Medicina eravamo solo cinque medici, a cui presto si sono aggiunti per far fronte ai turni non solo tre cardiologi ma anche colleghi di ogni specializzazione, anche chi aveva poco o nulla a che far con l'infettivologia - sottolinea il vicedirettore sanitario - La loro disponibilità e le loro competenze sono state fondamentali. Inutile dire che il lavoro degli infermieri è stato eccezionale".

La dottoressa Mascheroni pronta per il reparto Covid

L'istituto non ha avuto problemi di contagio rilevanti tra gli operatori del reparto Covid ma non è stato risparmiato da lutti. Sono mancati infatti a causa del virus due medici, collaboratori esterni che facevano ambulatorio.

Due gli aspetti di questa malattia che ha costretto i medici ad adattarsi. Da una parte la lunghezza dei ricoveri, dall'altra la solitudine dei pazienti.

La degenza lunga e l'assenza dei familiari: "La solitudine la cosa più brutta"

"Oggi abbiamo circa 30 ricoverati e dall'inizio dell'emergenza abbiamo visto pazienti di ogni età - spiega Mascheroni - Abbiamo capito ben presto che questo virus colpisce giovani come anziani ma soprattutto che il ricovero è lunghissimo. Abbiamo un paziente di Cremona che è da noi da marzo ma il tampone non si è ancora negativizzato".

Da qui un doppio problema.

"La lunghezza della malattia è diventato un problema sociale perché bisogna trovare un luogo per i pazienti che non possono essere gestiti a casa - aggiunge la responsabile della Medicina di Villa Aprica - Una difficoltà che si manifesta a maggior ragione tra gli anziani che magari non possono tornare in Rsa perché ancora positivi o a casa da soli. A tutto questo si aggiunge l'assenza dei familiari in reparto, tra gli aspetti più brutti legati al Covid-19. Da parte nostra come medici cerchiamo di tenere il più possibile aggiornati i familiari al telefono e di aiutare i ricoverati con le videochiamate a casa. Tenere il morale alto è fondamentale".

Stephanie Barone

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