All'alba blitz della Guardia di Finanza: la tangentopoli comasca durava da dieci anni
14 custodie cautelari, di cui 12 ai domiciliari e 2 in carcere.
All'alba blitz della Guardia di Finanza: nel Comasco ancora reati contro la Pubblica Amministrazione.
All'alba blitz della Guardia di Finanza: 14 nuove custodie cautelari
Lo scorso giugno si apriva una voragine a Como: vennero arrestati per corruzione Roberto Leoni, ex direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di Como e Stefano La Verde, già capo team dell’Ufficio legale dell'Agenzia nonché i due titolari (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como. I primi due sono già stati giudicati con sentenza di condanna alla pena di 4 anni di reclusione per Leoni e 4 anni e 8 mesi di reclusione per La Verde.
Un'operazione che ha portato a scoprire che la corruzione in città per pagare meno tasse all'Erario aveva radici lontane: da almeno dieci anni funzionava così e presto il "sistema" sarebbe stato esportato anche a Varese con il trasferimento del direttore.
Il Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Como, guidato dal comandante Samuel Bolis, questa mattina, 19 maggio 2020, ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure coercitive emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como nei confronti di 14 indagati.
Due destinatari della misura cautelare in carcere sono una professionista dello studio commercialistico Pennestrì e un altro funzionario della Agenzia delle Entrate di Como. Gli altri 12 sono destinatari della misura degli arresti domiciliari, tra cui un ex dirigente della Agenzia delle Entrate di Como, un ex dirigente della Agenzia delle Entrate di Milano, 9 professionisti e un imprenditore.
La misura cautelare degli arresti domiciliari ha raggiunto anche l’ex capo settore gestione delle risorse, amministrazione del personale, contenzioso e disciplina dell’Agenzia delle Entrate di Milano per indebita rilevazione di segreti di ufficio e favoreggiamento.
Questi è accusato di aver rivelato a Leoni l’esistenza di un procedimento penale a suo carico pendente presso la Procura della Repubblica di Como iscritto a seguito delle dichiarazioni rese al P.M. da un Funzionario della Agenzia delle Entrate di Como.
I reati contestati sono corruzione (a carico di 13 degli indagati), emissione e utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti per oltre
280mila euro (a carico di una indagata), abuso di ufficio e rivelazione di segreti di ufficio, nonché favoreggiamento (nei confronti di uno degli accusati). I destinatari delle misure cautelari sono accusati di 16 episodi di corruzione (uno riguardante il solo Leoni, due riguardanti Leoni e La Verde, 13 concernenti il solo La Verde).
La Procura della Repubblica ha contestato altresì altri 6 episodi di corruzione. Per tali episodi, il Giudice per le indagini preliminari non ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari. I contribuenti (persone fisiche e giuridiche) beneficiati dagli accordi corruttivi contestati sono 37.
Questa mattina la Guardia di Finanza ha spiegato 130 militari e 20 ausiliari di polizia giudiziaria per perquisire 75 obiettivi.
Il sistema: "Si stava per impiantare a Varese"
"Questa seconda parte dell'indagine è stata possibile grazie al ritrovamento di un'agenda in cui La Verde teneva conto e mappatura di tutti i rapporti corruttivi - ha spiegato in conferenza stampa il Procuratore della Repubblica di Como Nicola Piacente - nonché grazie alla collaborazione dell'Agenzia delle Entrate che ha analizzato tutti i possibili procedimenti corrotti".
Sempre il Procuratore Piacente "fa i conti" della corruzione comasca: "Abbiamo ricostruito 280mila euro di tangenti che hanno permesso ai corruttori risparmi per oltre 2milioni di euro nella contribuzione all'Erario dal 2012 al 2019. In parte le tangenti venivano coperte simulando spese lecite".
Parole durissime sul sistema di corruzione comasco sono state dette dal sostituto procuratore Pasquale Addesso che ha coordinato le indagini: "Abbiamo avuto contezza di un vero e proprio sistema corruttivo su Como che si stava impiantando su Varese con il trasferimento di Leoni. Un quadro allarmante perché esiste una domanda di evasione delle tasse sul territorio che ha avuto risposta con questi metodi corruttivi".
"Il sistema esisteva da prima dell'arrivo di Leoni a Como (nel 2017, Ndr), era già attivo con la presenza di La Verde - sottolinea Addesso - ma si è ampliato notevolmente con il favore di Leoni. Lo studio Pennestrì era la punta ma c'era una miriade di studi che faceva lo stesso".
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