STORIE SOTTO L'OMBRELLONE

Aiutaun.it il sito solidale che aiuta le persone in difficoltà

Il Giornale di Cantù regala ai lettori di PrimaComo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2020 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.

Aiutaun.it il sito solidale che aiuta le persone in difficoltà
Pubblicato:
Aggiornato:

Un progetto solidale per tendere la mano, in maniera concreta, a chi ha davvero bisogno. Questo è il principio che muove Aiutaun.it, piattaforma sociale ideata dal marianese Stefano Longoni, 36 anni, che nella vita di tutti i giorni si occupa di marketing digitale e supporta nuovi influencer nell’emergere sul web.

Aiutaun.it il sito solidale che aiuta le persone in difficoltà

«Sono tante, purtroppo, le persone che al momento sono in gravi condizioni di difficoltà economica. La povertà assoluta esiste», analizza accompagnandoci all’interno della sua iniziativa. L’anziana che non arriva a fine mese con la pensione, il padre di famiglia che ha perso il lavoro, oppure un giovane che non riesce a trovare un’occupazione. Le situazioni di difficoltà sono tante e tra le più disparate. Ecco perché, da fine novembre, al giovane marianese è venuta l’idea di lanciare online un sito che ha lo scopo di creare un incontro tra l’utenza con la possibilità di donare e dall’altra parte il mondo delle associazioni che ben conosce le tematiche e disagi del territorio. Tra le due realtà si crea così un ponte, pronto ad essere d’aiuto per i meno fortunati.

Come utilizzare il sito

Accedendo al sito, nella home page, ci si trova davanti a tre carte e una domanda «Hai voglia di aiutare qualcuno? Scegli tu chi». Tra le opzioni troviamo «Mi è indifferente», «Immigrato» oppure «Italiano». Una scelta decisamente particolare, a cui segue una precisa spiegazione: «Penso che questo progetto possa essere inteso anche come esperimento sociale. In politica si sente spesso dire che vanno maggiormente aiutati gli italiani, oppure, viceversa, gli immigrati. Sono un po’ stanco di sentire questi discorsi. Mi piacerebbe capire se gli italiani propendono per una categoria piuttosto che un’altra, oppure viceversa sono aperti ad aiutare chiunque, senza alcun tipo di distinzione». Prematuro, visto che la piattaforma è online da pochi mesi, parlare di una vera e propria statistica, ma sicuramente in questo senso arrivano segnali importanti dai primi dati. «In un mese e mezzo abbiamo superato i 200 utenti. Io sono partito con la speranza che gli italiani non facessero distinzioni quando si tratta di aiutare il prossimo e per ora sto avendo ragione».

Una volta superato il primo step, si accede alle diverse aree in cui si può offrire il proprio aiuto. Si può scegliere tra il sostegno economico, il vestiario, l’alloggio, il lavoro, l’istruzione, l’alimentare, il supporto legale, il trasporto, acquista un albero, compagnia, il supporto sanitario, i giocattoli, i prodotti per l’infanzia, il babysitting o altro. «Ho notato che c’è poca fiducia nel fare delle offerte di tipo economico. Pensiamo a quanto successo con le popolazioni terremotate, negli anni successivi ci sono state diverse polemiche perché si è detto che molti di quei fondi non sono arrivati ai destinatari. Per questo abbiamo diverse categorie d’aiuto. Va anche detto che occorre far presente alle persone che, anche i più poveri, hanno una dignità che va rispettata. Non servono vestiti da “svuotacantina” oppure alimenti a breve scadenza».

Uno sguardo al futuro

Sono tanti i buoni propositi per il 2020 con la piattaforma che, grazie anche all’aiuto di diversi giovani volontari, si propone di crescere. «Spero che questo progetto possa portare risultati e scuotere la collettività dal punto di vista dell’aiuto, indipendentemente da chi sia rivolto. Mi piacerebbe anche lavorare in sinergia con le associazioni in modo che possano rendicontare e catturare i momenti dove l’aiuto si fa concreto. Penso che in questo modo possa anche crescere la credibilità del progetto e quindi anche la fiducia delle persone», spiega l’ideatore. Sul tavolo c’è anche la possibilità di iniziare a coinvolgere le aziende, in modo che si possano mettere a disposizione per fornire degli aiuti ai bisognosi. Il tutto ricordandosi che per fare del bene spesso non servono gesti clamorosi, a volte anche un’azione apparentemente piccola può fare la differenza nella vita di coloro che ci sta intorno.

(Giornale di Cantù, sabato 11 gennaio 2020)

Seguici sui nostri canali