STORIE SOTTO L'OMBRELLONE

Dall'incubo Covid alla gioia: ora Andrea Merlo è tornato a sorridere

Il Giornale di Olgiate regala ai lettori di Giornaledicomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2020 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.

Dall'incubo Covid alla gioia: ora Andrea Merlo è tornato a sorridere
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Un incubo durato 20 giorni, la vita appesa a un filo e una lenta rinascita fino al tanto agognato ritorno a casa. Andrea Merlo può tornare a sorridere. Lui, diventato simbolo involontario di speranza, ce l’ha fatta e, alle 10 di ieri, venerdì 3 aprile, ha raccontato in collegamento con il telegiornale di Rai2 la sua esperienza. Ma il vero grande risultato è stato raggiunto martedì 31 marzo: anche il terzo tampone è risultato negativo. Un grande traguardo per il ronaghese, dimesso dall’ospedale Sant’Anna sabato 28 marzo e che, ora, sta trascorrendo la quarantena nella sua abitazione.

Dall'incubo Covid alla gioia: ora Andrea Merlo è tornato a sorridere

Ha 25 anni, lavora da tre anni a Lugano come guardiano di un museo e, dopo circa tre settimane, ha potuto rivedere le persone a lui più care: la mamma Maria Brogno, 54 anni, il papà Paolo, 53 anni e il fratello di 28 anni Daniel. «Resto per la maggior parte del tempo in camera mia - racconta - Ho un bagno “mio” e per mangiare sto a debita distanza dai miei genitori». Una famiglia che sin dal primo istante ha lottato e combattuto. «Tornare a casa è stato bello. Gli ultimi due giorni di ospedale non li ho passati bene: non vedevo l’ora di essere dimesso». E anche se, una volta uscito, Andrea non ha potuto riabbracciare nessuno, l’emozione è stata palpabile. «Mia mamma ha pianto e, ammetto, mi sono commosso anche io, come mio papà… Come tutti, insomma».

Gli applausi al ritorno

E la palazzina dove il giovane vive ha risposto con un grande saluto al suo ritorno. «I vicini mi hanno battuto le mani. Non pensavo di essermela vista così brutta». Andrea, infatti, rivela che della maggior parte del tempo trascorso intubato, non ha memoria. «Della prima settimana ricordo solo il trasferimento in ospedale con l’ambulanza. Da lì in poi, il nulla». Solo al risveglio ha capito di essere ricoverato perché positivo al Covid-19 e, delle tre settimane trascorse in ospedale, per lui è come se ne fosse passata solo una. «Quando sabato 21 marzo mi sono svegliato e ho realizzato cosa fosse successo, mi sono spaventato. Parlando con i medici e mia mamma ho ricostruito questo difficile periodo, anche se ricordo i sogni che facevo: svenivo in tutti. L’unica notte in cui ho dormito serenamente, poi ho scoperto essere quella in cui ho rischiato di andarmene». Una sfida, vinta grazie alla sua grande voglia di vivere, di cui porta ancora i segni, come quei 12 chilogrammi persi. E ora che sta meglio, il più grande desiderio è quello di rivedere la sua ragazza, Elisa Gazzotti, 24 anni, con la quale è in contatto tramite videochiamate. «Da quando mi sono ripreso, ho sempre pensato a lei». E conclude: «Medici e infermieri hanno svolto un lavoro straordinario. Spero che chi sta lottando possa farcela».

(Giornale di Olgiate, sabato 4 aprile 2020)

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