La conferenza

Di Gregorio (PD): "Blitz antidroga alle scuole canturine un fallimento. Si è fatta solo propaganda"

Il consigliere e tutto il gruppo del PD della sezione di Cantù attaccano duramente l'operato dell'Amministrazione comunale, accusata di essersi messa un'altra medaglietta sul petto con un'operazione però deludente.

Di Gregorio (PD): "Blitz antidroga alle scuole canturine un fallimento. Si è fatta solo propaganda"
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Si è tenuta oggi, sabato 20 novembre, la conferenza stampa indetta dal consigliere comunale di Cantù Filippo Di Gregorio concernente l'ampia operazione di contrasto al fenomeno dello spaccio presso gli istituti scolastici e i parchi pubblici voluta e organizzata dall'Amministrazione comunale. Un vero e proprio fallimento, o per lo meno così è stata definita dalla sezione canturina del PD. Presenti le due segretarie reggenti Francesca Somaini e Allegra Cangi, il professor Roberto Malamisura, iscritto al partito e insegnante al Liceo Enrico Fermi, e il già citato consigliere Di Gregorio.

Le critiche mosse all'Amministrazione

L'intera operazione, che si è tenuta la prima settimana di novembre, ha visto l'avvicinamento di 244 studenti canturini da parte delle forze dell'ordine, e di questi solamente sei sono stati perquisiti e trovati in possesso di sostanze stupefacenti. Dati che hanno fatto storcere il naso al gruppo di Di Gregorio, così come il fatto che l'operazione sia stata presentata come un atto congiunto con la Prefettura di Como. Argomentazioni che il gruppo ha voluto elencare in quattro punti diversi:

"La dimensione del fenomeno che emerge da questa iniziativa è deludente: sono circa 3mila gli studenti delle scuole superiori cittadine, e aver individuato soltanto sei utilizzatori finali di stupefacenti significa che tale iniziativa non è riuscita neppure a catturare l'entità del problema della diffusione di sostanze stupefacenti usate dai giovani canturini".

"La ricerca di sostanze stupefacenti tradizionali, come marijuana e cocaina, non riesce a far emergere il diffuso uso di sostanze chimiche più recenti, che i cani antidroga non sanno individuare; e questo contraddice persino con le risultanze del convegno dell'amministrazione sullo sballo tra i giovani, che appunto ammoniva le forze dell'ordine ad aggiornare il numero di sostanze da ricercare, altrimenti invisibili a chi vorrebbe agire positivamente a tutela dei giovani canturini".

"La ricerca di sostanze stupefacenti non tiene conto del vero pericolo oggi gravante sui giovani, che consiste nell'uso disordinato di alcool, il cosiddetto binge drinking. Più che impegnare decine di uomini in queste operazioni, sarebbe meglio concentrarci sui centri di spaccio di alcolici, purtroppo ancora troppo facilmente accessibili anche da minori".

"L'iniziativa di Polizia locale si è svolta in assenza di alcuna forma di coordinazione con gli istituti scolastici, e ha fatto venire meno il vero elemento di forza da impegnare in tali operazioni: la collaborazione istituzionale".

Il commento di Malamisura e Di Gregorio

Ammonisce l'opera dell'Amministrazione anche il professor Roberto Malamisura che chiede di fare prevenzione però spostando l'attenzione su chi è l'artefice dello spaccio e non su chi ne è la vittima. Per avvalorare la sua tesi aggiunge che operazioni come quelle recenti a sgominare le organizzazioni mafiose sul territorio, prime promotrici e artefici dello spaccio, sono quelle che bisognerebbe fare.

Vanno fatti controlli di alta sfera, e non sul ragazzo che si trova con lo spinello in mano. Il controllo è utile ma il problema sta nel tipo di controllo che viene fatto. Trovare solamente sei persone non è la reale dimensione del problema. Non si dovrebbe agire tramite il proibizionismo, ma tramite l'azione educativa, spendiamo le nostre risorse per educare i ragazzi.

Il consigliere comunale Filippo Di Gregorio ha innanzitutto definito una "dimostrazione di forza" l'intera operazione, la quale è stata propagandata indicando come positivi dei risultati che in realtà di positivo avrebbero ben poco, aggiungendo che "ho parlato anche con il Prefetto di Como di questa situazione e ne è consapevole come lo siamo noi". Ha poi criticato la mancanza di collaborazione tra le forze dell'ordine e le istituzioni, dicendo che "ci siamo trovati i cani antidroga davanti alle scuole senza essere stati informati e questo fa capire l'approssimazione con cui si è agito". Ha poi aggiunto che è un controsenso affermare, pochi giorni prima dell'inizio dell'operazione, durante il convegno dell'Amministrazione sullo sballo tra i giovani, che è inutile cercare le droghe tradizionali per poi fare esattamente la stessa cosa nelle scuole canturine. E, riferendosi sempre a quel convegno, ha anche aggiunto che rivolgersi a dei ragazzi di quarta superiore è un'azione repressiva e non preventiva in quanto ci si dovrebbe rivolgere ai ragazzi della secondaria di primo grado, in quell'età dove i ragazzi e le ragazze approcciano per la prima volta al mondo dell'alcool e al mondo della droga.

L'amministrazione faccia "mea culpa" perché è stata fatta un'uscita fuori bersaglio. L'unica cosa uscita bene è la propaganda fatta. Possiamo capire che certe iniziative possano avere valore simbolico, ma ci sono conseguenze implicite non volute. Pensate anche solo ad un ragazzo che viene perquisito davanti a tutti. Poi con i risultati ottenuti è stato dato il messaggio che il problema non esiste, ma in realtà di problemi ce ne sono tanti. Intendo fare un'interrogazione all'assessore competente, che dovrebbe essere quello con delega ai Servizi sociali ma a Cantù è quello con delega alla Sicurezza, per chiedere spiegazioni sull'operazione. E chiederò anche quanto denaro è stato speso per organizzarla. Quando  un approccio ad un tema è ideologico, e l'ideologia di fondo è tradizionalista e ossessionata dall'idea del controllo totale, si produce proibizionismo. E quando c'è questa ideologia dietro anche un'idea giusta, questa diventa sbagliata. Se l'Amministrazione cambiasse approccio tutto cambierebbe di segno.

Le proposte del gruppo

Sono poi intervenute le segretarie reggenti Somaini e Cangi, le quali hanno affermato che l'azione educativa proposta non esclude il controllo, ma la prima è prerogativa, mentre la seconda è una fase successiva. Invitano a non avere un'ottica di controllo repressivo, bensì affiancare ad iniziative ludiche, portando l'esempio del "Mercoledrink", anche eventi di caratere culturale e partecipativo. Inoltre, hanno aggiunto che bisognerebbe intervenire su alunni più giovani e che l'approccio dovrebbe essere diverso, ovvero porre i ragazzi e le ragazze di fronte alle conseguenze sociali, psicologiche e antropologiche della dipendenza e dell'uso di sostanze stupefacenti. E, infine, hanno concluso ponendosi una domanda provocatoria: "Questi sei ragazzi fermati, non faranno più uso di sostanze? Il controllo darà questo risultato? Oppure un evento di prevenzione avrebbe dato più frutti?"

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