economia e biodiversità

3Bee, tecnologia per proteggere le api: l'azienda di Villa Guardia monitora più di 3mila alveari

Tre sedi, venti dipendenti, un fatturato da 3 milioni di euro La società agri-tech di Balzaretti e Calandri cresce.

3Bee, tecnologia per proteggere le api: l'azienda di Villa Guardia monitora più di 3mila alveari
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Elettronica e biologia unite per tutelare gli insetti impollinatori. E’ questa l’idea alla base della nascita, nel 2017, di 3Bee, startup agri-tech specializzata nello sviluppo di sistemi di monitoraggio per la salvaguardia e la protezione delle api. Cinque anni dopo la fortunata intuizione di due giovani, Riccardo Balzaretti e Niccolò Calandri, l’azienda con quartier generale a Villa Guardia conta una ventina di dipendenti e un fatturato operativo che nel 2021 ha chiuso alla consistente cifra di 3,3 milioni di euro.

Negli anni 3Bee si è diffusa ben oltre il territorio comasco: ha infatti altre due sedi a Milano e a Napoli e con la loro tecnologia monitorano alveari in diverse nazioni del mondo, dal Mozambico alla Spagna. Il loro "occhio" monitora circa 3.000 alveari di 1.400 apicoltori nel mondo e hanno circa 100.000 clienti B2C. Tanti i progetti attivi dei quali abbiamo parlato con Riccardo Balzaretti.

Riccardo Balzaretti e Niccolò Calandri

3Bee, tecnologia per proteggere le api: l'intervista

La vostra azienda è stata conosciuta a livello nazionale grazie al programma tv B Heroes: cosa è cambiato per voi da quel momento?

Premetto che non sono un grande amante della televisione, la guardo poco, ma quell’esperienza ci ha permesso di attrarre persone interessate e di conoscere un network che oggi è a nostra disposizione per risolvere quasi ogni problema. Tra le attività di background di B Heroes c’era proprio il networking che ci ha permesso di conoscere realtà che ci aiutano ancora oggi, come il supporto legale per le piccole aziende Let’s do it. In quel contesto abbiamo conosciuto moltissimi esperti che ci hanno dato molti spunti da seguire quando noi non eravamo pratici del business. E’ stato per noi un momento di grande formazione.

All'epoca auspicavate di portare la vostra tecnologia anche in altri tipi di allevamento, oltre gli alveari: è stato così?

Stiamo ancora testando la nostra tecnologia in molte filiere agrocolturali. Abbiamo all’attivo un beta test nelle porcilaie a Carpi e stiamo facendo alcuni studi sull’applicazione nei pollai. La nostra tecnologia è alla mercé di qualsiasi richiesta di mercato. Ad esempio oggi siamo anche nei vigneti, per permettere agli operatori di mettere il giusto peso di uva nelle cassette affinché la fermentazione sia corretta.

Come funziona concretamente la vostra tecnologia sulle api?

Il nostro è un sistema di monitoraggio da remoto: leggiamo i parametri che sono peso, temperatura, suono e umidità dell’alveare, e interpretandoli capiamo se le api prosperano oppure hanno dei problemi e quindi serve intervenire.

Quali possono essere i problemi delle api?

Le stagioni negli ultimi anni sono molto instabili e il rischio maggiore è la moria per fame in primavera. Gli ultimi raccolti prima dell’inverno non si smielano così da lasciare alle api le scorte interne di cibo per la stagione fredda. Le fioriture primaverili però sono fondamentali: se c’è vento forte, siccità o troppa pioggia si rischia che le api non si nutrano abbastanza e diventino suscettibili alle malattie. Nel caso bisogna intervenire con una nutrizione artificiale. Sul nostro territorio l’anno scorso è successo proprio questo: le gelate tardive e il vento forte hanno stoppato la fioritura dei ciliegi e delle robinie. La salute degli apoidi quindi è strettamente legata al clima ma sono minacciate anche da un utilizzo sbagliato ed eccessivo degli agrofarmaci.

Cosa c’è nel futuro di 3Bee, quali sono i vostri progetti?

Al momento abbiamo due progetti attivi ai quali teniamo molto e che stanno funzionando. Il primo è “Adotta un alveare”, partito a fine 2018 e che vede circa 200 apicoltori attivi in tutta Italia. Per partecipare è sufficiente scegliere sul nostro sito un apicoltore o un tipo di miele preferito: adottandolo ci si cala nella realtà apistica, viene spiegato cosa accade in azienda e a fine stagione si ha come “omaggio” il miele prescelto in base alle disponibilità di produzione.

E il secondo progetto?

Si chiama Polly, un progetto che permette di acquistare casette per api solitarie, realizzate con legno sostenibile, e i bozzoli di Osmie, da poter ospitare nel proprio giardino, balcone o davanzale. Si parla di un progetto d’impatto ambientale e sociale: assieme alla Cooperativa Andirivieni sono state assunte 6 persone con disabilità, che con passione assemblano e rifiniscono le PollyHouse. Con il progetto Polly si ha la possibilità di aumentare concretamente il numero di Osmie, permettendo il popolamento e allo stesso tempo preservare la biodiversità.

Stephanie Barone

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