Confindustria, confermato Tiozzo al Gruppo Alimentari: "Per le merci anacronistico il trasporto su gomma"
Tiozzo, ai vertici di Spumador, sottolinea l'importanza di combattere in Europa per una corretta etichettatura dei prodotti alimentari italiani.
Confermato alla guida del Gruppo Alimentari di Confindustria Como Tullio Tiozzo, Manufacturing Director & Strategic Operations Refresco, gruppo di cui fa parte Spumador, con sede a Caslino Al Piano. Al suo fianco per il biennio 2022/23 il vicepresidente Stefano Tettamanti (Apicoltura Tettamanti), Francesco Pizzagalli (Fumagalli Industria Alimentari Spa), Rodolfo Bonel (Molini Lario Spa) e Martino Verga (Caglificio Clerici Spa). Sono 21 le aziende associate al Gruppo e quasi 2.000 i dipendenti del settore. Un comparto ristretto sul territorio comasco ma che brilla di realtà di grande spessore.
Confindustria, confermato Tiozzo al Gruppo Alimentari
Presidente per lei è una riconferma. Come sta il settore?
Il Gruppo Alimentari in provincia di Como non è particolarmente grosso ma ha bellissime aziende molto piccole ma anche società più grandi di rilievo. Le più piccole lavorano prettamente in Italia mentre quelle un po’ di grandi dimensioni hanno anche una parte di fatturato che dipendete dall’export. Oggi però i nostri problemi derivano tutti dall’aumento dei costi.
Qual è la situazione?
In questo frangente ogni aumento pesa sulle aziende, dal trasporto delle merci ai prezzi più alti delle materie prime, oltre ovviamente al rincaro dell’energia. E’ folle che l’energia elettrica costi 700 euro al megawatt/ora. In questo momento le imprese sono costrette ad aumentare i prezzi dei propri prodotti ma esclusivamente per non andare in perdita. Il problema è che tutto si riversa sul consumatore finale che ha uno squilibrio importante tra le sue entrate e le uscite sulle bollette della propria casa ma anche su tutti i prodotti che va a acquistare, compresi i generi alimentari.
Come vede il 2022?
Purtroppo ritengo che sarà un anno molto complesso perché incerto. Non sappiamo per quanto dureranno questi aumenti né come e quando finirà la guerra in Ucraina, ci sono troppi fattori in gioco per poter fare una previsione. Avevamo appena imparato a gestire la pandemia: il nostro settore è diventato un punto di riferimento perché ha continuato a lavorare durante tutti i lockdown.
La parola sostenibilità è diventata un imperativo. Come portate avanti questa tematica?
Il nostro Gruppo si muove da anni su questo tema. C’è chi fa sostenibilità vera in tema di welfare aziendale, riciclo dei rifiuti, risparmio energetico: chi non va in questa direzione rimarrà indietro. La sostenibilità è il futuro delle aziende per poter rimanere sul mercato. E’ fondamentale però che gli imprenditori capiscano che gli investimenti sulla sostenibilità non sono un costo bensì di un beneficio sul lungo periodo perché ciò che si è investito ritorna a breve termine.
A tal proposito però dobbiamo ricordare che le merci, anche alimentari, in Italia si spostano ancora quasi esclusivamente su gomma. Non è un controsenso parlare di sostenibilità e poi non lavorare sul tema del trasporto?
Il trasporto su gomma è un problema tipicamente italiano a cui la classe politica non dà risposte e non sostiene alternative. In Italia si muovono circa 80mila mezzi all’anno, è anacronistico continuare a trasportare le merci su gomma ma al momento per le imprese non ci sono alternative perché le ferrovie sul trasporto dei prodotti sono disorganizzate, soprattutto in estate quando c’è più afflusso di passeggeri. La parte infrastrutturale del Paese è cosa politica ma finora non sono state portate alternative alle strade.
In Europa c’è un forte dibattito sulle etichettature dei prodotti alimentari. L’Italia teme i cosiddetti "semafori" che rischiano di penalizzare il made in Italy. Cosa ne pensa?
Le lobby di altri Paesi spingono per l’etichettatura “a semaforo” che ad esempio porterebbe l’olio extravergine d’oliva nella fascia rossa ma anche che invoglierebbero a produrre i latticini con le polveri e non con il latte vero. Questo tipo di classificazione non tiene conto che la dieta mediterranea si basa su materie prime di qualità e su un’industria produttiva altamente tecnologica come in nessun’altra parte del mondo. L’Italia insieme a Paesi come la Spagna sta combattendo per andare nella giusta direzione che significa anche tutelare la salute.
Stephanie Barone
Questa intervista è stata pubblicata su Giornale di Cantù, Giornale di Erba e Giornale di Olgiate sabato 12 marzo 2022.