Atletica lutto morta Vanda Butti

E' stata primatista nella 4x100 nel 1943.

Atletica lutto morta Vanda Butti
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Atletica lutto morta Vanda Butti.

Atletica lutto, l'addio a Vanda Butti

E' andata in cielo lunedì mattina, di corsa, come piaceva fare a lei. Vanda Butti, atleta comasca che prima della Seconda Guerra Mondiale aveva vinto il titolo italiano nella staffetta 4x100, se n'è andata all'età di 95 anni, dopo una brevissima malattia.

I successi

Atleta di punta dello sport lariano e della Singer Monza, club per il quale correva, Vanda Butti vinse nel 1943 la medaglia d'oro ai Campionati italiani nella 4x100. Nel corso della sua carriera collezionò inoltre numerose medaglie e piazzamenti di prestigio anche negli 800 metri, disciplina che amava particolarmente e che la consacrò tra le atlete più famose dell'epoca.

La vita della comasca

Nata il 17 aprile del 1922, Vanda Butti aveva iniziato a correre quasi per caso, su suggerimento del proprio medico che davanti a quella ragazzina di 13 anni, esile e minuta, che faceva dentro e fuori dal Consultorio a causa di piccoli problemi di salute, aveva indicato l'attività sportiva come il miglior rimedio per farsi una robusta costituzione. Vanda Butti iniziò a correre, così, per accontentare il dottore e per non far preoccupare mamma e papà.

L'inizio della carriera

Tutte le mattine quindi partiva prestissimo dalla casa di Cardina, frazione a Nord della città, di corsa, per raggiungere la scuola. Lungo le strade che conducono a Como tutti i residenti avevano imparato a conoscere quello scricciolo che sfrecciava avanti e indietro. Quello dell'atletica fu un vero colpo di fulmine. Ovunque dovesse recarsi, Vanda Butti lo faceva di corsa.

La Seconda Guerra Mondiale

Soltanto la Seconda guerra mondiale riuscì a fermarla. Entrata giovanissima nella Gioventù Italiana del Littorio e passata attraverso le selezioni di centinaia di atleti, la giovane comasca stupì subito tutti gli addetti ai lavori con tempi da record
nella disciplina degli 800 piani (agli annali resta il 3° posto individuale ai campionati italiani del 1936) e nella staffetta. Proprio in quest'ultima disciplina, siglò nel 1943 il tempo record di 50.36”, tempo per il quale è ancora oggi annoverata negli annali della Federazione sportiva Italiana insieme ad Angela Ostinelli, Liliana Carpi e Liliana Tagliaferri, colleghe di staffetta.

La mancata partecipazione alle Olimpiadi

L'emozione per il conseguente pass strappato per le Olimpiadi, tuttavia, durò poco. L'ingresso dell'Italia nel conflitto bellico di fatto azzerò tutti i sogni di gloria e la costrinse ad accettare il lavoro di impiegata all'Ufficio sportivo di Como, posizionato nel “Transatlantico”, storico palazzo situato di fronte lo stadio Sinigaglia, allora cuore pulsante dello sport lariano. La sua elegante falcata, “da sette piedi e mezzo” come amava ricordare lei, non era però passata inosservata. In quegli anni vissuti in pista, infatti, l'atleta comasca conobbe il preparatore atletico Clemente Romanò, guida storica dello staff del Calcio Como. Nonostante la differenza di età, ne nacque una grande storia d'amore che consolò la giovane Vanda dalla prematura decisione di dover abbandonare lo sport.

La sua vita a Como

“Non bisogna mai rinunciare a sognare – amava ripetere ai nipoti - La vita va comunque sempre vissuta intensamente, anche se ti riserva altre strade”. Da sempre Vanda Butti viveva in centro città, amata e coccolata da parenti e una miriade di conoscenti a cui sempre riservava generosa amicizia e, naturalmente, la sua specialità: “I biscotti della Zia Vanda”, una specialità conosciuta e apprezzata da tutti i residenti di via Borsieri e non solo. “Lo sport è magico, perché ti insegna a fare sacrifici e a non arrenderti davanti agli ostacoli – raccontava a tutti - I giovani non ne devono mai fare a meno. Tuttavia lo devono fare trovando il giusto equilibrio tra agonismo e passione, che comunque deve sempre venire prima di un sano spirito di competizione”.

 

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