Il sogno degli Amici di monsignor Aristide Pirovano: un centro di ricerca sui virus in Brasile
In occasione delle celebrazioni della scomparsa, presentato il progetto per realizzare la struttura che sorgerà a fianco dell’Ospedale di Marituba
A 26 anni dalla scomparsa, a Erba il Vescovo missionario padre Aristide Pirovano ricordato con una messa in suffragio in Prepositura. Nella serata conviviale al Leonardo da Vinci presentato il progetto per realizzare la struttura che sorgerà a fianco dell’Ospedale di Marituba.
Il sogno degli Amici di monsignor Aristide Pirovano: un centro di ricerca sui virus in Brasile
Con un connubio tra preghiera, convivialità, scienza e musica, sabato 4 febbraio il XXVI anniversario della scomparsa di monsignor Aristide Pirovano (3 febbraio 1997) è stato ricordato a Erba, città natale del Vescovo missionario. Diverse le autorità presenti tra le quali il sindaco di Erba Mauro Caprani e il presidente della Provincia di Como Fiorenzo Bongiasca ma anche una rappresentanza dei Poveri Servi della Divina Provvidenza dell’Opera Don Calabria, la congregazione religiosa veronese a cui padre Aristide nel 1991 affidò le sorti della comunità brasiliana di Marituba, teatro della sua ultima missione.
La celebrazione è stata introdotta da un saluto di Rosanna Pirovano, presidente dell’associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano: «Le opere di padre Aristide - e anche le nostre - si radicano nella fede e sono alimentate dalla preghiera. Quindi preghiamo per lui e perché il suo esempio e la sua testimonianza continuino a ispirare il nostro cammino". La messa è stata presieduta da monsignor Angelo Pirovano, responsabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia, e concelebrata da don Miguel Tofful, già Superiore generale dei Poveri Servi, e da padre Raffaele Finardi.
Dopo la Messa un centinaio di persone hanno preso parte a una serata al Ristorante Leonardo da Vinci, dove è stato presentato un importante progetto legato all’Ospedale “Divina Provvidenza” di Marituba, a cui gli Amici di padre Aristide collaboreranno in partnership con i Poveri Servi, la Fondazione Marcello Candia, il Comitato San Giovanni Calabria e la onlus Missioni Don Calabria (realtà nell’occasione rappresentate dai loro massimi esponenti).
A illustrare il progetto è intervenuta Concetta Castilletti, virologa di fama mondiale, nominata Cavaliere della Repubblica per gli studi sul Covid-19 compiuti all’Istituto Spallanzani di Roma e oggi impegnata presso l’Irccs “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar (Verona), “motore” di questa opera il cui cuore sarà il “Divina Provvidenza” di Marituba, l’ultima opera voluta da padre Aristide. Una struttura che negli ultimi 25 anni si è costantemente sviluppata, assumendo un ruolo-chiave nel sistema sanitario del suo territorio e divenendo un cardine della “rete” degli ospedali calabriani nel mondo (oltre a Negrar, quelli esistenti in Angola e nelle Filippine).
Un progresso che passa attraverso l’implementazione continua delle attrezzature: il prossimo passo sarà l’acquisto di un apparecchio per la risonanza magnetica, al quale anche gli Amici di padre Aristide hanno destinato un significativo contributo finanziario. L’obiettivo è quello di essere sempre al passo con i tempi e di sapere rispondere anche alle sfide impreviste, come quella del Covid, davanti alla quale - pur in un contesto altamente drammatico - il “Divina Provvidenza” si è rivelato all’altezza.
Proprio le due lezioni del Covid - i virus vanno affrontati prima che diventino pandemici e in un mondo globalizzato l’Occidente non può più considerarsi immune come in passato – sono alla base dell’obiettivo finale del progetto: la realizzazione, di fianco all’Ospedale, di un grande Centro di ricerca clinica per lo studio dei virus.
"Il mio pallino sono le malattie infettive emergenti - ha spiegato la dottoressa Castilletti -. L’azione peculiare che a Negrar si compie sulle malattie tropicali e il fatto che lavori in rete con altri ospedali nel mondo ha motivato la mia scelta di lasciare lo Spallanzani per l’Irccs veronese".
“Embrione” del Centro di ricerca è un piccolo laboratorio già operante, gestito da un ricercatore molto stimato, che da sempre si occupa di lebbra. "Il nostro scopo è prevenire ciò che è accaduto con il Covid - ha precisato la ricercatrice -, soprattutto sul fronte delle malattie neglette (malattie infettive croniche diffuse soprattutto nei Paesi meno sviluppati, ndr) e dei patogeni resistenti agli antibiotici, da cui probabilmente arriveranno in futuro le maggiori minacce. Per questo è necessario creare un team di ricerca".
È prematuro parlare di tempi e costi complessivi: "Sono ancora in fase di studio, si inizia sempre a piccoli passi... Il progetto è impegnativo, ma non siamo soli, perché stiamo cercando di coinvolgere anche le autorità scientifiche del Parà (lo Stato brasiliano a cui appartiene Marituba, ndr). La collaborazione di tutta la comunità scientifica è fondamentale".
Il lavoro di ricerca svolto a Marituba produrrà frutti a livello globale: così una missione finora oggetto di aiuti e assistenza “restituirà” quanto ha ricevuto. "Io sono rimasta impressionata da ciò che è stato realizzato in questi anni a Marituba, dove professionisti molto preparati lavorano a servizio del loro territorio - ha concluso la dottoressa Castilletti -. Da qui nascerà uno scambio virtuoso, e non potrebbe essere altrimenti".
In una iniziativa scientifica che manterrà comunque il focus sulla persona umana, esiste già una proposta concreta: intitolare il futuro Centro a padre Aristide. L’annuncio ha suscitato l’applauso dei presenti.