Gli Amici di padre Aristide ricordano suor Innocente
Il saluto toccante della presidente Rosanna Pirovano ripercorre la figura di una religiosa che ha davvero saputo lasciare il segno
L’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano partecipa al cordoglio dei familiari, della comunità delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret e di tutta Erba per la scomparsa di suor Innocente Fontana, venuta a mancare a 85 anni nella serata del 19 febbraio, presso l’Istituto delle Suore di Cristo Re dove risiedeva da qualche tempo.
Una vita al servizio
Originaria di Ponte Lambro, suor Innocente ha insegnato per anni alla scuola San Vincenzo di Erba, poi è partita per la missione: prima in Ciad, poi nella Repubblica Centrafricana. Tornata in Italia, aveva riaperto l’asilo di Cesana ed era tornata a prestare servizio alla San Vincenzo. La sua passione missionaria la portò anche in Brasile, a Marituba, dove operò per qualche tempo. Era devota e affezionata a padre Aristide e fu sempre attenta e vicina alle attività dell'associazione degli Amici.
Il saluto della presidente Rosanna Pirovano
Ecco il ricordo commosso della presidente degli Amici di monsignor Aristide Pirovano, Rosanna Pirovano.
"Ci ha lasciati Suor Innocente, semplicemente Inno, per me e per tutti coloro che chattavano con lei.
Sembrava eterna anche trascinando la bombola d’ossigeno col suo “carrettino”, come lo chiamava questa maestrina di Ponte Lambro che, fin da bambina, aveva desiderato ardentemente essere missionaria. «Ne ho fatti di giri per il mondo, e adesso mi porto in giro la vita… Pensa che fortuna mi ha concesso il Signore!». Questa era Inno.
Ieri sono andata a trovarla alla Casa Cristo Re, accolta dalla superiora Suor Rosanna Brenna, una donna coraggiosa e sorridente che, essendo di Arosio, con me parla spesso in dialetto. Nella camera mortuaria, dove stavo entrando predisposta a un atteggiamento consono, mi trovo improvvisamente in un clima leggero, quasi festoso. Anche le due sorelle che ci accompagnavano, Giovanna Teresa e Agnese, parlavano di lei con serenità: «Visto? Le abbiamo messo la coroncina bianca! Ce l’aveva chiesto fino a pochi giorni fa, con insistenza, e l’aveva conservata nel suo cassetto più privato… Voleva essere tutta in bianco, la Sposa che il suo Re si aspettava, e con la coroncina di roselline come nel giorno della consacrazione…».
Queste tre donne, queste suore dedicate a Dio e al mondo, la guardavano con tenerezza e ammirazione, mi facevano partecipe di un incontro che trasformavano nella magia della fede, sempre, in qualsiasi momento della vita. Sono tornata a casa leggera, come di ritorno da una festa.
Prima di lasciarla, le ho chiesto di salutare il mio papà, la mia mamma, Suor Maria Redenta, e Padre Aristide…
Di lui e di Marituba, dov’era andata qualche anno fa, aveva sempre parlato con un’ammirazione palpabile, ma anche se proprio nel Rio delle Amazzoni aveva subito un incidente terribile, mi sollecitava perché la causa di beatificazione del “nostro” Padre Aristide avesse finalmente inizio.
I suoi viaggi da missionaria erano leggendari, anche se, in pubblico, ne parlava con reticenza. In Ciad e nella Repubblica Centrafricana aveva patito fame, disagi, angherie e malattie, ma a lei, alla parola Africa, si accendevano gli occhi!
«Ma allora il Mal d’Africa è vero? Esiste anche per una suora?».
«Partirei adesso, anche col carrettino, ma non mi lasciano…».
Ciao Inno, sei stata davvero un inno alla fede e alla vita!
p.s.: Nel Rio delle Amazzoni era scivolata cadendo da un’imbarcazione, e la fiancata della barca, ondeggiando, l’aveva schiacciata contro la darsena. «Un caro giovanotto di colore si è buttato in acqua e mi ha tirato fuori… Non era il mio momento… L’aveva mandato certamente il Signore a salvare questa imbranata…».