Mobilitazione nazionale lavoratori dell’edilizia a Torino: presenti più di 50 comaschi
"Chiediamo che il Governo Meloni ritiri le modifiche al codice pubblico degli appalti".
Un pullman con più di 50 lavoratori da Como per partecipare alla mobilitazione nazionale dei lavoratori dell’edilizia prevista per oggi, sabato 1 aprile 2023, organizzata da Fillea CGIL e da Feneal Uil a Torino. Alla manifestazione interverranno il segretario organizzativo della Fillea Nazionale Maurizio Maurizi e il segretario generale Nazionale Feneal Uil, Vito Panzarella. I pullman organizzati dalla Lombardia sono 10 per un totale di 800 lavoratori.
Mobilitazione nazionale lavoratori dell’edilizia a Torino: presenti più di 50 lavoratori comaschi
Di seguito la nota di Fillea Cgil Como e Cgil Como:
"Diritti, ambiente, casa, città e lavoro sono i temi che verranno toccati nel corso della manifestazione che è stata organizzata in 5 periferie di città italiane alla presenza dei segretari generali di categoria. Chiediamo che il Governo Meloni ritiri le modifiche al codice pubblico degli appalti, in modo particolare quelle relative all’introduzione del “sub appalto a cascata” e quella relativa alla cancellazione della parità di trattamento economico e normativo rispetto ai lavoratori dell’azienda che ha preso l’appalto.
Va assolutamente modificato il decreto 11/2023 sui bonus edili che escluderà milioni di cittadini a basso reddito dalla possibilità̀ di avere una casa più vivibile, sicura, efficiente in termini energetici, più salubre e con bollette meno care. Bisogna prevedere la cessione dei crediti, introducendo una rimodulazione dei bonus edilizi per i redditi delle famiglie con ISEE fino a 30.000 € anno, proteggendo l’edilizia popolare e i condomini di periferia.
Nel merito CGIL ritiene che Il testo del nuovo Codice dei Contratti Pubblici, approvato nel Consiglio dei ministri il 28 marzo ha quale presupposto una gestione del governo degli appalti pubblici improntata ad una visione perennemente emergenziale e straordinaria. Come denunciato da ANAC, questa impostazione giustificherebbe l’uso spregiudicato di un sistema derogatorio, cancellando l’evidenza pubblica dell’appalto.
A nostro parere si tratta di un vero e proprio salto all’indietro, una controriforma che sacrifica la trasparenza nell’affidamento di un appalto e il principio di libera concorrenza tra imprese in nome della presunta velocità dell’esecuzione di un’opera. L’ Anticorruzione ci segnala come il 93,3% degli affidamenti nel campo dei lavori pubblici potrà essere assegnato in via fiduciaria o attraverso una procedura negoziata senza bando di gara.
L’aspetto peculiare diventa l’appalto integrato che affida all’impresa una progettazione di massima delle opere pubbliche aprendo la possibilità di procedere con infinite varianti in corso d’opera. Si favorisce in altre parole la possibile lievitazione dei prezzi, inoltre, non si avrà nessuna garanzia sulla realizzazione di un’opera. In passato la procedura che si sta tratteggiando ha portato la mancata realizzazione migliaia di opere e lo sperpero di miliardi di euro che hanno alimentato la corruzione e la presenza delle mafie nel sistema degli appalti. La possibilità che viene data nel procedere al cosiddetto “subappalto a cascata” senza alcun limite, indebolisce il sistema delle imprese e mette in discussione sicurezza e retribuzioni dei lavoratori edili.
Le imprese opereranno una concorrenza tutta al ribasso che ha come elemento centrale non la qualità dell’opera ma la riduzione dei costi, innanzitutto di quelli della manodopera, si agevola la proliferazione del lavoro nero e la presenza di imprese che rispondono alla criminalità. Non si verifica se una scuola sia fatta bene o sia sicura ma si definisce come unico e solo obbiettivo la velocità di realizzazione. Ma compito dello Stato non dovrebbe essere prima di tutto realizzare opere pubbliche sicure e durature nel tempo?
Si presenta nuovamente il rischio di spendere male le risorse pubbliche che sono state messe a disposizione dal Pnrr e dai fondi Comunitari che tra l’altro avevano l’obiettivo, attraverso alcune condizionalità, di perseguire la qualità del lavoro e dei contratti, nonché di incentivare l’assunzione delle donne e dei giovani. Nulla di tutto questo si verificherà, anzi verrà data la possibilità di derogare. Nel nuovo Codice degli appalti è stato cancellato il riferimento normativo per l’applicazione delle pari opportunità e viene sacrificato il divieto di discriminazione nei rapporti economici. Sabato saremo in piazza per tutti questi motivi, se il Governo non modificherà la legge delega, saremo costretti a continuare la mobilitazione che ci auguriamo veda la presenza di tutte le sigle sindacali".