"Crocifissione" di Mario Radice esposta al Palazzo dei Canonici della Cattedrale
Mario Radice è tra le figure più importanti e complesse nel panorama del primo astrattismo italiano. Oltre che artista, Radice fu anche progettista ed anche critico d’arte, curatore di mostre e saggista
Da mercoledì 5 aprile 2023, l’opera “Crocifissione”, eseguita da Mario Radice presumibilmente nel 1986, sarà esposta nella vetrina centrale del Palazzo dei Canonici della Cattedrale, sotto i portici di via Magistri Comacini a Como. Il quadro fa parte della collezione privata della famiglia Radice. Le signore Francesca, recentemente scomparsa, e Barbara Radice, figlie del maestro, hanno donato il quadro al Duomo.
"Crocifissione" di Mario Radice esposta al Palazzo dei Canonici della Cattedrale
Mario Radice è tra le figure più importanti e complesse nel panorama del primo astrattismo italiano. Oltre che artista, Radice fu anche progettista (si ricordano in modo particolare la collaborazione con l’architetto Cesare Cattaneo per la progettazione e realizzazione della Fontana di Camerlata e l’incarico per gli interventi pittorici su pannelli modulari eseguiti per la Casa del fascio di Giuseppe Terragni) ed anche critico d’arte, curatore di mostre e saggista.
Secondo Roberta Lietti, curatrice dell’esposizione:
“La pittura di Mario Radice, indirizzata fin dai primi anni ’30 principalmente verso un astrattismo geometrico, si esprime parallelamente anche in opere figurative, la maggior parte di carattere religioso. In questi lavori Radice, confrontandosi con la tradizione pittorica, arriva a una fusione di elementi compositivi in cui le figure vengono rappresentate attraverso tratti essenziali, stilizzati”.
La “Crocifissione”, il cui tema fu già affrontato da Radice più volte a partire dagli anni ’60, è un olio su tela incollata su una tavoletta di masonite.
Su tutta la composizione, giocata su tonalità terree e campiture geometriche ben definite, rappresentate dalle croci, emerge la figura candida del Cristo in Croce che divide verticalmente la tela in due parti e che si staglia con forza e drammaticità su un fondo monocromo irrealmente oscuro e abissale.
Diversamente dall’iconografia classica che privilegia la visione frontale della sacra rappresentazione, Radice pone il Cristo in Croce di profilo, in primissimo piano, quasi a voler coinvolgere più da vicino l’osservatore. Questa scelta pittorica fa sì che l’opera, pur essendo considerata incompiuta, risulti di grande forza espressiva oltre che di profonda intensità emotiva.
Opere di Mario Radice sono presenti nei più importanti Musei italiani quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Il Museo del Novecento di Firenze, Il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto, l’Istituto Paolo VI di Brescia, la Galleria d’Arte Moderna della Città del Vaticano.
Presso la Pinacoteca di Como è visitabile una sala dedicata interamente all’artista e al suo rapporto con gli architetti Giuseppe Terragni e Cesare Cattaneo. Sempre in Pinacoteca è conservato l’Archivio Mario Radice, così come al Mart di Rovereto è conservato il Fondo Mario Radice.
Biografia
Mario Radice nasce a Como il 1 agosto 1898. Caposcuola dello storico Gruppo astrattista di Como, negli anni Trenta è tra i fondatori della rivista Quadrante. Partecipa alla V, VI e IX Triennale di Milano, di cui entra nella giunta tecnica esecutiva per la X edizione e nel 1955 è invitato a far parte del Centro Studi e nominato nel Consiglio d’Amministrazione della XI edizione. Prende parte inoltre alla III, IV, VII, VIII, X e XI Quadriennale di Roma e continuativamente dalla XXII alla XXIX Biennale d’Arte di Venezia, dove torna nel 1966 per la XXXIII edizione e nel 1968 è invitato a far parte della sottocommissione per le arti figurative della XXXIV edizione.
Nel 1964 riceve la medaglia d’oro per meriti artistici dal Consiglio Provinciale di Como.
Espone con mostre personali e collettive presso importanti gallerie e spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra cui Como, Milano, Monza, Roma, Ginevra, Münster e Amburgo. Centrali nella sua carriera le collaborazioni con architetti e progettisti per ville, case, esposizioni e monumenti pubblici e privati. Nel 1973 Guido Ballo pubblica la prima monografia a lui intitolata e riceve dal Comune di Milano l’onorificenza “Ambrogino d’oro” per gli importanti meriti artistici.
Si spegne a Como il 25 luglio 1987.