Volontari di Frontiere di Pace in Ucraina nei villaggi colpiti ancora dai bombardamenti
Consegnati aiuti umanitari all'ospedale di Kherson e alla gente nell'Oblast sotto costante attacco.
Volontari di Frontiere di Pace partiti da Villa Guardia sabato scorso: operativi in Ucraina a Kherson e nei villaggi colpiti ancora dai bombardamenti dell'esercito russo.
Volontari impegnati nella diciannovesima missione umanitaria
La nuova missione umanitaria in Ucraina è scattata all'alba di sabato 13 maggio. Due furgoni in viaggio con Luca Trippetti, Donato Lucarelli, Franco Cappelletti e Marco Volpini, accompagnati da padre Ihor Boyko, rettore del seminario greco cattolico di Lviv. Nel carico di 3.500 chilogrammi di aiuti umanitari trasportato in Ucraina, raccolto grazie alla generosità di molti donatori sul territorio comasco e non solo, anche dieci letti e 300 stetoscopi consegnati all'ospedale di Kherson. Proprio il nosocomio cittadino è stata colpito e danneggiato dai bombardamenti dell'esercito russo.
Città fantasma e continui bombardamenti nell'Oblast di Kherson - Il Video
Le testimonianze raccolte dai volontari di Frontiere di Pace - gruppo con base operativa nella parrocchia di Maccio e in sinergia col coordinamento provinciale della parrocchia di Rebbio per i progetti umanitari di sostegno alla popolazione ucraina - documentano come e quanto città e villaggi siano costantemente sotto tiro dell'esercito russo. Kherson, città di circa 350.000 abitanti, occupata dai russi e poi liberata dagli ucraini, si mostra spettrale: resta circa il 10% della popolazione. Tutti coloro che hanno avuto la possibilità di fuggire, l'hanno fatto. E chi è rimasto in città vive in condizioni di precarietà. Nei villaggi consegnato un centinaio di pacchi viveri preparati nella chiesetta di Maccio dai volontari della parrocchia e di Frontiere di Pace. Ai bimbi ucraini consegnati giochi apprezzatissimi - panda gonfiabili, donati dall'associazione Quelli che con Luca Onlus - e cappellini.
La testimonianza dei volontari
La testimonianza di Luca Trippetti descrive la realtà quotidiana della popolazione oppressa dalla guerra. "Siamo andati in alcuni villaggi, invasi dai russi e liberati durante l'inverno 2023. Dal mattino ci ha accompagnato un sottofondo di colpi dal fronte, cui ci siamo avvicinati ulteriormente. Siamo stati là, perché vivono delle persone, bambini, mamme, anziani, disabili, gente con dei bisogni più grandi di tutti gli altri: bisogno di cibo, di un rapporto umano, di avere un po' di conforto e di speranza. Altri non si avvicinano, ma questa forse è una buona ragione in più. Abbiamo paura? Non siamo sprovveduti, stiamo molto attenti e... andiamo. Nel pomeriggio, in uno degli ultimi checkpoint nella zona più calda, siamo rimasti fermi circa un'ora affinché militari attrezzati da capo a piedi, facessero tutte le verifiche necessarie e ci autorizzassero a passare. Abbiamo percorso strade ampissime, deserte per e rovinate dal passaggio dei carrarmati. Una sorta di paesaggio post atomico...".
Nel video del volontario Franco Cappelletti il senso delle missioni di Frontiere di Pace: non solo trasportare aiuti umanitari ma anche e soprattutto stare tra la gente che chiede di non essere abbandonata.
Voci di pace, richieste di aiuto
"Siamo stati in villaggi in cui la gente ci stava aspettando - continua Trippetti - Negozi trasformati in piccole chiese di campagna, che diventano luoghi di aggregazione, dove le persone pregano e ci raccontano le loro storie. Un papà ci ha raccontato di quanto i russi passavano casa per casa, facendo spogliare gli uomini (ragazzi e adulti) e quando trovavano un tatuaggio con qualche riferimento alla propria patria, venivano interrogati e portati via; molti non hanno più fatto ritorno. Abbiamo visto edifici distrutti, aerei russi abbattuti, in territorio ucraino.
Poi siamo andati in un villaggio chiamato Zelenivka, dove ieri è stato ucciso un bambino e altre due persone. È successo un'ora prima del nostro arrivo, sorvolato da missili in ogni momento della giornata. Un'ora prima che arrivassimo noi, a meno di un chilometro, un missile russo ha ucciso un bambino, il padre lo ha preso in braccio e cercato di salvare, senza riuscire, poi è arrivata la notizia che le persone rimaste uccise, sono diventate 3.
Contemporaneamente un sacerdote, ci raccontava che nel suo villaggio è rimasta meno della metà della popolazione. Preparano 200 pasti al giorno, ogni giorno, per coloro che ne hanno bisogno. Gente comune che lotta, resistendo nel vivere in zone difficili, si preoccupa degli altri.
Vedere una città di 350.000 persone, vuota, con una famiglia che torna a casa con il sacchettino della spesa, le uniche mamme con dei bambini, in un piccolo parco giochi e poi il nulla... fa emergere e porre la domanda sul perché? Sul senso, su una non equità delle posizioni dei Paesi protagonisti, la insostenibile posizioni di sparare su obiettivi civili, sul fatto che sia comodo e disumano non prendere posizione. In questi giorni ho solo ascoltato e non ho trovato un solo ucraino che legittimasse o giustificasse anche solo in parte l'aggressione russa".