Storia di un affido part time - Jennifer, solare ed empatica
Il racconto di Chantal Merati, tra difficoltà e soddisfazioni che si incontrano lungo il percorso di un'esperienza di affido
Quando si parla di affidi, secondo lo stereotipo, si pensa che dietro ci sia una situazione estremamente complicata. Si pensa ci si debba occupare del bambino in tutto e per tutto. Ma non sempre è così: si può aiutare una famiglia, un bambino, anche con un sostegno più calmierato, in base alle necessità di quella famiglia.
La decisione di Chantal Merati
«Con il mio compagno di allora avevamo valutato l'idea dell'adottare un bambino - ha spiegato com’è nata la decisione Merati - Abbiamo fatto un corso e proprio lì, perché la nostra relazione era iniziata di recente, ci hanno consigliato di pensare a un affido piuttosto che a un’adozione. Così abbiamo parlato con i servizi sociali del Comune di Cantù e ci è servito per capire cosa stavamo cercando: all'inizio avevamo valutato un affido “full time”, ma poi abbiamo capito che l'impegno di tempo era superiore a quello che noi avevamo deciso di investire in quel periodo».
Così si è optato per un affido part time, ovvero un affido che richiede alle famiglie solamente qualche giornata o qualche sera all’interno della settimana da passare insieme al bambino.
L'arrivo di Jennifer
«Abbiamo ricevuto una proposta di affidamento abbastanza rapidamente dopo il corso - ha continuato Merati - Si trattava di Jennifer, una bambina che all’epoca aveva 7 anni e che aveva bisogno di un supporto nel periodo estivo, soprattutto in termini scolastici perché aveva appena finito la prima elementare in dad».
Un supporto che doveva durare due mesi, principalmente nei compiti e nello studio. Un supporto che però è finito per durare quattro anni, perché le necessità cambiano e con il passare del tempo Jennifer necessitava anche di fare altre esperienze che, purtroppo, la sua famiglia non poteva garantirle.
«Il rapporto con la famiglia è sempre stato di fiducia - ha detto Merati - Loro desideravano per Jennifer una possibilità in più e si sono orientati verso l'affido.
È stato bello perché le necessità di tutti si incastravano. Con il tempo, però, si sono verificate situazioni impreviste, delle difficoltà, ma anche questo fa parte del bello di questa esperienza».
Chantal e Jennifer si vedono due volte a settimana, il venerdì sera e il sabato.
Più di un aiuto coi compiti
«Inizialmente la aiutavo molto con i compiti, ma non era funzionale perché Jennifer si stressava molto e abbiamo deciso di agire in altro modo - ha continuato Merati - Si cerca sempre di organizzare attività che possano arricchire la sua esperienza. Il sabato, ad esempio, è sempre dedicato ad attività ricreative come il cinema, le fiere, i festival e simili. Poi cerco più di insegnarle a gestirsi da sola: organizzarsi, gestire il tempo, gestire le emozioni.
È una bambina molto socievole e aperta, ha una grande sensibilità e una grande empatia. Ha fatto dei passi avanti grandissimi e sono contenta di lei perché sta mettendo in campo tutte le sue risorse e rimane, nonostante le difficoltà, una bambina allegra, aperta e solare. Sono felice che ci sia, sono contenta della scelta che ho fatto. Cosa vuole fare da grande? Ora vuole fare la tennista. Non ci ha mai giocato, ma siamo pronte per andare a provare a fine estate».