L'intervista

Maria Carla Cappelletti, la canturina volontaria laica da 21 anni in Tanzania

"Nel 2000 è mancato mio marito - ha raccontato Cappelletti, nata e cresciuta a Cantù - Dopo che sono andata in pensione, ho deciso di andare in Africa"

Maria Carla Cappelletti, la canturina volontaria laica da 21 anni in Tanzania
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«L’obiettivo che perseguo è quello di garantire alle giovani generazioni un livello di istruzione tale, da consentire loro un futuro migliore».

Maria Carla Cappelletti ha 74 anni e da 21 e missionaria laica in Tanzania.

«Nel 2000 è mancato mio marito - ha raccontato Cappelletti, nata e cresciuta a Cantù - Dopo che sono andata in pensione, ho deciso di andare in Africa, dove da tempo desideravo recarmi. Tramite una persona legata a un mio collega, ho conosciuta la realtà della Tanzania e insieme a Franco Golfieri, mancato qualche anno fa, abbiamo costituito l’associazione Clup, Cultura lavoro una presenza. Lo stesso Franco aveva conosciuto un religioso nel paese di Hombolo, nella regione di Dodoma».

Gli inizi

Da qui è partita l’attività di volontariato di Cappelletti.

«Si tratta di un villaggio rurale in una zona arida, caratterizzata spesso da cattivi raccolti soprattutto per le scarse piogge, che diventano in alcuni casi torrenziali provocando allo stesso modo danni alle coltivazioni».

In questa realtà manca, oltre al cibo, anche un sistema sanitario accessibile a tutti e un’adeguata scuola pubblica.

«Franco aveva ristrutturato un capannone, allestito come falegnameria con l’obiettivo di insegnare un mestiere alla popolazione locale. Poi abbiamo realizzato un pozzo per l’acqua, un frantoio e un mulino per macinare il granoturco, coltivato insieme a mais e miglio che hanno bisogno di meno acqua, per creare il cibo principale di quella località, che è una polenta».

L'aiuto ai più piccoli

La missionaria canturina ha però preso a cuore soprattutto la situazione dei bambini.

«Nel 2005 il capo villaggio mi ha chiesto se fosse possibile costruire un asilo. Doveva essere completato per l’anno successivo, ma a causa di una gravissima carestia abbiamo dovuto investire il denaro destinato a quell’opera nel cibo per i bambini, circa 1.500».

Così l’asilo è stato completato nel 2007.

«La domanda successiva è stata: cosa faranno i 300 bambini quando usciranno dall’asilo? Allora abbiamo chiesto un finanziamento alla Cei, che ce lo ha assegnato, per la costruzione una scuola, nella quale i bambini studiano per sette anni, l’equivalente della nostra scuola dell’obbligo. Frequentano oltre 250 piccoli, molti dei quali sono adottati a distanza. Alcuni di loro proseguono anche all’università, ma far capire loro l’importanza dell’istruzione non è facile, soprattutto alle ragazze: l’anno scorso ne sono state espulse cinque perché incinte. Qualche volta mi subentra un po’ di sconforto, ma tengo duro e continuo a lavorare per il bene di questi ragazzi».

La speranza di Maria Carla Cappelletti è che la scuola cambi la vita delle nuove generazione di quel paese della Tanzania.

«Non mi sono mai pentita di essere partita come missionaria laica. Ormai la mia famiglia è là, ho adottato un bambino e una bambina, che ora sono cresciuti e vanno all’università. Sono loro la mia famiglia. Lavoro per cercare di donare alle nuove generazioni di Hombolo un futuro migliore».

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