L’INTERVISTA

Compagnia delle Opere, Andrea Dellabianca: «Serve ricostruire la responsabilità del Paese»

Compagnia delle Opere, Andrea Dellabianca: «Serve ricostruire la responsabilità del Paese»
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Il 2024 è stato portatore di una novità importante per la Compagnia delle Opere: durante il mese di gennaio si è infatti insediato il nuovo presidente Andrea Dellabianca. Con lui abbiamo affrontato l’attualità, interrogandoci sui temi da affrontare, su quali strade intraprendere, cercando in parallelo di comprendere la visione futura della CdO.

CdO si compone di micro, piccole e medie imprese, ci può fornire qualche numero a riguardo?

«Oggi la community dei soci conta oltre 10mila imprese associate, profit e non profit, distribuite su 24 sedi locali. La maggior parte appartengono alla categoria delle MPMI (acronimo di micro, piccole e medie imprese, ndr) e operano nei principali settori dell’economia italiana. Con precise caratteristiche: il 56% ha un fatturato entro 1 milione di euro, il 39% tra 1 e 10 milioni di euro, il 5% oltre 10 milioni di euro. E ancora: il 59% ha fino a 10 dipendenti, il 33% da 10 a 50, l’8% oltre 50. La divisione per settori merceologici vede il 38% di aziende produttive, il 35% impegnate nei servizi e nel commercio, quindi il 13% con Studi e consulenze, l’8% in Opere educative e il 6% in Opere sociali».

Esistono poi due associazioni verticali e differenti filiere, è corretto?

«Sì, tra i 10mila associati abbiamo circa 600 opere, ossia associazioni, cooperative sociali e fondazioni, rientranti sotto il cappello di CdO Opere Sociali; a queste si aggiungono 800 istituti, con 60mila studenti e 5mila lavoratori che fanno parte di CdO Opere Educative. Inoltre la vita associativa è animata dalla presenza di 8 filiere (agroalimentare, edilizia, informatica, sport, energia, logistica, meccanica e turismo), attive in vari settori considerati ambiti privilegiati per non affrontare da soli i problemi e le sfide della propria azienda».

Qual è il ruolo delle sedi locali sparse lungo la penisola?

«Fare impresa oggi è diventato molto complicato e in questo senso il valore delle nostre sedi locali è importantissimo: qui si creano momenti di confronto, non soltanto nel nome dell’azienda ma anche nel nome di chi fa l’impresa e ha bisogno di una prossimità territoriale, offrendo accompagnamento nelle varie fasi della vita aziendale. Favoriscono opportunità e relazioni: il networking è al centro di queste attività, creando collegamenti tra imprenditori, professionisti ed enti per scambiare conoscenze e collaborare tra loro. Inoltre, CdO promuove iniziative sociali ed educative per rafforzare il legame tra impresa e società civile, lavorando insieme per il bene comune».

Concentriamoci sull’attualità: su cosa è importante riflettere oggi?

«Uno dei temi su cui ritengo sia importante ragionare emerge dal lavoro di confronto che tutti i giorni gli imprenditori hanno su diversi contenuti. Questo può diventare l’espressione di alcune tematiche per le imprese, sia come opportunità che proposta al mondo istituzionale. Ma non solo: penso che sia importante ricostruire una relazione tra il tessuto territoriale e le nostre sedi sparse nella penisola, quindi in generale verso il mondo CdO, che comprende non solo realtà profit, ma anche educative e scuole paritarie. La relazione tra questi soggetti, nel nome di una sfida di comune, rappresenta senza dubbio una ricchezza. E poi c’è il tema della responsabilità: vorrei che la CdO contribuisse a ricostruire quella del paese Italia, focalizzandoci su alcuni temi urgenti per cui tutti siamo chiamati a rimboccarci le maniche».

Rapporto impresa-società e impresa-dipendenti: cosa pensa di questi concetti cardine?

«In passato l’imprenditore aveva a cuore sia l’associazione sportiva che la scuola: aveva ben chiaro che la ricchezza costruita con il suo fare impresa portasse ad una ricaduta sul territorio. Ora il concetto chiave è ridare questa precisa identità, che deve riprendere sostanza. Ecco poi il rapporto fra i dipendenti e le aziende: queste ultime devono avere in mente il valore delle persone, che vanno accompagnate, creando un luogo in cui possano trovare un confronto utile per affrontare i temi caldi. Oggi, con i cambiamenti sociali che hanno raggiunto velocità vertiginose, tentare di costruire qualcosa da soli è molto difficile, si rischia di impoverire il tentativo. CdO nasce come luogo in cui questa sfida possa trovare compagni di strada, per generare qualcosa di più interessante, un bene ancora più ampio».

Eccoci dunque al «Manifesto del Buon Lavoro» anticipato durante il recente Meeting di Rimini…

«Tale proposta vuole tornare a rendere il lavoro esperienza fondamentale della persona attraverso una serie di punti. Innanzitutto deve tornare a essere origine di novità, rivedendo l’organizzazione dei rapporti all’interno delle nostre imprese. Ciò può essere fattibile attraverso il coinvolgimento delle persone nei processi decisionali e con il sostegno agli imprenditori più dediti a queste pratiche. CdO predilige l’armonizzazione alla conciliazione, perché ciò permette di fondere la vita famigliare e quella lavorativa. Sposando questa visione anche le piccole imprese possono direttamente incentivare soluzioni di welfare aziendale a sostegno delle esigenze sociali dei propri dipendenti. Il manifesto propone anche tematiche legate alla società e alla famiglia; è indispensabile guardare alla sostenibilità e all’attrazione di talenti attraverso dei percorsi di crescita, come è indispensabile sostenere la maternità e la paternità. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di sottoscrivere il codice per le imprese in favore della maternità, e siamo la prima associazione di categoria a farlo».

Sappiamo che il valore sociale dell’impresa è un concetto a lei particolarmente caro, ci può spiegare perché?

«Si tratta di una sfida economica: l’impresa fa bene il proprio business, produce utili perché altrimenti non starebbe in piedi. Ma in contemporanea produce opportunità di lavoro, di crescita, di apprendimento, offrono la possibilità di costruirsi una vita propria, permettono ad un territorio di svilupparsi, riservando di conseguenza anche un’attenzione particolare al contesto sociale. Tutto ciò è un valore distintivo del tessuto produttivo italiano, che però si è un po’ perso negli anni in cui il “fare da soli” è diventato un must. Dobbiamo ricordarci che il valore dell’impresa non è solo economico: generare ricchezza ha un enorme impatto su ogni aspetto della società».

La scheda di Andrea Dellabianca

Andrea Dellabianca è stato eletto presidente Cdo nel gennaio 2024. Imprenditore attivo da anni nel settore del noleggio a lungo termine di veicoli, fondatore e presidente di Notess, è stato nell’ultimo triennio presidente della Compagnia delle Opere di Milano e Provincia, la sede provinciale più significativa in termini di associati (oltre duemila). Dellabianca è inoltre membro del Consiglio e della Giunta della Camera di Commercio di Milano, dove ricopre l’incarico di presidente del Formaper, del Consiglio Generale della Fondazione Fiera di Milano e del Consiglio direttivo dell’Associazione Portofranco Milano onlus.

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