Ritrova una spilla della Guerra mondiale: apparteneva al padre
La scoperta di Giovanni Faverio e i racconti sul papà, arruolato in Marina negli anni Quaranta
Una spilla come la madeline di Proust: ritrovata dopo tanto tempo, fa riaffiorare i ricordi legati al padre, scomparso ormai da più di 20 anni. Il cimelio di famiglia ritrovato da Giovanni Faverio, di Casnate con Bernate, non è un semplice oggetto: è la spilla che il padre, Bernardino Faverio, aveva appuntato sulla propria divisa durante la Seconda guerra mondiale.
Le parole di Giovanni Faverio
Bernardino ha 21 anni quando sale sull’incrociatore della Regia Marina "Eugenio di Savoia": siamo nel 1943, nel pieno svolgimento della Seconda guerra mondiale.
"Papà era l’elettricista di bordo dell’Eugenio Savoia durante il conflitto mondiale Era addetto alle fotoelettriche", spiega Giovanni.
La nave sulla quale operava Bernardino era l’incrociatore della regia Marina Eugenio di Savoia:
"Era una delle navi tecnologicamente più avanzate della Marina militare. Lunga 187 metri e larga 17, l’Eugenio di Savoia poteva raggiungere i 37 nodi (circa 68 km/h) e aveva 8 mitragliere. Aveva un equipaggio con 27 ufficiali e 551 tra sottufficiali e persone comuni. Mio papà era a bordo della nave anche durante la visita dell’ammiraglio Alberto Da Zara".
L'affondamento
Una volta affondata, nel settembre del 1943, la corazzata Roma, nave ammiraglia della Marina italiana, l’Eugenio di Savoia prese il suo posto come nave ammiraglia. Il comandante della marina ai tempi, Da Zara, ha quindi deciso di fare visita alla nave e tutti furono chiamati a raccolta sul ponte:
"Papà mi ha raccontato che stava riparando un pannello di controllo danneggiato da una mina durante l’ultima missione al largo di Punta Stilo quando dagli altoparlanti di bordo giunse un invito perentorio: “tutto l’equipaggio si rechi immediatamente sul Ponte di Prua”. Qui tutto l’equipaggio, di oltre 500 persone, salì per accogliere Da Zara in visita a quella che, all’inizio del conflitto mondiale, era stata la sua nave e che ora, dopo l’affondamento della Corazzata Roma, era diventata l’ammiraglia della flotta", racconta Giovanni.
Appuntata sulla sua divisa di Bernardino, in cui giorni c’era anche la spilla che Giovanni ha ritrovato qualche giorno fa:
"L’ho trovata, era tutta ossidata. Allora l’ho lucidata ed è comparso il nome della nave. Il ritrovamento ha fatto riaffiorare in me un sacco di ricordi legati a papà- racconta Giovanni – Era del 1923 ed è morto ormai da 25 anni. Ritrovare quella spilla è stato un po’ come ritrovare lui. Mi sono messo a giocare come un bambino: l’ho messa su un pezzo di stoffa blu, come se stesse solcando di nuovo i mari. Non mi ricordavo più di averla, l’avevo vista tanti anni fa, con gli oggetti appartenuti a papà durante il militare".
Altri ritrovamenti
La spilla ritrovata non è l’unico cimelio dell’esperienza militare del padre di Giovanni. Sul cappello della marina, infatti aveva anche un nastro nero con scritto il nome della nave:
"Papà aveva tenuto anche quel nastro e a mio modo ho voluto rendergli omaggio nel 2004, il 4 giugno, giorno del suo compleanno".
Giovanni si è infatti recato in Nepal, sulla catena dell’Himalaya, nel circuito dell’Annapurna. Qui il figlio di Bernardino ha scalato la montagna fino a giungere al Thorung La, a quota 5416 metri:
"In tasca avevo con me il nastro del berretto di papà. Una volta arrivato a oltre cinquemila metri l’ho legato in cima al Thorung La, assieme a tutte le altre bandiere che sventolano lassù. Quel nastro che 60 anni prima ha solcato il mar Mediterraneo era ora a oltre 5mila metri".