Omicidio Furceri: la Procura Militare impugna la sentenza di assoluzione di Milia
Antonio Milia era stato prosciolto per incapacità di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti.
Omicidio del Comandante Furceri: la Procura Militare di Verona ha presentato appello contro la sentenza che aveva assolto in primo grado il Brigadiere Antonio Milia per incapacità di intendere e di volere.
I motivi dell'impugnazione
Il giudice aveva accertato che Milia "era afflitto da almeno un anno da un disturbo delirante psicotico di tipo persecutorio". Dunque il Tribunale militare di Verona aveva stabilito che dovesse "essere assolto per difetto di imputabilità, ossia per essere stato totalmente privo di capacità di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti" nella caserma dei Carabinieri di Asso.
Una sentenza che non ha convinto il Pm, il quale ha così deciso di impugnarla davanti alla Corte Militare d'Appello. In particolare, nelle motivazioni si legge "un'erronea assoluzione dell'imputato per difetto di imputabilità" causata da una "insufficienza della prova concernente la ritenuta non imputabilità di Milia". L'appello viene anzitutto motivato dalla Procura con le "plurime contraddizioni" emerse dalla perizia e dalle consulenze, ovvero quando Milia descriveva gli episodi che gli avevano fatto sospettare di essere controllato e perseguitato.
Secondo la Procura, dunque, la patologia attribuita a Milia (disturbo delirante) non sarebbe stata dimostrata adeguatamente. La seconda motivazione riguarda il rigetto della nuova perizia richiesta dal Pm: per il Tribunale Militare l'istruttoria era stata ritenuta esaustiva.
Un'ulteriore motivazione sarebbe, per la Procura Militare, l'insufficienza di prove concernenti la non imputabilità di Milia per il secondo capo d'imputazione (aver sparato contro uno dei Gis - Gruppo interventi speciali, intervenuti nella notte dell'omicidio all'interno della Caserma). In questo caso il Pm evidenzia che, quand'anche fosse appurato il disturbo delirante, "rimane non chiarito il nesso tra questo disturbo e l'atto di sparare ai militari del Gis intervenuti quando ormai il "nemico" era stato ucciso".
Anche per il secondo capo d'accusa, secondo la Procura Militare, vi sarebbero "contraddizioni" e un erroneo rigetto dell'istanza del Pm di procedere a una nuova perizia.