Cervelli in fuga dal Canturino e Marianese

Giovane studente sceglie di studiare a Praga: "Punto a lavorare per l’Unione Europea"

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Giovane studente sceglie di studiare a Praga: "Punto a lavorare  per l’Unione Europea"
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«Punto a lavorare per l’Unione europea, senza escludere la possibilità di seguire la carriera diplomatica. Voglio specializzarmi in Diritto internazionale». Massimo Mancuso, ventitreenne originario di Fino Mornasco, può essere l’esempio di una nuova generazione di ragazzi che hanno ambizione e fame nel costruirsi una carriera.

Giovane studente sceglie di studiare a Praga

Definito il progetto, metaforicamente per edificare un castello bisogna realizzare prima le fondamenta e poi aggiungere un mattoncino dopo l’altro. Massimo è già avanti nel suo processo di costruzione e il suo nuovo elemento di consolidamento, che innalza la struttura, è l’esperienza che sta vivendo da giovane studente italiano a Praga, in Erasmus. Il suo spostamento all’estero trae origine dalla sete di conoscenza: «Studio Giurisprudenza alla Statale di Milano e attualmente mi trovo in Erasmus a Praga nell’Università Carolina, da circa 2 mesi - rivela Massimo - da quando ho iniziato l’università ho visto l’Erasmus come un obiettivo, soprattutto per arricchire il mio bagaglio culturale. Ho sempre viaggiato all’estero, ma tendenzialmente per periodi di tempo molto brevi. Così ho colto subito l’opportunità di spostarmi a Praga per proseguire il mio percorso di studi. Inizialmente puntavo più su Bruxelles e Strasburgo, ma in questi luoghi le università ospitanti mi hanno richiesto una certificazione relativa alla lingua francese. Io non ho fatto il liceo linguistico e chiaramente non possiedo il francese già nel mio bagaglio. Quindi ho allargato gli orizzonti e, tra le altre opzioni, Praga e Budapest mi sono sembrate le opportunità migliori. Così sono finito proprio a Praga. Mi affascina soprattutto la cultura di frontiera, tra il mondo occidentale e quello dell’Europa dell’est. In generale in Repubblica Ceca c’è un’identità intrisa di storia, che non ti lascia indifferente».

"Sono già stato in 32 stati"

Massimo è giovane, ma la sua visione, aperta verso il mondo, è già molto ampia: «Ho 23 anni, ma viaggio tanto da quando avevo 5/6 anni. Sono già stato in 32 stati diversi. Punto a vederlo un po’ tutto il mondo». Ma sul suo futuro, per quanto riguarda il luogo in cui vivere e lavorare, invece, Massimo è ancora in una fase di riflessione: «Sicuramente mi piace vivere all’estero, però non è una decisione che ho preso in modo definitivo. Ovviamente molto dipenderà anche dai miei futuri sbocchi professionali. Ci sono ancora tante cose da valutare». In ogni caso rimane costante il suo legame con le origini: «Io provengo da Fino Mornasco e ho rapporti costanti con la Lombardia, tra l’altro questa mia esperienza a Praga non sarà particolarmente lunga e quindi, dopo questo periodo di Erasmus, dovrei, almeno temporaneamente, rientrare». Sulle mancanze che avverte nello stare fuori dall’Italia, Massimo non ha dubbi: «In primis direi il cibo, ma questo penso sia un classico per gli italiani che vanno all’estero. Praga è una città molto internazionale, ci sono tante grosse catene, soprattutto tedesche. Trovare ristoranti italiani non è impossibile, però di base mangiare le pietanze della cucina tradizionale ceca è veramente faticoso. C’è sempre tanta carne di maiale speziata. La qualità, comunque, è buona, ma quantità e tipologia di cibo non rientrano nelle abitudini di noi italiani. Poi, per quanto riguarda la dimensione relazionale, sotto certi punti di vista, apprezzo molto la mentalità italiana, che qui mi manca. A Praga, spesso, trovo persone più chiuse e fredde. In Italia si è un po’ più accoglienti».

"Un bel gruppo con gli studenti"

Quindi l’ambientamento a Praga come procede? «Con la gente del posto non ho molti legami - spiega Massimo - Io non parlo la lingua ceca, ho imparato giusto qualche espressione. Ovviamente sto costruendo più rapporti nella mia dimensione universitaria, dove ho già conosciuto tante persone che provengono da differenti Stati. La cosa particolare è che nei miei corsi non ho trovato nessun altro studente italiano, in questo senso sono un po’ solo, ma con gli altri studenti si sta creando un bel gruppo, nel darsi una mano tra stranieri. Qui c’è una netta predominanza di tedeschi, ma in università quasi tutti parlano inglese e anche le lezioni si fanno in inglese. Sostanzialmente l’ambiente accademico presenta una mentalità diversa rispetto agli abitanti locali, che magari sono più in età e non si aprono a un’internazionalizzazione nella comunicazione. In Repubblica Ceca per lungo tempo c’è stata l’occupazione sovietica e tutte quelle generazioni difficilmente hanno appreso l’inglese. Comunque, in un bilancio generale, dal mio punto di vista mi sono inserito piuttosto bene. Rifarei questa scelta dell’Erasmus».

Sulla comparazione tra Praga e un’altra città italiana, Massimo afferma: «Da un lato vedo Praga piuttosto simile a Milano, almeno nel rappresentare la città chiave, a livello economico, per il proprio Stato. Qui ci sono anche tanti turisti come a Milano. Magari le dimensioni chiaramente sono ridotte. Praga è più a misura d’uomo e con i mezzi ci si sposta velocemente. Inoltre, secondo me, come tante città europee importanti, anche Praga sta perdendo un po’ la sua essenza a causa della globalizzazione. In centro si trovano parecchi negozi di cannabis legale. Ormai, purtroppo, si mettono troppo in primo piano gli interessi commerciali».

L'attenzione per l'ambiente

Come punti di forza della Repubblica Ceca, Massimo sottolinea, in particolare, un aspetto: «Qui noto veramente grande attenzione da parte dei cittadini verso il loro ambiente. La città è molto pulita. Se si va in giro per le vie del centro di notte, si vedono diverse macchine che raccattano rifiuti, quasi sempre lasciati, in modo poco rispettoso, dai tanti turisti presenti sul territorio. L’organizzazione non manca. Anche i mezzi pubblici funzionano bene. Inizialmente avrei evidenziato anche la sicurezza come aspetto positivo, ma mi stanno capitando brutte esperienze, sia di giorno che di notte, nell’imbattermi in uomini di mezza età ubriachi e, talvolta, molesti nel modo di fare. Ho sempre più la percezione che qui ci sia un po’ troppo la cultura del bere, a qualsiasi orario».

Infine, Massimo, da giovane che parla ad altri giovani, offre questa prospettiva nel suggerire di intraprendere delle esperienze all’estero: «Consiglio, assolutamente, di cogliere queste opportunità come ho fatto io. Le difficoltà quasi sempre ci sono, ma servono anche quelle per crescere. In Italia per me c’è sempre un po’ troppo una mentalità campanilistica, che tende a chiudere le persone in determinati confini. Sicuramente l’Italia è uno Stato molto ricco di storia e valori, ma conoscere il «diverso», sia nel bello che nel brutto, ti dà una visione più ampia. Prendere spunti da altre culture, per provare a uscire dai propri schemi, non potrà mai essere un disvalore».

Filiberto Caruso 

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