La comunicazione

Facebook e Instagram, le indagini della Procura di Milano

Nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese.

Facebook e Instagram, le indagini della Procura di Milano
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Indagini per “Omessa Dichiarazione" per i periodi di imposta dal 2015 al 2021: la società titolare di Facebook e Instagram avrebbe omesso di dichiarare un imponibile pari a 3.989.197.744,05 euro.

Notifica di conclusione indagini preliminari

La Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Milano, lunedì 9 dicembre ha notificato
l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei Rappresentanti Legali
della società di diritto irlandese Meta Platforms Ireland Limited, titolare dei social network Facebook e Instagram, oggetto di indagini delegate ai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Milano. Attraverso le attività investigative svolte è stato verificato come il Gruppo Meta, per consentire agli utenti l’utilizzo del proprio software e dei correlati servizi digitali, acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto, così da instaurare con i fruitori del servizio - in virtù della connessione diretta in termini di proporzionalità quantitativa e qualitativa tra le contrapposte prestazioni - un rapporto di natura sinallagmatica, ricondotto, ai fini dell’applicazione dell’imposta sul Valore Aggiunto, all’interno della cornice normativa di cui all’articolo 11 del D.P.R. n. 633/72, quale operazione permutativa.

“Omessa Dichiarazione"

Le indagini hanno permesso di evidenziare gli analitici elementi di fatto e di diritto idonei a supportare la configurazione, in capo ai Rappresentati Legali della società Meta Platforms Ireland Limited, soggetto erogatore del servizio e titolare del trattamento dei dati conferiti dall’utente, del reato di “Omessa Dichiarazione” (ai fini I.V.A. di cui all’articolo 5,  comma 1, del D.Lgs. n. 74/2000) per i periodi d’imposta dal 2015 al 2021, in quanto avrebbe omesso di dichiarare un imponibile pari a 3.989.197.744,05 euro, cui corrisponde un’Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari a 887.623.503,69 euro.

La natura non gratuita dei servizi offerti da Meta era già stata affermata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM, prov. n. 27432 del 2018), dal Tar Lazio (Sentenza n. 260 del 2020) e dal Consiglio di Stato (Sentenza n. 2631 del 2021) - oltre che da autorevole dottrina - e ha trovato riscontro nelle attività ispettive della Guardia di finanza, negli atti dell’Agenzia delle Entrate e infine nelle risultanze dell’indagine penale, dimostrando la sostanziale convergenza sul punto da parte delle diverse articolazioni dello Stato e l’efficace collaborazione tra Autorità Giudiziaria, Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate nell’assicurare il rispetto delle leggi fiscali poste a tutela del bilancio pubblico.

Si evidenzia che il procedimento penale è ancora in corso e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

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