Felice di nome e di fatto: "Dopo la mia pensione, sono rinato in Polonia"
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Cambiare vita dopo la pensione: Felice Cattaneo, settantaquattrenne ex edicolante, ha aggiunto al suo percorso un nuovo stimolante capitolo, attraverso la scelta di trasferirsi, per amore, in Polonia: «Fino al 2010, l’anno in cui sono andato in pensione, ho avuto un’edicola a Mariano Comense. Da piccolo abitavo a Cantù, ma poi la mia famiglia ha deciso di andare a vivere a Mariano e lì è nata la nostra storica attività. Inizialmente mio padre ha dato vita a un negozio soprattutto di alimentari; poi, quando è iniziata la mia gestione, ho puntato più specificatamente sulla vendita dei giornali e dei tabacchi».
Felice di nome e di fatto: in Polonia per amore
La vera svolta nella vita di Felice, però, è arrivata nel 2011: «Poco dopo la mia pensione, ho approfondito la conoscenza di una signora polacca, Ewa Ruszel che lavorava come badante di un anziano, noto nella zona. Lei già prima, quando avevo l’edicola, veniva da me a comprare il giornale. Inizialmente, nella nostra relazione, siamo andati avanti e indietro dalla Polonia, anche per fare compagnia ai suoi genitori. Questo stato, però, in poco tempo, mi ha veramente conquistato. Ho notato uno sviluppo che si scontrava con la nostra crisi italiana».
Nel 2014 quindi è arrivato un doppio grande passo: «Tornando da uno dei tanti viaggi in Polonia, ho preso la decisione definitiva di lasciare l’Italia. Così, in 6 mesi, ho venduto il negozio e la licenza che ancora avevo e mi sono trasferito in Polonia con la mia amata Ewa. Inoltre, il 22 dicembre di quell’anno io ed Ewa ci siamo sposati: il mio secondo matrimonio, circa 30 anni dopo il primo che è durato 10 anni. Non è facile andare a vivere all’estero alla mia età, soprattutto per la barriera linguistica. Parlo l’inglese, ma qui, soprattutto le persone anziane, conoscono solo il polacco e per gli stranieri impararlo è quasi impossibile. Così quando mi relaziono con i locali di una certa età ho bisogno del supporto del traduttore del cellulare. Ovviamente anche mia moglie mi dà una grossa mano. Ma, nonostante qualche difficoltà, sono felicissimo della scelta che ho fatto. L’obiettivo è rimanere in Polonia».
Una vita all'insegna della tranquillità
Attualmente la vita di Felice è all’insegna della tranquillità, dopo tanti anni di lavoro: «Ora che ho 74 anni conduco la vita del pensionato, ma mi diverto. Come passione mi piace fare dei lunghi giri in moto. Partendo da Mariano Comense, sono arrivato in Polonia in moto, ci vogliono circa 30 ore. Inoltre, io ho sempre girato tanto il mondo, visitando la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Germania e la Spagna, per citare qualche bella tappa. Spesso sono andato in questi Stati proprio per vedere le gare delle moto. Però nell’Est Europa non ero mai stato e la Polonia ha rappresentato una grossa sorpresa per me. Non immaginavo che stessero così bene, qui il mondo è veramente cambiato. C’è un benessere che i polacchi non hanno quasi mai avuto prima. In passato il comunismo ha limitato la loro libertà. Poi è arrivata la svolta, verso gli anni ’90, grazie a Lech Walesa, oltre alla presenza di Giovanni Paolo II, il Papa polacco. Tutto ciò ha influito positivamente sulla loro ribellione e così hanno cacciato i russi. Da quel momento è venuto fuori un boom economico incredibile, che prosegue anche in questi anni, nonostante negli ultimi 2 anni ci sia stato qualche piccolo rallentamento a causa degli scontri tra l’Ucraina e la Russia». Mariano ormai sembra un lontano ricordo: «Io sinceramente non ho più parenti in paese - afferma Felice - sono morti anche dei miei vecchi zii. Nella zona è rimasta mia figlia, che, però, abita a Lentate sul Seveso. Ora lei ha 40 anni ed è anche mamma, dato che si è sposata e ha avuto due figli. Spesso ci sentiamo per telefono, poi ormai ci sono le videochiamate e posso vedere i miei splendidi nipotini. Rimango sempre aggiornato sulle loro vite. In Italia, però, fisicamente torno, ormai, poche volte. Anche le feste le passo sempre in Polonia».
Le differenze
Nell’affrontare il tema delle maggiori differenze tra l’Italia e la Polonia, Felice espone la sua visione: «Quando vai negli uffici pubblici, qui in Polonia ti accorgi che tutto funziona alla perfezione. In generale, l’organizzazione regna sovrana in tante dimensioni della vita. Anche qui abbiamo la burocrazia, ma viene alleggerita. In Italia i problemi si creano, mentre in Polonia si lavora per risolverli. Ma per me la vera differenza in Polonia è la serenità, che si respira ogni giorno. Non accadono tutti quei femminicidi che si sentono in Italia. Non c’è tutta quella violenza. Io esco di casa al mattino e quando capita di lasciare aperto il cancello grande, al massimo mi entra il gatto. C’è poca delinquenza. Per quanto riguarda il clima, invece, qui c’è un caldo tremendo in estate, dato che io vivo nel profondo sud della Polonia. In inverno, purtroppo, però, la situazione diventa più difficile a causa delle basse temperature che arrivano anche a -20 gradi. Per affrontare queste condizioni climatiche non bastano i doppi vetri, servono i doppi doppi vetri».
L'aspetto culinario
L’aspetto che per Felice, come per quasi tutti gli italiani all’estero, rende l’Italia imbattibile è il cibo: «Non c’è paragone, la cucina italiana vince sempre. Io e mia moglie riusciamo ad aggirare un po’ il problema perché ci procuriamo diversi alimenti dall’Italia. Il riso qui in Polonia praticamente non esiste. Io da lombardo sento spesso la necessità di gustare un buon risotto e per fortuna c’è un mio amico italiano che mi porta gli ingredienti. Qui come piatto tipico mangio ogni tanto dei ravioli molto grossi con vari ripieni. Vengono fatti anche con la frutta all’interno».Per quanto riguarda la presenza di una comunità italiana in Polonia: «Conosco qualcuno più che altro tramite i social. Nella città più vicina a noi ci saranno 30 italiani circa - afferma Felice - per trovare tanti connazionali bisogna andare a Zamosc, che è un po’ distante da casa nostra. Lì il 10% della popolazione è di origine italiana. In quel posto anche nei ristoranti e nei negozi si respira l’italianità. I turisti italiani, invece, si recano soprattutto a Cracovia, per andare poi ad Auschwitz. Cracovia risulta carissima per noi che viviamo nelle altre zone della Polonia. Espone dei prezzi creati proprio per i turisti».
Infine, Felice consiglia l’estero soprattutto ai suoi coetanei: «Parlare ai giovani per me è difficile. Non sono molto informato sulle esigenze dei ragazzi di oggi. Posso, però, parlare a quelli della mia generazione, quindi ai pensionati italiani, magari in difficoltà, e consiglio di valutare concretamente l’estero come opportunità per vivere bene gli ultimi anni della propria vita. Io sono stato favorito anche dal fatto di non aver quasi più legami in Italia. Ero uno spirito libero che si è rimesso in gioco con grande entusiasmo e anche mia figlia mi ha incoraggiato in questa scelta. Ora sono finalmente felice».
Filiberto Caruso