Morte di Ramona Rinaldi, prelievo coatto del Dna del compagno
Un vicino di casa ha riferito di aver sentito un tonfo sordo la notte del dramma.

Omicidio o suicidio: prelevato il Dna al compagno di Ramona Rinaldi, trovata priva di vita nel bagno del suo appartamento.
Morte di Ramona Rinaldi, prelevato il Dna del compagno
Sono due le due ipotesi che ruotano intorno alla morte della donna, 39 anni, mamma di una bimba di appena 6 anni. Allo stato attuale, da parte degli inquirenti, c’è massimo riserbo. Quel che è certo, però, è che Ramona non c’è più: è stata trovata nel bagno della sua abitazione. Un dramma consumato alle 5.15 di venerdì 21 febbraio, quando i soccorsi, allertati proprio dal compagno Daniele Re, 33 anni, sono giunti in vicolo Del Pozzo, a Veniano. Prima un’ambulanza e l’automedica, poi i Vigili del fuoco e i Carabinieri. Inizialmente, si è pensato a un gesto estremo ma, successivamente, sono emersi dettagli e incongruenze che hanno portato la Procura di Como - pubblico ministero Antonia Pavan - ad aprire un’inchiesta. L’autopsia effettuata sul corpo di Ramona non ha fornito indicazioni e la salma è stata "liberata" alcune settimane dopo, con i funerali celebrati i venerdì 7 marzo nella chiesa parrocchiale di Appiano Gentile, città di origine della donna dove vivono i suoi famigliari.
Il sopralluogo dei Ris
Di pari passo, però, sono intervenuti anche i Ris di Parma che hanno operato nella giornata di martedì 11 marzo all’interno dell’appartamento dove è avvenuta la tragedia. I controlli sono stati meticolosi, utili a capire cosa sia realmente accaduto. Come si diceva, due sono le tesi. La famiglia di Ramona e alcuni amici, sostengono che non si sarebbe mai tolta la vita. Re, dal canto suo, durante l’interrogatorio, ha rigettato qualsiasi accusa. C’è poi un altro elemento oggettivo, ovvero l’apertura di un fascicolo in cui il compagno è indagato per omicidio volontario e maltrattamenti. Un atto dovuto visto l’intervento dei Ris: Re ha scelto di non nominare alcun consulente, mentre al sopralluogo erano presenti il legale della famiglia, avvocato Giovanna Petazzi, e un tecnico di fiducia. Un caso estremamente complesso e in una fase ancora preliminare in cui, però, non mancano delle stranezze. La prima riguarda la porta del bagno: è stato un soccorritore ad aprirla a spallate la mattina del 21 febbraio. Perché Re, non riuscendo a comunicare con la sua compagna, non ha tentato di aprirla in qualche modo nel tempo intercorso tra la chiamata e l’arrivo dei soccorsi? Inoltre, la porta non era chiusa a chiave (è stata trovata all’interno del bagno), ma era comunque bloccata.
La testimonianza
C'è poi la testimonianza di Daniele Campone, vicino di casa della coppia. Campone ha dichiarato alle Forze dell’ordine e anche al nostro settimanale di aver sentito chiaramente, alla 1.30 di venerdì 21 febbraio, un rumore sordo provenire dalla casa di Ramona. Come un qualcosa caduto con tutto il suo peso sul pavimento. Non solo, ha anche detto di aver visto, intorno alle 4.30, tutte le luci accese nell’abitazione della coppia. Dall’altra parte, però, le dichiarazioni di Re: durante l’interrogatorio il compagno ha detto di essersi svegliato intorno alle 5 a causa del suono della sveglia di Ramona e di non averla trovata. Provando a entrare in bagno, avrebbe trovato la porta chiusa dall’interno. Nessuna risposta dall’altra parte, nonostante avesse chiamato Ramona. Infine, la telefonata ai soccorsi. Daniele Re, nella giornata di giovedì 13 marzo ha ricevuto un decreto del pubblico ministero per il prelievo coatto del suo Dna. Si è presentato quindi spontaneamente in Caserma.