Cervelli in fuga dal Canturino e Marianese

"La mia Parigi tra Fashion Week e pic-nic sulla Senna"

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"La mia Parigi tra Fashion Week e pic-nic sulla Senna"
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Fresca, ottimista e piena di voglia di scoprire tutto ciò che una città cosmopolita come Parigi ha da offrire. Così è apparsa ai nostri microfoni Elena Meroni, 25 anni, di Mariano Comense, oggi immersa nel mondo della moda della capitale francese.

"La mia Parigi tra Fashion Week e pic-nic sulla Senna"

Ha un legame inaspettato con la redazione del Giornale di Cantù: a 17 anni, trascorse un mese nella sede del nostro settimanale in un progetto di alternanza scuola-lavoro. «Appena mi avete contattato per l’intervista, ho detto subito di sì. Il Giornale di Cantù mi è rimasto nel cuore», ha detto Elena con un sorriso, ricordando quando 8 anni fa accompagnava il lavoro della redazione con piccole interviste ai commercianti canturini e lavori di traduzione di articoli. Con lo stesso entusiasmo e tanta spontaneità ci ha raccontato la sua vita «da grande» a Parigi, dove vive da ottobre lavorando nel settore e-commerce per il gruppo Moncler.

Poco più che ventenne e con un contratto indeterminato già in mano, la giovane marianese non ha nessuna intenzione di lasciare la capitale: «Non so se Parigi è la città della mia vita, ma voglio rimanerci ancora un po’ perché è un posto che può offrire tanto», ha riferito. Ancora prima di prendere la decisione di trasferirvisi, Elena aveva già intuito le opportunità del mercato lavorativo francese e le potenzialità della metropoli che oggi può chiamare “casa”. «Qui ci sono tantissime possibilità per chi, come me, vuole lavorare nel mondo della moda – ha evidenziato – e gli stipendi permettono di mantenersi. In Italia invece mi offrivano solo stage di sei mesi, che potevano diventare otto, nove, senza nessuna conferma di essere assunta in futuro». Senza pensarci due volte quindi, neo-laureata magistrale in Management Internazionale alla Cattolica e con competenze linguistiche in inglese, tedesco e francese, la 25enne ha deciso di volare verso la Ville Lumière, alla conquista di un percorso professionale di valore.

La «nouvelle Emily in Paris»

Nonostante le ottime premesse, il primo impatto ha avuto anche qualche lato negativo: «Mi sono catapultata dal vivere nel comfort di casa e non fare nulla al dover fare tutto da sola. Ogni giorno devo occuparmi delle faccende quotidiane: gestire il mio piccolo studio, preparare da mangiare la sera quando arrivo stanca dal lavoro, pulire, fare la spesa». Per non parlare delle difficoltà proprio nel trovare dimora a Parigi, una città rinomata per affitti alle stelle e un’offerta abitativa resa complicata anche dalla burocrazia. «Nel mio caso all’inizio il problema è stato trovare un garante che fosse francese, come richiede la legge locale, quindi mi sono dovuta appoggiare ad un’agenzia, dopodiché con il tempo ho potutto conoscere gente, fare networking, e sono arrivata nell’appartamento in cui vivo ora».

La «nouvelle Emily in Paris» ha riscontrato subito un parallelismo tra la sua vita nella patria della «haute couture» e quella della protagonista della rinomata serie tv. «Effettivamente è proprio così, con tutti lati positivi e tutti i problemi di Emily – ha scherzato Elena – la mattina mi sveglio, faccio colazione con un croissant e vado a lavoro. Ovviamente lei è un’influencer, mentre io non lo sono» però la serie Netflix riproduce quasi alla perfezione la quotidianità all’insegna del fashion che vive la nuova cittadina di Parigi. «È una vita molto bella se ti piace questo ambiente: ogni giorno ci sono svendite, eventi, qualsiasi cosa legata al mondo della moda. Tutto questo poi si moltiplica durante la Fashion Week – ha raccontato – A volte è sufficiente far vedere la mail aziendale dimostrando di lavorare per un certo marchio, per intrufolarsi a qualche evento».

"La città mi sta facendo cambiare in meglio"

Grazie anche al clima internazionale dell’azienda in cui è assunta, la giovane professionista ha potuto trovare una comunità multiculturale che le ha permesso di riscoprire se stessa. «La città mi sta facendo cambiare in meglio: ascolto di più la gente, sono più riflessiva, meno impulsiva – ha riconosciuto – Vivere a contatto con persone di diverse provenienze ti permette di aprire la mente e crescere come persona». Per questo, a qualsiasi coetanea consiglia di fare almeno un’esperienza all’estero nella vita, per mettersi in gioco e imparare a conoscersi: «Io dico sempre di buttarsi ed aprire i propri orizzonti. Non importa se va andare male una volta, l’importante è riprovarci e rimettersi in gioco. A quel punto avrai imparato un sacco di cose su te stessa».

Tra momenti glamour, appuntamenti internazionali e lavoro frenetico, Elena è oggi perfettamente inserita nel clima parigino e, come in un bellissimo e romantico cliché, adora prendersi una pausa con una camminata sul lungofiume: «Quando sono proprio stanca vado sulla Senna, per me è il posto più bello, lì per un attimo ti rigeneri». Non solo uno stereotipo ma un’abitudine reale, la Senna è un frequentatissimo punto di ritrovo per gli abitanti della capitale. Da qualsiasi punto della città «prendi la metro e in dieci minuti sei arrivata – ha raccontato la 25enne marianese – compri qualcosa al supermercato e il pic-nic è fatto. Una cosa alla buona ma comunque piacevole», soprattutto nelle calde sere d’estate.

Il legame con la Brianza

A questo punto rimane da chiedersi, se la giovane concittadina ha trovato nel cuore della Francia il suo “centro di gravità (chissà) permanente”, c’è comunque qualcosa che le manca dell’Italia? «I genitori in primis – ha risposto senza esitazioni – poi gli amici e la tranquillità della Brianza. Quando atterro a Malpensa, incomincio a vedere la Pedemontana e poi il cartello che indica Mariano Comense, io sono felicissima». La lontananza le ha fatto rivalutare, per certi aspetti, il suo luogo d’origine: «L'ho sempre un po' boicottata, la Brianza, però adesso almeno una volta al mese devo tornare a casa perché sento il bisogno di quella serenità e passare del tempo con la mia famiglia». Qualcosa di cui invece non sente assolutamente la mancanza, è proprio la mentalità brianzola che reputa chiusa in se stessa, anche dal punto di vista economico e lavorativo. Un limite che le fa percepire di non poter trovare qui le chiavi di una vita professionale soddisfacente: «A volte sorgono dei dubbi e penso che forse dovrei tornare in Italia, costruire un futuro magari più tranquillo e stabile qui, ma poi riflettendoci mi rendo conto che ora come ora resisterei tre mesi, poi mi ritornerebbe il desiderio di andare via: ho bisogno di stare in una città piena di stimoli» proprio come Parigi.

«È una città che offre tanto sotto ogni punto di vista: lavorativo, culturale, economico e – ha concluso – da quando mi sono trasferita qui mi sento più libera» anche di potersi reinventare, se ne avesse voglia. Perché «in Francia ti puoi sempre ricreare. Ovviamente il tuo percorso deve avere una certa coerenza, ma qui si può». Non si può quindi che augurare il meglio a Elena che, come tanti Marianesi e Canturini, trasportano pezzi di «savoir faire» e voglia di fare brianzoli all’estero, nella speranza un giorno di vederli tornare.

Ylenia De Riccardis