Taekwondover: una storia di come il taekwondo cambi la vita a qualsiasi età

Nel cuore del Foro Italico, dove la storia olimpica italiana ha scritto pagine indelebili, si consuma ogni anno una magia particolare che va ben oltre la semplice competizione sportiva. Mentre sui campi di gara si sfidano oltre 3000 giovani atleti tra Kim e Liù e Olympic Dream Cup, la Federazione Italiana Taekwondo ha orchestrato qualcosa che trascende ogni convenzione: una rivoluzione silenziosa ma dirompente che dimostra come l'età scritta su una carta d'identità sia davvero solo un numero.
Il Taekwondover rappresenta questa filosofia rivoluzionaria, un progetto che ha ridefinito i confini dello sport dimostrando che la passione non conosce limiti temporali. Qui, tra le antiche pietre della Capitale, signore e signori di tutta Italia scoprono che il vero agonismo non è quello contro un avversario, ma quello contro i propri pregiudizi.
Il progetto che ha riscritto le regole dell'inclusione
Mentre il Kim & Liù celebra i campioni di domani e l'Olympic Dream Cup forgia i talenti del presente, il Taekwondover racconta una storia diversa: quella di chi ha scelto di iniziare quando tutti pensavano fosse troppo tardi per farlo. Un universo parallelo dove lo spirito guerriero non invecchia mai, dove ogni forma eseguita sui "quadrati capitolini" diventa una sfida al tempo stesso.
La FITA ha trasformato un'intuizione in movimento nazionale, portando questa filosofia in centinaia di palestre lungo tutta la penisola. Un progetto che va oltre la semplice attività fisica, diventando laboratorio di socialità, scoperta di sé, riscatto personale. L'età media si alza, l'entusiasmo rimane quello di un esordiente.
È sport inclusivo nel senso più autentico del termine: non pietà mascherata da solidarietà, ma parità di dignità sul campo di gara.. La federazione ha scelto di "andare incontro alle persone", coniugando le esigenze di una società che invecchia con la voglia di rimanere protagonisti della propria vita.
Stefania, 74 anni: "Mi si è aperto un mondo"
Tra i protagonisti di questa storia emerge con forza la figura di Stefania, 74 anni di Caserta, che mentre aspetta il suo turno di ingresso sul campo regala un'istantanea straordinaria di cosa significhi davvero il Taekwondover. "La mia età non la voglio nascondere", dice con orgoglio disarmante, e in quelle parole si racchiude l'essenza di una generazione che ha deciso di scrivere nuove pagine della propria biografia.
"All'inizio non sapevo neanche cosa fosse" il taekwondo, confessa con il sorriso di chi ha scoperto un tesoro nascosto. Il destino ha preso la forma di un'amica che l'ha trascinata in palestra, dove ha trovato "un maestro davvero bravissimo" e un gruppo di coetanei accomunati dalla stessa voglia di stupirsi ancora.
La trasformazione è stata immediata e profonda: "Mi si è aperto un mondo: un ambiente familiare, dove potermi esprimere liberamente e trovare nuovi spunti."
Stefania, ex insegnante di educazione fisica, sa riconoscere i segnali del corpo che si riattiva: "A volte sento qualche dolore, ma so che sono acciacchi positivi, di un fisico che si sta riattivando." È la saggezza di chi ha imparato a distinguere tra il dolore sterile della resa e quello fertile della crescita.
La nuova socialità e la rinascita fisica
"Abbiamo riscoperto una nuova grande socialità: il taekwondo per noi rappresenta qualcosa che va oltre gli allenamenti", spiega Stefania con l'entusiasmo di chi ha capito che lo sport è solo il pretesto per costruire relazioni autentiche. L'ambiente familiare della palestra è diventato un rifugio dove età e giudizi perdono importanza, sostituiti dalla complicità di chi condivide la stessa passione.
Ma c'è un dettaglio che illumina tutto il racconto: l'interazione con i bambini della palestra. "Ci sono un sacco di bambini con i quali interagiamo a cavallo delle lezioni e questo ci dà molta forza." Un cerchio che si chiude, dove esperienza e innocenza si incontrano sui bordi dello stesso campo, creando quell'alchimia intergenerazionale che solo lo sport sa generare.
"Mi auguro che questo progetto possa proseguire per tanto tempo", conclude Stefania con la speranza di chi ha trovato la propria dimensione e non vuole più perderla. Le sue parole risuonano come un manifesto generazionale, la voce di migliaia di persone che hanno scelto di non arrendersi al tempo ma di farne un alleato prezioso.
Una linea del tempo senza confini
La visione della FITA si rivela in tutta la sua completezza attraverso il Taekwondover: non semplice inclusione sociale, ma filosofia applicata. C'è davvero un taekwondo per tutti: dai più piccoli del Kim & Liù ai virtuosi dell'alto livello, passando per i combattimenti virtuali, le esibizioni acrobatiche del Ciao Team e l'entusiasmo contagioso delle forme del Taekwondover.
Si disegna così un'ideale linea del tempo dove sudore, sacrificio, costanza e voglia di mettersi sempre in gioco diventano gli elementi comuni a tutte le età dello sport. Il tempo non è più nemico da sconfiggere, ma alleato da conquistare, giorno dopo giorno, forma dopo forma.
In fondo, è questa la vera rivoluzione del Taekwondover: aver dimostrato che i sogni non hanno scadenza, che la passione non invecchia mai, che su un campo da gioco siamo tutti eternamente giovani campioni in cerca della propria perfezione personale.