Festival di Bellagio e del Lago di Como, si continua nel week-end
La settima settimana prosegue a Zelbio.

Il Festival di Bellagio e del Lago di Como prosegue la sua settima settimana di programmazione, ripartendo dalla sponda lecchese.
Continua il Festival
Il week-end si apre oggi, sabato 2 agosto, ben due appuntamenti per il Festival: il primo concerto si svolgerà nel pomeriggio (alle 17) a Lecco, nella splendida cornice del Chiostro di Palazzo Belgiojoso. Un vero e proprio viaggio sonoro che parte proprio dalla stagione dell’autunno - quella che Vivaldi ha saputo immortalare con rara sensibilità e vivacità pittorica e che dà il titolo all’intero programma - per poi esplorare alcune tra le sue pagine più brillanti, affiancate da una suggestiva incursione nella musica notturna di Luigi Boccherini. L’appuntamento musicale si aprirà con uno dei concerti più celebri della storia della musica, ovvero “L’Autunno” da Le Quattro Stagioni. In questo brano Vivaldi non solo descrive i colori e i ritmi della stagione autunnale, ma racconta vere e proprie scene: i contadini che danzano e brindano dopo il raccolto, il cacciatore che insegue la preda, e infine un sonno profondo e ristoratore. È musica narrativa, viva, immersa nella natura, un esempio perfetto di quel che oggi chiameremmo "musica a programma". Protagonista in questo primo brano sarà il violinista Luca Torciani, interprete importante del repertorio barocco, capace di unire rigore stilistico a grande sensibilità espressiva. Il secondo brano condurrà, invece, il pubblico nel cuore dell’invenzione vivaldiana per violoncello, strumento che il compositore veneziano contribuì a emancipare come protagonista solista. Questo concerto in la minore è uno dei più incisivi, con momenti di intensa cantabilità e altri di travolgente energia. Sarà interpretato da Daniele Bogni, violoncellista di raffinata tecnica e solida esperienza cameristica e orchestrale.
Il breve Concerto “Alla rustica”, ci consente di scoprire un Vivaldi che si diverte a evocare la musica popolare, con ritmi vivaci e melodie semplici, come se volesse farci entrare in una festa di campagna veneziana del Settecento. È una pagina brillante e ironica, un vero e proprio piccolo gioiello orchestrale. A seguire, si abbandona poi per un attimo Venezia per una passeggiata notturna nelle vie di Madrid, grazie a La musica notturna delle strade di Madrid di Luigi Boccherini. Qui il compositore trasporta gli ascoltatori in un quadro pieno di vita: si sentono le campane, le marce militari, i passi dei nottambuli, i dialoghi tra chitarre. Non a caso il celebre lavoro di Boccherini, diviene anche colonna sonora del film Master and Commander con Russell Crowe. È questa una delle sue opere più evocative, un omaggio affettuoso e ironico alla Spagna, terra d’adozione del compositore lucchese.
A chiudere il programma un concerto doppio, in cui il violino e il violoncello dialogano, si sfidano, si rincorrono. Nel Concerto in si bemolle maggiore, Vivaldi mette in risalto la complicità tra i due strumenti, violino e violoncello, alternando sezioni virtuosistiche e momenti di struggente lirismo. È un finale che celebra l’intesa tra i due solisti e l’equilibrio dell’intera compagine.
Sponda comasca, si arriva a Bellagio
Alla sera, invece, sempre del 2 agosto, dalla sponda lecchese ci si sposta alla sponda comasca, con l’ultimo appuntamento del Festival nella splendida cornice dell’Auditorium dei Cappuccini della Fondazione Rockefeller di Bellagio, alle 21. Protagonista del concerto la giovane pianista Vera Cecino, vincitrice della sezione Solisti del Concorso Internazionale per Concertisti Cosima Wagner nell’edizione 2024. Il concerto si aprirà con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in fa minore, op. 21, nella versione rara e affascinante per pianoforte e quartetto d’archi, riduzione che risale all’Ottocento e che si è diffusa parallelamente alla crescente popolarità del brano nei salotti e nelle sale più intime. Questa trascrizione - adottata o adattata da diverse mani, fra cui alcuni allievi di Chopin - conserva l'integrità della parte solistica, sostituendo l’orchestra con un quartetto d’archi (due violini, viola e violoncello), in un assetto che restituisce al brano una dimensione più raccolta, ma non per questo meno intensa.
Composto nel 1829, il Concerto n. 2 fu in realtà il primo dei due concerti per pianoforte scritti da Chopin, anche se pubblicato successivamente. Il giovane compositore polacco, allora appena ventenne, lo concepì come veicolo per affermarsi come interprete e autore nelle grandi capitali europee. La scrittura orchestrale, spesso giudicata convenzionale, lascia volutamente il ruolo protagonista al pianoforte: vero e proprio alter ego del compositore. Il primo movimento (Maestoso) si apre con un'introduzione orchestrale solenne, seguita dall'ingresso del pianoforte, che sviluppa un discorso lirico e virtuosistico. Il secondo tempo, Larghetto, è uno dei momenti più poetici dell’intero repertorio chopiniano, ispirato da un amore giovanile e intriso di malinconia notturna. Il finale (Allegro vivace), brillante e danzante, richiama ritmi popolari polacchi e conclude il concerto con vitalità e leggerezza. A seguire, le Variazioni su un tema di Corelli, op. 42 di Sergej Rachmaninov (1873–1943). Scritta nel 1931, mentre Rachmaninov soggiornava nella quiete del suo chalet svizzero, questa raccolta di 20 variazioni su un tema barocco rappresenta uno degli ultimi lavori per pianoforte solo del compositore russo. Il “tema di Corelli” è in realtà La Folia, una celebre progressione armonica e melodica che ha ispirato numerosi compositori nel corso dei secoli. Rachmaninov sfrutta questo materiale con grande libertà creativa, alternando variazioni virtuosistiche a momenti di intensa introspezione. L’opera mostra un linguaggio ormai distante dal tardo romanticismo degli esordi, più asciutto e riflessivo, pur mantenendo intatta l’inconfondibile impronta emotiva del suo autore. Vera Cecino, pianista italiana tra le più promettenti della sua generazione, dimostra con questo programma la propria profonda maturità interpretativa e, nel confronto con due autori così diversi - Chopin, lirico e sentimentale; Rachmaninov, strutturato e appassionato - propone un viaggio che attraversa l’anima romantica del pianoforte in due delle sue forme più pure: il concerto e la variazione.
Due concerti la domenica
A chiudere una settimana estremamente densa, altri due concerti per la domenica 3 agosto.
A Zelbio, domenica pomeriggio alle ore 17, nella cornice della Chiesa di San Paolo Converso, in sinergia con ZelbioCult, torna la presenza dell’Orchestra di Flauti Zephyrus, con un programma omaggio a Ravel. L’Orchestra di Flauti Zephyrus – sotto la direzione e con il flauto solista di Marco Zoni, Primo Flauto del Teatro alla Scala – reinventa le pagine immortali di questo Omaggio a Ravel, in una veste timbrica inusuale e affascinante. Il suono etereo e versatile del flauto, moltiplicato nelle sue diverse taglie (ottavino, flauto in do, flauto contralto, basso, e oltre), offre una prospettiva nuova sui brani in programma, amplificandone la magia, la leggerezza e la trasparenza. Si partirà da Charles Gounod (1818–1893), con la Marcia funebre per una marionetta. Composta nel 1872, questa breve pagina ironica e spiritosa rappresenta un vero e proprio scherzo musicale. Gounod immagina il funerale di una marionetta, con tutta la sua pomposa teatralità caricaturale. Il brano, diventato famoso anche come sigla della serie televisiva Alfred Hitchcock Presents, unisce eleganza e umorismo in un raffinato gioco di parodia, aprendo il concerto con un sorriso tra le pieghe di una marcia solenne. A seguire, poi, Edvard Grieg (1843–1907), con Peer Gynt – Suite n. 1, op. 46. Scritta per accompagnare il dramma omonimo di Henrik Ibsen, questa suite riunisce alcuni dei brani più iconici di Grieg: Il mattino che evoca un’alba serena e sognante; La morte di Åse, una sorta di lamento dolce e struggente; Anitra’s Dance danza leggera, orientaleggiante; Nella sala del re della montagna chiude con un crescendo vorticoso e fantastico. La suite è un vero viaggio musicale attraverso paesaggi nordici e atmosfere fiabesche, e rappresenta uno dei vertici del sinfonismo tardo-romantico scandinavo. Subito dopo le atmosfere di Claude Debussy (1862–1918), nella Petite Suite trascritta per orchestra di flauti. Originariamente scritta per pianoforte a quattro mani e successivamente orchestrata, la Petite Suite è una raccolta di quattro miniature musicali ispirate all’acqua, alla danza e ai paesaggi impressionistici: En bateau (In barca) apre con una melodia sognante che galleggia sull’acqua; Cortège è una marcia leggera e festosa; Menuet richiama la danza settecentesca con grazia e sobrietà; Ballet chiude con un tocco brillante e vivace. In questa musica si respira l’eleganza e la leggerezza tipiche del primo Debussy, in bilico tra romanticismo e impressionismo.
Gli ultimi due lavori in programma, espressamente dedicati a Maurice Ravel (1875–1937), vedono l’esecuzione di Pavane pour une infante défunte; composta nel 1899, questa celebre pavana – una danza lenta di origine spagnola – è un omaggio nostalgico a un tempo perduto. Il titolo evoca una "infanta" (giovane principessa spagnola) immaginaria, non reale, e suggerisce un'elegia delicata e senza drammi. Con la sua linea melodica semplice e sospesa, il brano cattura un senso di malinconica bellezza che è tra le cifre poetiche più pure di Ravel. E a chiudere il programma Ma mère l’Oye (Mamma l’oca), nata inizialmente come suite per pianoforte a quattro mani e poi orchestrata, Ma mère l’Oye è un’incantevole serie di quadri musicali ispirati alle fiabe di Perrault e altri racconti popolari.
Ogni movimento è una piccola gemma narrativa:
Pavane de la Belle au bois dormant (La bella addormentata);
Petit Poucet (Pollicino);
Laideronnette, impératrice des pagodes;
Les entretiens de la Belle et de la Bête (La Bella e la Bestia);
Le jardin féerique (Il giardino delle fate).
La scrittura di Ravel è qui trasparente, raffinata, evocativa: un mondo sonoro fatto di colori delicati e immaginazione infantile, che incanta grandi e piccoli.
Voci uniche a chiudere il Festival
L’ultimo appuntamento della settimana è bellagino. Si torna, infatti, alla sera del 3 agosto alle 21, in Chiesa dei Santi Materno e Ambrogio di Bellagio (Frazione Civenna), per riascoltare Emmanuel Acurero, vincitore della Sezione Solisti del Concorso Internazionale Cosima Wagner. Il concerto proporrà un confronto affascinante e profondo tra autori, un percorso musicale che ci condurrà attraverso tre epoche, tre stili e tre voci uniche del repertorio per violoncello solo, dando vita a una serata all’insegna della bellezza, della sfida tecnica e dell’introspezione sonora. Le Suite per violoncello solo di Bach sono tra le opere più amate e misteriose del repertorio strumentale. Composte intorno al 1720, probabilmente per l’ambiente di corte di Köthen, queste suite trasformano una serie di danze in un viaggio spirituale; la Suite n. 2 in re minore, è intima, malinconica, e quasi introspettiva. La sua Sarabanda è considerata una delle pagine più toccanti mai scritte per lo strumento. La Suite n. 5, in do minore, è solenne e architettonica. Bach richiede l’accordatura della corda più alta un semitono sotto (la cosiddetta scordatura) per ottenere risonanze particolari e un timbro più scuro. Alfredo Piatti, poi, violoncellista e compositore italiano dell’Ottocento, fu uno dei massimi virtuosi del suo tempo. I suoi 12 Capricci per violoncello solo sono spesso paragonati ai Capricci di Paganini per violino: vere miniere di tecnica, fantasia e lirismo. Il Capriccio n. 7 si distingue per il suo carattere brillante, quasi orchestrale, con arpeggi e accordi che richiamano l’eco di un intero ensemble, mentre il Capriccio n. 9 ha invece un tono più lirico e cantabile, quasi operistico, che rivela l’anima melodica del violoncello italiano. Infine, Jean-Louis Duport, violoncellista francese del periodo classico, contemporaneo di Beethoven, con cui collaborò anche a Berlino. I suoi 21 studi sono ancora oggi fondamentali nella formazione dei violoncellisti. Lo Studio n. 7, in particolare, unisce eleganza formale a grande padronanza tecnica: uno studio tecnico che è anche un piccolo poema musicale, dove si intrecciano articolazione, fraseggio e controllo espressivo. Un programma, dunque, che offre uno sguardo privilegiato su tre modi diversi di pensare e scrivere per il violoncello solo: la forma danzante e architettonica di Bach, il virtuosismo romantico e melodico di Piatti, e la chiarezza classica di Duport. Un viaggio che dimostra come uno strumento solo possa parlare con la voce di un’intera orchestra, e con l’intimità di un’anima che si racconta.

Emmanuel Acurero

Zephyrus

Vera Cecino

Luca Torciani
