La piccola Vera si è spenta a soli 8 anni
Il papà: "La nostra piccola ora canta e balla in cielo"

"L'immagine che abbiamo sempre avuto di Vera è che vivesse in un musical: girava in giardino cantando e ballando con indosso il vestito di Elsa del film Frozen". E’ uno dei ricordi che papà Marco Furlan, accanto alla moglie Lara Gatti e agli altri due bambini che insieme hanno avuto, uno di 12 anni e l’altro di 11 mesi, conserva nel proprio cuore della figlia Vera, mancata a soli 8 anni: quel lato artistico del carattere della bambina, che è rimasto caro a tutti coloro che l’hanno conosciuta.
La malattia
A Vera era stato diagnosticato un brutto male nei primi mesi del 2024. Da quel giorno ha fatto dentro e fuori dagli ospedali, senza mai smettere di lottare, cantando e ballando ogni volta che ne aveva occasione. Prosegue il il padre, che con la famiglia vive a Cantù da un anno, dopo aver risieduto a Capiago Intimiano per 3 anni e prima ancora a Cavallasca:
"Vera ha affrontato la malattia e le operazioni che ha subito sempre con il sorriso sulle labbra, trasmettendoci fino all’ultimo fiducia e coraggio. Era solare, gioiosa, allegra donando allegria a tutte le persone che le vivevano accanto. Anche ai medici e al personale sanitario che in questo anno l’hanno avuta in cura, e che hanno voluto partecipare all’ultimo saluto, che le abbiamo dato mercoledì pomeriggio".
La passione per la danza
La grande passione di Vera è stata la danza. Racconta il papà:
"Quando ha partecipato alla recita di fine anno a scuola, a Capiago Intimiano, era contentissima. Ha avuto l’occasione di ballare una baciata ed era molto soddisfatta. A causa della malattia, c’è stato un momento che non riusciva più a usare bene il braccio destro. Allora ha imparato a scrivere con la mano sinistra e, grazie alle operazioni e alle terapie che seguiva, era riuscita anche a tornare a danzare. Le sue condizioni di salute però, dopo la fine della scuola sono andate peggiorando e non c’è stato più nulla da fare".
L'amore per gli unicorni
A Vera poi piacevano tanto gli unicorni. Conclude il padre della piccola:
"Uno dei suoi unicorni di peluche era stato al suo fianco dalla prima operazione alla quale si era sottoposta e allora abbiamo deciso di lasciarlo con lei, così staranno sempre vicini. L’invito che abbiamo rivolto a tutti è stato quello di non spendere in fiori e corone, ma di fare piuttosto una donazione a enti, ospedali e onlus che curano i bambini malati di tumore. Perché in questo nostro percorso siamo stati accompagnati da medici, personale sanitario e volontari, che ci hanno dimostrato non solo competenza, ma anche una grande umanità".