IV Novembre

La forza della pace e l’appello al dialogo per fermare ogni conflitto

La cerimonia al Medioevo con le associazioni, le scuole e le Forze dell'ordine ha sottolineato il bisogno di abbassare i toni.

La forza della pace e l’appello al dialogo per fermare ogni conflitto

Cerimonia del IV Novembre a Olgiate Comasco con la partecipazione delle Forze dell’ordine, degli alunni e delle associazioni.

La cerimonia

Nella mattinata odierna, martedì 4 novembre, la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, istituita per commemorare la vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale contro l’impero austro-ungarico. Alle 10, al Medioevo, oltre alle autorità civili, militari e religiose e alle associazioni olgiatesi, sono intervenuti gli alunni delle sei classi terze della scuola media, il Consiglio comunale dei ragazzi e una delegazione degli studenti delle classi quinte dell’istituto “Terragni”.

La partecipazione delle nuove generazioni

Significativo il ruolo di studenti e studentesse, compreso il coro della scuola media, diretto dal professor Armando Calvia, composto da circa 30 ragazzi e ragazze di tutte le classi della “Buonarroti”. I partecipanti hanno raggiunto in corteo il Medioevo, dopo l’alzabandiera davanti alla scuola media. I discorsi ufficiali del sindaco Simone Moretti e della sua omologa del Consiglio junior Emma Tagliabue. La delegazione del “Terragni” ha illustrato l’inquadramento storico sulla catastrofe del conflitto da un punto di vista diverso e originale: un’occasione per riflettere sulla tragedia della guerra in ogni forma, in ogni luogo e in ogni epoca. Al termine della celebrazione, con le autorità, i sei componenti della Giunta junior hanno sostato al monumento ai Caduti al Parco delle Rimembranze, accanto al cimitero, portando tre corone in ricordo dei caduti olgiatesi della Grande Guerra e di tutti i conflitti.

Il discorso del sindaco

“Anche quest’anno ci ritroviamo per ricordare la fine del primo conflitto mondiale e celebrare la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Oggi ricordiamo e onoriamo i caduti – tutti i caduti – della Prima guerra mondiale, che causò la morte di milioni di soldati e un numero imprecisato di feriti, minati nel fisico e nella mente. Ricordarli significa rinnovare la nostra responsabilità civile, significa comprendere che la pace non è mai un dono scontato ma una conquista quotidiana, frutto di dialogo, rispetto e solidarietà. La loro memoria suona come esortazione alla coscienza civile del Paese, specie alle giovani generazioni, affinché sappiano percorrere la strada dell’impegno per la difesa dei valori della Costituzione. Ma… pare non siano bastati 107 anni a tenere vivi i ricordi di una guerra che come tutte le guerre ha portato con sé orrori: la Prima guerra mondiale è costata 650mila morti e milioni di feriti. E così facendo ci stiamo dimenticando delle tante persone, uomini e donne che hanno dato la vita per la nostra Patria, di chi ha sofferto e di chi è morto al fronte, e della disperazione delle famiglie di quei giovani soldati che hanno dato la vita per la nostra Italia… i ragazzi del ’99! Per non dimenticare, ogni giorno ci viene incontro l’articolo 11 della nostra Costituzione Repubblicana: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”… oltre a ribadire che “l’Italia si impegna a lavorare con gli altri popoli per assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni”. Ma…visto che questa giornata è fatta anche di riflessioni da condividere… i grandi della terra,
coloro i quali hanno la possibilità di usare il dialogo al posto dello scontro, di abbassare i toni al posto di alzarli con linguaggi più adatti alla strada che a leader mondiali… che hanno la possibilità di far finire i conflitti… ma anche di alimentarli per interessi economici o per vana gloria al contrario…se ne rendono conto? Oggi, purtroppo, assistiamo a un mondo in cui sembra prevalere la legge del più forte, di chi urla di più, di chi impone la propria volontà con la forza. Un’escalation di aggressività che parte dal linguaggio e finisce, troppo spesso, per trasformarsi in violenza reale, sui territori e tra i popoli con l’aggravante disumana dell’utilizzo dei droni e dell’AI. In questa giornata dobbiamo dire con forza basta: basta ai conflitti, basta alle prove di forza, basta all’odio che divide e dilania il mondo”.

L’attualità dolente

Moretti ha fatto un richiamo ai conflitti dell’oggi, alle guerre in Ucraina e a Gaza. “In pochi anni il mondo è cambiato in peggio e ce ne accorgiamo tutti i giorni. Prima una pandemia mondiale che almeno ha congelato ogni velleità di conflitto, poi lo scoppio della guerra in Ucraina con l’invasione da parte della Russia e da due anni a questa parte il Genocidio, sì chiamiamolo con il suo nome, questa ulteriore tragedia immane in atto a Gaza da parte di Israele. La fragilissima tregua in atto, celebrata in pompa magna con firme e selfie è stata imposta con una logica e un linguaggio che si fatica a condividere. A Gaza è messa alla prova, dopo il faticoso accordo raggiunto, la capacità della nostra società civile di far rispettare i patti, garantire le necessarie tutele alle parti in causa e soprattutto prestare un soccorso non più rinviabile a chi ha pagato le conseguenze più terribili: la popolazione civile palestinese”.

L’appello al dialogo e l’elogio a chi è sceso nelle piazze

“Tutti quanti, di questi tempi, non possiamo permetterci di predicare né di praticare la retorica dello scontro: dobbiamo coltivare il dialogo, abbassare i toni, perseguire la vera pace, quella duratura, quella a cui eravamo o siamo stati abituati ad avere in Europa… e ben vengano i tanti momenti pacifici che hanno visto protagoniste le piazze italiane con tanti giovani scesi in piazza per un ideale. Non sminuiamo o sottovalutiamo queste piazze, i grandi cambiamenti sono sempre partiti dai giovani e dal basso. Oggi oltre a ricordare la fine della Prima guerra mondiale onoriamo chi la pace e la sicurezza la persegue come una missione ogni giorno, le nostre certezze, i nostri punti di riferimento, le nostre Forze armate. Ricordiamo anche da qui commossi il lutto che ha colpito l’Arma dei Carabinieri poco più di 15 giorni fa, con tre carabinieri morti nel Veronese mentre svolgevano il proprio lavoro, a servizio della collettività e del bene comune. I nostri militari e il mondo della difesa hanno competenze e professionalità per svolgere un ruolo primario nelle sfide che ci attendono oggi e nei prossimi anni e hanno un ruolo di grande responsabilità nel contribuire alla sicurezza e all’ordinato svolgersi della vita della nostra società. Penso al prezioso contributo dato alla comunità nazionale in occasione delle emergenze che abbiamo dovuto attraversare: dalla pandemia alle conseguenze delle calamità naturali che hanno colpito il nostro Paese, alle missioni di pace in cui sono impegnati in tutto il mondo. Anche per questo oggi la Repubblica vi dice grazie. Altruismo, coraggio, spirito di sacrificio, amore per la nostra Patria e per la nostra gente: questi valori sono quel che caratterizza le nostre donne e i nostri uomini che indossano la divisa e che, con il loro impegno e con le loro storie, hanno contribuito alla costruzione della nostra unità, a quella che oggi è la Repubblica. Avieri, Carabinieri, Finanzieri, Marinai, Personale civile della Difesa e soldati. Grazie. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l’Italia unita!”.