L'economia comasca in una ricerca di Cgil: "Il sistema Como è frastagliato, non adeguatamente governato"
"Manca una cabina di regia per gli investimenti infrastrutturali, di sinergie per il marketing territoriale e l‘attrazione di partner industriali esteri".
Nella giornata di ieri, giovedì 25 ottobre, ha preso il via al teatro di Rebbio l’undicesimo congresso della Cgil di Como. Questa mattina è stata presentata la ricerca focalizzata sul territorio: “Il tessuto industriale comasco”. Il documento, realizzato da Francesco Montemurro e Valerio Porporato, attraverso i dati racconta la situazione attuale dell’economia e dello sviluppo nella provincia di Como, individuando gli scenari futuri.
L'economia comasca: "Difficoltà ad uscire dalla crisi"
"Nell'ultimo biennio, in un quadro di ripresa economica generale in Lombardia, nonostante i rallentamenti degli ultimi sei mesi, la provincia di Como è tra quelle che stanno uscendo dalla crisi economica con maggiori difficoltà, nonostante la sua popolazione continui a collocarsi tra le prime posizioni nella graduatoria nazionale per tenore di vita.
Essa è interessata dal più elevato tasso di disoccupazione - nonostante la forte crescita dei frontalieri che negli ultimi anni ha agito da ammortizzatore e ha raggiunto le 25mila unità -, da un valore aggiunto pro capite molto basso, da un sistema produttivo molto frammentato dove, a eccezione dei prodotti chimici, le specializzazioni del manifatturiero riguardano soprattutto industrie tradizionali e a basso contenuto tecnologico.
Accanto al perdurare della crisi di prospettiva del tessile si è evidenziato come, in un contesto di scarsa presenza di logiche di filiera (problematica che riguarda anche l’evoluzione del settore turistico), gli indicatori economico-finanziari delle aziende più importanti mostrino forti divari in favore delle medie e grandi imprese (grazie alle quali la quota di giovani laureati assunti con contratti stabili è persino cresciuta nella provincia di Como) rispetto alle piccole e micro-imprese, esposte sensibilmente alle dinamiche competitive e al ricorso a forme di impiego di bassa qualità.
"Manca la sinergia con il pubblico"
In base ai risultati delle analisi desk e qualitative (interviste a testimoni privilegiati), se un punto di forza è la presenza su tutto il territorio di una significativa tradizione di laboriosità, nonché di una forte cultura del volontariato (che contribuisce a rendere le comunità locali meno chiuse e più includenti), tuttavia, la carenza di sinergie pubblico private per il governo dell’economia e di strategie imprenditoriali coraggiose e di lungo raggio, nonché il ruolo poco propulsivo delle amministrazioni pubbliche locali, costituiscono indubbiamente punti di criticità da non sottovalutare.
In particolare, segnali perduranti di debolezza provengono dal governo locale, caratterizzato dalla resilienza dei comportamenti burocratici e dalla modesta dinamica degli investimenti qualificati in rapporto all’avanzo di amministrazione disponibile conseguito, ma anche dalla presenza di un numero elevato di piccoli comuni incapaci di attivare robusti processi di cooperazione istituzionale ed economie di scala nella produzione dei servizi.
Insomma, il sistema Como è frastagliato, non adeguatamente governato (si pensi ad esempio all’utilità che deriverebbe dalla presenza di una cabina di regia per gli investimenti infrastrutturali, di sinergie per il marketing territoriale e l‘attrazione di partner industriali esteri, per la qualità degli appalti e la tutela dei lavoratori interessati, ecc.). Il sindacato, insieme con altri attori protagonisti, può giocare un ruolo importante nel perseguire con maggiore coraggio gli obiettivi di sviluppo delle comunità locali".