Dopo 14 anni di calvario è morta l’ultima “vittima” dell’infermiera killer Sonya Caleffi
Condannata a 20 anni di carcere, è tornata libera per buona condotta lo scorso ottobre.
Come riporta GiornalediLecco.it, lunedì scorso una folla ha salutato l'ex comandante dei Vigili di Mandello del Lario Giuseppe Sacchi, scomparso all'età di 85 anni, 14 dei quali trascorsi da invalido a causa di un’iniezione d’aria. A praticargliela 14 anni fa, mentre era ricoverato all'ospedale di Lecco per riprendersi da un ictus, la cosiddetta infermiera killer Sonya Caleffi.
La scia di morte dell'infermiera killer
La Caleffi, 48 anni, originaria di Tavernerio, era stata arrestata nel dicembre 2004 e poi condannata a 20 anni di prigione. Avrebbe quindi dovuto restare in carcere fino al 2024 ma tra indulto e buona condotta ne ha scontati soltanto quattordici e lo scorso ottobre è tornata libera.
Lunga la scia di morte causata dall’infermiera comasca. E' stata infatti condannata per l’omicidio di Maria Cristina, residente a Dervio (nata il 6 dicembre 1904 morta l’8 novembre del 2004); Biagio La Rosa, residente a Lecco (nato il 22 agosto 1920 ucciso il 27 settembre 2004); Teresa Lietti di Oggiono (nata il 31 luglio 1928 uccisa il 30 settembre 2004); Ferdinando Negri di Lecco (nato il 23 luglio 1926 ucciso il 5 ottobre 2004) e di Elisa Colomba Riva di Barzanò, per anni governante nella casa di Vittore Beretta, presidente dell’omonimo salumificio (nata il 13 giugno del 1915, morta il 2 ottobre 2004).
Condannata anche per due tentati omicidi, del già citato Giuseppe Sacchi e di Francesco Ticli di Lecco (nato il 22 novembre del 1916 deceduto prima del processo). Ma gli omicidi che le erano stati imputati erano molti di più. Infatti era accusata di aver cagionato anche la morte di Margherita Menguzzo, Gino Capra, Rita Cavenaghi, Angela Viscardi e Carla Canali, ma per tutti costoro è stata assolta perché il fatto non sussiste. Mentre invece in merito alle accuse di aver ucciso Serafina Pone ed Enrico Bonalume (robbiatese di 34 anni) è stata decretata l’assoluzione per insufficienza di prove.