Parcheggi abusivi e auto rimosse illecitamente, un indagato
E’ durata un anno l’indagine della Polizia Locale di Como all’esito della quale il titolare di una ditta specializzata nella rimozione di veicoli risulta indagato.

Auto rimosse illecitamente. Dopo l'indagine della Polizia Locale di Como una persona indagata per estorsione.
E’ durata un anno l’indagine della Polizia Locale di Como all’esito della quale il titolare di una ditta specializzata nella rimozione di veicoli risulta indagato, poiché ritenuto responsabile di aver commesso delle estorsioni ai danni dei proprietari di autovetture rimosse in varie zone della città. L‘inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore dott. Pasquale Addesso della Procura della Repubblica di Como, è scattata a seguito di alcune segnalazioni giunte al Comando di viale Innocenzo da parte di automobilisti ai quali l’auto era stata rimossa, insospettiti dal mancato intervento delle forze di polizia stradale, dall’entità delle somme richieste e dal modus operandi della ditta oggetto di indagine.
Le indagini della Polizia di Como
I primi approfondimenti incentratisi sulle tariffe applicate, hanno alzato il velo su una serie di interventi di rimozione eseguiti su aree private. La normativa prevede che su strade o spazi non pubblici, ove cioè non si applica il codice della strada, sia possibile far rimuovere veicoli che ad esempio ostruiscono l’accesso ad un garage o più in generale ad una proprietà, purché colui che richiede l’intervento del carro attrezzi si assuma l’onere delle spese, ferma restando la possibilità per quest’ultimo di farsi rifondere il pagamento dal proprietario dell’auto lasciata in posizione di intralcio. Le segnalazioni pervenute al Comando hanno acceso i riflettori degli investigatori su quanto accaduto in diverse aree private del capoluogo ove, in contrasto con la procedura appena illustrata, sono stati accertati abusi ai danni dei proprietari dei veicoli rimossi.
“Parcheggio abusivo in piazza Santa Teresa”
Partendo dalle denunce presentate da cittadini ai quali era stato portato via il veicolo, gli agenti dell’Unità Operativa Sicurezza Urbana diretti dal Commissario Capo Aurelio Giannini hanno approfondito le dichiarazioni di decine di testimoni e hanno scoperto come in realtà una delle aree ove i veicoli venivano rimossi non era privata ma di proprietà del Comune di Como. Piazza Santa Teresa, teatro di numerosi episodi su cui si sono concentrati gli inquirenti, è un sito che all’inizio degli anni 2000 è stato oggetto di un progetto di riqualificazione con la realizzazione di un autosilo interrato e di un parcheggio a pagamento realizzato sulla copertura dell’autorimessa dato in concessione alla Como Servizi Urbani, società in house del Comune di Como. Proprio negli spazi a ridosso dei posteggi “blu” e in prossimità del tracciato ferroviario al confine con via Bixio, gli agenti hanno riscontrato la presenza di stalli e segnaletica abusiva, mediante la quale gli utenti della strada venivano informati che i parcheggi erano di proprietà della società “Santa Teresa s.a.s” e che i veicoli non autorizzati, lasciati in sosta, sarebbero stati rimossi.
La verifica degli atti acquisiti nel corso delle indagini presso l’ufficio tecnico comunale e il catasto ha evidenziato come in realtà le aree ove sono stati realizzati i posteggi all’aperto sono di proprietà del Comune di Como.
La “Santa Teresa sas”, società peraltro fallita, è risultata titolare di una convenzione stipulata con l’amministrazione cittadina nel 2005 per la costruzione di un parcheggio nel sottosuolo. Tale convenzione in ogni caso non prevedeva nulla in relazione al diritto sulle aree in superficie ove, senza alcun titolo, sono stati creati posti auto abusivi.
35 posti auto illeciti affittati a residenti e commercianti
Nel tratto di strada che costeggia la ferrovia, l’accesso è risultato interdetto da un cancello e da una
catena, mentre al suo interno gli Agenti hanno contato decine di posteggi numerati e cartelli che diffidavano i veicoli non autorizzati, a non sostare, pena la rimozione.
Nel complesso in tutta l’area di piazza Santa Teresa è stata accertata la realizzazione illecita di circa trentacinque posti dati in affitto a commercianti e residenti della zona, le cui auto venivano rese riconoscibili con dei “pass” da esporre sul cruscotto. Un parcheggio organizzato in piena regola con tanto di avvisi affissi lungo il perimetro. Venticinque i posteggi realizzati nelle adiacenze del tracciato ferroviario, tre sulle grate contigue agli stalli di sosta della CSU, cinque sulla rampa che conduce all’autosilo interrato.
Posteggi dati in locazione, secondo quanto riferito dagli affittuari, almeno dal 2013. Le cifre richieste andavano da 60 ad 85 euro al mese per ogni posto auto, con accordi raggiunti sulla parola fra il socio amministratore della Santa Teresa ed i contraenti. Un volume di affari, quello degli affitti, la
maggior parte dei quali pagati in nero, che si è aggirato, secondo una stima approssimativa, intorno ai 180.000 euro.
Gli inquirenti hanno appurato che il titolare della società (S.P., nato nel 1940), indagato e deceduto nel corso delle indagini, aveva dato indicazioni agli affittuari, nel caso avessero trovato i posti occupati, di rivolgersi ad una ditta di autosoccorso operante in città, che avrebbe assicurato la tempestiva rimozione delle auto. Un servizio a costo zero per i clienti del parcheggio “Santa Teresa” ma non per i malcapitati proprietari degli automezzi rimossi, costretti a pagare cifre importanti per ottenere la restituzione delle auto portate via senza alcun titolo giuridico.
Una filiera di illegalità nata con l’occupazione abusiva di suolo pubblico, capitalizzata con il “business” degli affitti in nero e completata con la rimozione illecita dei veicoli.
Per quanto concerne le responsabilità penali in capo alla ditta intervenuta per eseguire le rimozioni delle auto lasciate in sosta negli stalli dati in locazione, la lente di ingrandimento della Procura si è focalizzata su una ventina di episodi nei quali i proprietari delle auto rimosse, sono stati costretti a pagare somme considerevoli per ottenere la restituzione delle proprie autovetture.La legge, in relazione agli interventi in aree private, non fa sorgere in capo alla ditta che esegue la rimozione il diritto di ritenzione. Pertanto anche nella vicenda in esame il credito vantato dall’autosoccorso poteva essere esercitato esclusivamente nei confronti di coloro che avevano richiesto la rimozione e non di quanti l’avevano subita.
Le auto "in divieto" rimosse senza ragione
Alla luce di quanto riferito dai proprietari delle auto rimosse, i fatti sono però andati in maniera diversa.
Giunti presso il deposito ove i veicoli venivano custoditi, i malcapitati, intimoriti dalla minaccia di non ottenere la riconsegna della propria automobile, sono stati costretti a pagare.
Le somme pretese partivano da un minimo di 150 euro e si alzavano in base al numero di giorni di custodia e alla distanza dal luogo ove il veicolo era stato prelevato. Eclatante il caso di una donna che,
non avendo trovato più la propria auto lasciata in sosta in piazzale Santa Teresa, presentava denuncia di furto, salvo scoprire dopo circa un mese che il mezzo non era stato rubato bensì rimosso. All’atto del ritiro presso la depositeria, un’altra amara sorpresa per la proprietaria: per riottenere il veicolo, la ditta autrice dell’intervento ha presentato un conto salatissimo, pari a circa 700 euro.
Oltre alle rimozioni in piazzale Santa Teresa, gli episodi contestati dalla Procura fanno riferimento ad interventi eseguiti all’interno di stazioni di rifornimento, nei parcheggi privati dell’INPS in via Pessina e in via Calderini.
Alcuni episodi avvenuti a Como
Proprio in questa strada gli uomini della Polizia Locale hanno appurato che circa un anno fa, nonostante il pagamento del carro attrezzi fosse avvenuto a opera del titolare di un passo carraio ostruito, la ditta autrice della rimozione pretendeva e otteneva il pagamento anche dall’ignaro proprietario dell’auto rimossa.
Di pari rilievo quanto accaduto ad un ottantenne costretto a pagare 280,00 euro, per ottenere la riconsegna della propria auto parcheggiata in divieto a pochi metri da una pompa di benzina. Con riferimento a questo episodio l’indagato dovrà rispondere anche del reato di usurpazione di funzioni pubbliche; nella circostanza infatti, trattandosi di una violazione al Codice della Strada, la competenza di accertare la sanzione ed eventualmente ordinare la rimozione era in capo agli organi di polizia stradale, che però non sono stati coinvolti.
Del medesimo reato (usurpazione di funzioni pubbliche) il titolare della ditta di rimozione dovrà rispondere anche in relazione agli interventi effettuati nell’area pubblica di piazza Santa Teresa.
Gli appostamenti, i riconoscimenti fotografici da parte delle vittime e le testimonianze raccolte hanno messo in luce un consolidato modello illegale attuato ai danni dei cittadini, con ricadute per quest’ultimi, sia sul piano economico che morale. “E’ incredibile che un carro attrezzi sia in giro per Como a rimuovere veicoli senza alcuna
legittimazione giuridica e soprattutto che li detenga presso il proprio deposito!”. La frase pronunciata da una delle vittime sintetizza in modo autentico la gravità dei fatti accertati nel corso delle indagini. Reati su reati commessi sfruttando una zona grigia all’interno della quale il comune cittadino fa fatica a districarsi. Ne sono riprova le deposizioni di diversi testimoni. Ascoltando le dichiarazioni gli inquirenti hanno avuto infatti conferma di come molti proprietari di auto, pur pervasi da dubbi rispetto alla liceità della procedura e alla congruità delle somme richieste, hanno subito le condotte vessatorie per timore delle conseguenze che sarebbero potute derivare da un
eventuale rifiuto.
Il commento dell'assessore alla Polizia Locale Negretti
«Abbiamo presentato un’operazione durata un anno e mezzo - commenta l’assessore alla Polizia locale Elena Negretti - condotta con impegno e sacrifici da parte degli operatori della Polizia locale che non hanno guardato a giorni e orari per mettersi a disposizione, con un’importante collaborazione con la Procura e lavorando con dedizione per la città. Il mio ringraziamento e quello di tutta l’amministrazione va a questi agenti che si sono messi a disposizione anche dei cittadini, facendoli sentire coinvolti e responsabili, fino ad arrivare al risultato».
«Mi unisco ai ringraziamenti a questi colleghi che hanno lavorato con grande professionalità - spiega il comandante Donatello Ghezzo - Una professionalità nata da una sensibilità particolare per episodi che potrebbero passare inosservati, mentre messi a sistema fanno emergere situazioni di illegalità e la sensazione per i cittadini di sentirsi abbandonati dalle istituzioni. L’intervento è fondamentale per infondere un senso di sicurezza reale».