Cervelli in fuga dal Canturino e Marianese

A Los Angeles per fare il regista: "Qui i sogni sono più realizzabili"

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A Los Angeles per fare il regista: "Qui i sogni sono più realizzabili"
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C’è chi va all'estero per studiare, chi per vivere un’esperienza, chi per lavorare. Alessio Giurgola, invece, è partito dalla Brianza inseguendo un sogno e una chiara prospettiva: atterrare nel mondo del cinema. Milanese di nascita ma cresciuto a Carimate dopo il trasferimento familiare, Alessio, 28 anni, è un regista italo-olandese con base a Los Angeles ormai da 7 anni. Ha firmato corti e collaborato su oltre 100 set, da Snoop Dogg e Dr. Dre al Super Bowl con Usher e produzioni con Nike ed NBA.

Una passione nata fin da ragazzino

La sua passione per il mondo del cinema inizia prestissimo, a 14 anni Alessio Giurgola già sapeva di voler diventare un regista. California Dreamin’, sognando la California, guardava affascinato i film di Hollywood e creava le basi di una decisione che lo ha portato ad essere oggi un nome affermato nell’industria dell'entertainment statunitense. Appena terminata la maturità scientifica al liceo Fermi di Cantù, l’aspirante film maker brianzolo decide di mettere alla prova le sue ambizioni e parte in direzione Firenze dove per due mesi segue un corso intensivo di cinema, ottiene una borsa di studio e gira alcuni cortometraggi, tra cui Obsexion (2017). «È lì che ho visto un sogno realizzarsi - ricorda Alessio - Era tutta la vita che lo sognavo. Si parlava di film, si guardavano i film, si analizzavano le scene. Firenze mi ha solo reso più consapevole di voler fare questo mestiere».

E quindi giovanissimo, a fine gennaio 2018, Alessio decide di compiere il passo ulteriore oltreoceano, partendo alla volta di Los Angeles per per studiare cinema presso la prestigiosa New York Film Academy. Non aveva mai avuto dubbi sulla sua meta, «se dovevo andare all’estero, doveva essere L.A.», il cuore pulsante dell’industria cinematografica e «città delle opportunità». Atterrato sulla West Coast, a ben 9 ore di fuso orario dall’Italia, l’adattamento non è stato troppo difficile per l'aspirante regista. «A Firenze alcuni colleghi hanno capito che quel lavoro non faceva per loro, mentre altri, come me, hanno deciso di partire, quindi ci siamo trovati e abbiamo affittato un posto in cui vivere insieme» dice Alessio, ricordando i primi momenti in terra americana. Essere italiano, riconosce il regista, ha aiutato: «In generale gli americani sono molto affascinati dall'Italia, l’italiano piace sempre. Inoltre sono gentili, forse un po’ superficiali ma comunque disponibili e aperti a conoscere gente nuova. Magari ti fanno un complimento per una maglietta che indossi e il giorno dopo ti invitano a cena a casa loro».

Il periodo del Covid

Certo in 7 anni i momenti difficili non sono mancati, per esempio durante la pandemia. «Non è stato facile - ricorda Alessio - la cosa assurda è che durante il Covid in Italia capitavano le cose e qui succedevano 3 settimane dopo», quasi un’anticipazione del futuro. Per Alessio era appena terminato il bachelor (laurea triennale, ndr) e stava iniziando il master. «Tutte le produzioni che dovevamo fare all'inizio del 2020 sono state cancellate» e le lezioni accademiche hanno subito un grande rimescolamento per essere seguite online durante le chiusure, «però poi c'era la questione della tesi finale che non poteva essere fatta su Zoom». E infatti il cortometraggio con cui Alessio si laurea, Awakening (2023), e di cui è regista, sceneggiatore e co-produttore, viene girato interamente secondo il protocollo Covid: test 48 ore prime delle riprese, già posticipate di 9 mesi, mascherine e igienizzanti. Anche la stessa Città degli Angeli è cambiata dalla pandemia. «Los Angeles non sta vivendo un momento felice» racconta Alessio. Da quando vive lì ha assistito allo sciopero degli sceneggiatori (2023), gli incendi devastanti avvenuti all’inizio di quest’anno, le proteste Black Lives Matter (2020) e quelle in corso contro l’amministrazione Trump. «Anche l’industria del cinema ne sta risentendo. Se prima c’era molto più flow (ritmo, ndr) e il telefono squillava continuamente, ora devi essere molto più proattivo».

"Il problema sono gli affitti"

Non è tutto oro ciò che luccica: «Il vero problema di Los Angeles sono gli affitti, che sono davvero alti - ci confessa il regista - questo ha fatto sì che molti locali storici chiudessero» e che molta gente decidesse di trasferirsi altrove, per esempio in Texas. «Ad ogni modo le autorità locali stanno cercando di cambiare le cose, creando degli incentivi per non fare la fine di Detroit. Inoltre stanno cercando di migliorare gli spazi della città in vista delle Olimpiadi del 2028 e dei Mondiali del 2026». Nessuna fretta, quindi, di abbandonare la capitale mondiale del cinema per Alessio, che vuole continuare ad esplorare le possibilità della city, facendo esperienza in set più grandi e nell’ambito più stimolante della produzione.

I progetti

Per il giovanissimo regista brianzolo la quotidianità è tutt’altro che statica: al momento dell’intervista ha in imminente uscita un corto (dal probabile titolo The Eye, l’Occhio) e una una produzione targata Netflix, di cui però non può svelarci i dettagli. Due piedi negli Stati Uniti e un pezzo di cuore, però, rimane sempre a casa, dove Alessio torna almeno 3 volte l’anno: «Si vive un po’ meglio in Italia». Il suo obiettivo? «Vorrei costruire un asse USA-Italia, guardo sempre entrambi i fronti» ci dice apertamente il film maker che, nonostante i bagliori losangelini, non esclude l’ipotesi di tornare un giorno. «In Italia i servizi di streaming hanno dato un forte impulso all’industria- continua Alessio - credo che si stiano costruendo delle buone basi per il futuro, soprattutto a Roma».

"In Italia ti scoraggi, in America i sogni sono più raggiungibili"

Ci salutiamo con un’ultima domanda. «Esiste ancora il sogno americano secondo te?». La sua risposta è illuminante. «Secondo me la domanda non è se esiste o meno l'American Dream. È che in Italia vedi il tuo sogno molto lontano e ti scoraggi, mentre in America no, te lo rendono più… raggiungibile. Sono molto più inclini a farti crescere». Secondo il regista però, è la mentalità americana che rende le cose possibili: «Devi comunque lavorare duro, ti devi guadagnare le cose perché nessuno ti regala niente». Un mindset, quello di Alessio, intraprendente ed energetico, che lo ha portato a mettere insieme a soli 28 anni una carriera di tutto rispetto senza sentirsi mai «arrivato». «Non posso dire di aver compiuto il sogno americano, diciamo che mi trovo in percorso. Sono un freelancer e faccio sempre qualcosa. It’s all about the next job, bisogna sempre pensare al prossimo obiettivo».

Ylenia De Riccardis

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