Abusi sessuali nella Chiesa le nuove riflessioni di don Roberto

"Come Cristiani dobbiamo guardare in faccia la realtà, senza paura".

Abusi sessuali nella Chiesa le nuove riflessioni di don Roberto
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Abusi sessuali nella Chiesa: don Roberto Pandolfi torna a scuotere le coscienze.

Sorprese (gradite)?

"Sorprese (gradite)?". Questo il titolo dell'editoriale di questa settimana di don Roberto Pandolfi, parroco di Grandate. Il sacerdote torna a scuotere le coscienze su un tema molto delicato come quello degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, dopo aver fatto molto discutere anche sul tema dei mendicanti. Il parroco di Grandate parte parlando della situazione cilena, dove "tutti i vescovi del Cile hanno rassegnato le dimissioni per aver coperto abusi sessuali di cui erano a conoscenza". Poi torna a parlare della "nostra" situazione, con parole dure.

Lo scritto di don Roberto

don Roberto Pandolfi

Ecco cosa ha scritto il parroco di Grandate. Riportiamo testualmente.

"Ma veniamo alla nostra Diocesi.
Qualche giorno fa, con grande sorpresa, ho ricevuto un supplemento al Bollettino Ecclesiastico Ufficiale (dove ci sono gli interventi del Vescovo, i provvedimenti della curia, le nomine dei preti e molto altro) interamente dedicato al tema degli abusi sessuali perpetrati nella Chiesa cattolica. L’introduzione del Vescovo contiene parole molto significative, gravide di impegni: “Grande clamore e sconcerto hanno generato nel corso del 2017 vari servizi televisivi e giornalistici attorno alla diffusione di notizie relative a condotte immorali attribuibili a un nostro sacerdote. Ne era scaturita tanta tristezza e sofferenza. Non è mancata la vicinanza alle comunità ecclesiali in sofferenza e che si sono interrogate sulla veridicità o meno di quanto i mass media hanno ostentato con tracotante sicurezza.
Si è avvertito, però, anche vivo il compito di educare il Popolo di Dio a “trarre profitto” da queste vicende nella certezza che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
Occorre infatti imparare a “trovare Dio” dentro tutte le situazioni, anche le più dolorose, quelle che generano amarezza, suscitano interrogativi inquietanti ed espongono i singoli fedeli e la Chiesa intera al pericolo di facili critiche, non ultimo una perdita di fiducia.
“Dobbiamo avere gli occhi aperti e non nasconderci una verità che è spiacevole e non vorremmo vedere”, esorta papa Francesco.
Come Cristiani dobbiamo guardare in faccia la realtà, senza paura, con grande serenità senza ricorrere al vano tentativo di nascondere alcunchè (che sarebbe espressione di una mentalità da trincea), senza nemmeno dare l’immagine di voler minimizzare le notizie… Come sacerdoti, in particolare, avvertiamo l’esigenza di una maggiore assunzione di responsabilità nel prenderci cura del gregge che ci è stato affidato così come del prenderci cura gli uni degli altri”.

Il supplemento riporta integralmente il Motu Proprio del Papa ” Come una madre amorevole”, sulla responsabilità dei vescovi nei casi di abusi e sulla loro rimozione in caso di inadempienze o complicità (i lettori di queste riflessioni ne avevano già gustati ampi stralci nella riflessione del 20 giugno 2016, qualche giorno dopo la pubblicazione del documento. Ovviamente, la stampa cattolica “locale” era stata in prudente e guardingo silenzio), due discorsi e un’omelia ancora del Papa, tre interventi di Benedetto XVI, uno studio del nostro canonista don Marco Nogara e, infine, consiglia la lettura di alcuni articoli, uno dei quali già riportato quasi integralmente in queste riflessioni l’11 dicembre 2017.

Forse qualcosa comincia a muoversi anche sulle sponde amene del nostro lago.
Chissà.
Intanto restiamo in trepida attesa di sapere se la “tracotante sicurezza” ostentata dai mass media nel novembre del 2017 corrispondeva a verità oppure no. Si sa che i tempi delle gerarchie ecclesiastiche sono sempre piuttosto lunghi, ma forse varrebbe la pena di stringere.

Anche perchè ci sono tante persone in attesa di giustizia e/o di riabilitazione della propria immagine.
D’altronde la Verità non può farci paura…altrimenti sarebbe come dire che ci fa paura Gesù".

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