Storia di solidarietà

Aprono la porta di casa a dieci profughi ucraini

Una storia di solidarietà che arriva da Mariano.

Aprono la porta di casa a dieci profughi ucraini
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Tre mamme, cinque bambini e due ragazze. Maria Demeshko e il marito Natalino Tagliabue hanno letteralmente spalancato le porte di casa ai profughi ucraini, dando loro la possibilità di scappare dalla guerra. La loro enorme generosità si sta però scontrando con la burocrazia italiana: all’appello mancano infatti i contributi mensili che dovrebbero essere erogati dalla Protezione civile a livello nazionale.

Aprono la porta di casa a dieci profughi ucraini

«Per fortuna sono pensionato - riflette Tagliabue, lasciando trasparire tanta amarezza - , perché da cinque mesi passo le giornate tra call center e siti internet per dar loro ciò che gli spetterebbe. Del resto le spese per crescere una bambina di 15 mesi, un bambino e una bambina di 2 e anni e mezzo, un bimbo e una bimba di 4 anni e mezzo, una ragazzina di 13 e una di 17, sono tante. Servono grandi quantità di pannolini, latte e yogurt. L’aiuto della Caritas che ci fornisce un pacco alimentare è importante, ma certamente non può coprire tutte le necessità».

I problemi riguardano due mamme su tre, a cui spetterebbero 300 euro al mese più 150 euro al mese per ogni minore. «Una mamma ha ricevuto le tre mensilità di contributi per sé e la figlia entro tempistiche accettabili, la seconda mamma ha ricevuto solo giovedì il contributo del terzo mese di giugno per sé e suo figlio, restano invece esclusi i nipoti che sono venuti con lei, in quanto risultano minori non accompagnati. La terza mamma non ha mai ricevuto nulla, è in attesa di 2.250 euro che al momento risultano bloccati. La domanda "non è andata a buon fine per problemi di trasmissione o aggiornamento dei dati della domanda di permesso di soggiorno da parte del Ministero dell'Interno", nonostante lunedì 12 settembre avessimo ricevuto una seconda e-mail dalla Protezione Civile con cui veniva comunicata la possibilità di riscuotere tre mensilità di contributi, ma solo per la mamma. Da notare che già a luglio un messaggio simile comunicava la disponibilità degli importi per i tre mesi anche per le tre figlie».

Maria Demeshko e il marito Natalino Tagliabue

Un labirinto burocratico, fatto di lunghe attese e nessuna risposta. Tagliabue ci accoglie, insieme alla moglie, nella sua postazione, dove ogni giorno, davanti al suo pc, prova a trovare il bandolo di questa matassa. «Guardi qui - ci dice indicando la dimensione massima degli allegati che si possono caricare sul sito della Protezione civile - , come faccio a rispettarla se mi viene richiesto di presentare svariati documenti? Sono costretto a passare il tempo a ridurli». L’ennesima complicazione anche quando si vuole fare del bene.

Nonostante le difficoltà, la famiglia resta convinta della scelta fatta. E salendo al piano superiore, dove mamme e bambini sono ben sistemati, le ragazze si connettono alle scuole in Ucraina per seguire le lezioni, è facile capire il perché. «Siamo partiti a marzo per andare a prendere mia figlia e la mia nipotina - aggiunge Demeshko - , poi insieme a lei abbiamo deciso di ospitare anche una sua amica con la sorella, oltre ai rispettivi figli e nipoti. Vivono tutti in una zona calda, vicino a Kharkiv. Mio genero, 31 anni, un ragazzo d’oro, è diventato un militare. Riusciamo a sentirlo, ma non sempre perché dipende molto dalle operazioni. L’angoscia è tanta».

In attesa che vengano sbloccati i contributi, la famiglia in questi mesi ha potuto contare sulla solidarietà degli amici: c’è chi a Pasqua si è presentato con le uova per i bambini, altri hanno portato un passeggino. «Ringraziamo tutti, ma vogliamo dare a tutte le mamme i contributi che erano stati promessi, pensiamo sia importante anche per loro stesse», ribadisce.

(Giornale di Cantù sabato 17 settembre 2022)

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