Il racconto

Chiara e Omar in bici per il Marocco

Un viaggio all’insegna dell’avventura, in sella dal 20 aprile al 5 maggio hanno girato insieme per il deserto e le montagne dell’Atlante

Chiara e Omar in bici per il Marocco
Pubblicato:
Aggiornato:

Un viaggio on the road in sella alla propria bici è un modo alternativo per assaporare il fascino dei paesaggi incontaminati, dando valore a ogni giorno con genuinità e spontaneità. Chiara Maffina, 24 anni di Cucciago, insieme al suo ragazzo Omar Ayoubi, 30 anni di Olgiate Comasco, hanno affrontato un giro ad anello di 11 giorni, con partenza e arrivo da Marrakech: i due hanno percorso 900 km con 12000 metri di dislivello, tra strade sterrate in mezzo al deserto e per i monti dell’Atlante.

Le parole dei due viaggiatori

"Siamo passati per Ouarzazate, Tinghir e Beni Mellal, ma il resto del tempo eravamo sperduti per le alture marocchine - raccontano - Volevamo fare qualcosa di diverso fuori dall’Europa".

Paesaggi mozzafiato lontani da noi, seppur molto abitati:

"Anche sopra ai 2000 metri di altitudine si possono trovare comunità di pastori e coltivatori - aggiungono - Si percepisce quanto le persone siano radicate alla propria terra e i giovani non siano interessati a spostarsi nelle grandi città".

La bellezza di questi luoghi non invasi dal turismo di massa è che si può respirare la loro quotidianità, le abitudini locali e la naturale ospitalità della popolazione:

"I ciclo viaggiatori non sono una novità, ma i bambini erano sorpresi della nostra presenza, li vedevamo andare a scuola a piedi, mentre le donne lavoravano nei campi di grano e di papavero - spiega Chiara - Non tutti i villaggi hanno a disposizione un supermercato, ma durante una sosta un ragazzo ci ha invitati a casa sua per cucinarci un pasto: ci ha fatto sentire i benvenuti, nonostante le difficoltà nel comunicare, visto che parlano solo francese, una lingua che noi non sappiamo".

I borsoni ancorati al telaio, colmi di attrezzature da campeggio e per la manutenzione delle bici, utensili e pentolini leggeri per cucinare, filtri dell’acqua e tutto ciò che può costituire un equipaggiamento essenziale non troppo ingombrante.

"La maggior parte delle notti le abbiamo trascorse in tenda - continuano - Molti si chiederanno se non avessimo paura ad accamparci nella natura, in realtà no, perché le persone non sono interessate a derubarti: non ci siamo mai sentiti in pericolo".

Assaggiare cibi tipici e scoprire le loro usanze, approcciandosi per la prima volta ad una religione diversa:

"Hanno molto rispetto per la figura femminile, non c’è l’obbligo del velo, anche se faceva strano che per le donne non fosse abitudine andare nei bar - aggiunge Chiara - Inoltre, ogni tanto si sentiva riecheggiare per la vallata il richiamo alla preghiera delle moschee".

"La bici è il mezzo perfetto per assaporare questi luoghi - conclude Omar - E’ un tipo di viaggio più personale e indipendente, certo non è una vacanza di relax, ma è questo il bello: è stimolante essere in balia degli imprevisti e aprirsi all’inaspettato".

Seguici sui nostri canali