Covid, vaccini e Green Pass, don Roberto: "I capricci non sono diritti, la libertà di scelta ha sempre delle conseguenze"
Il parroco di Grandate, con il suo piglio schietto, ha fatto un'analisi della situazione.
Il tema delle ultime settimane che tiene acceso il dibattito in tutta Italia è certamente quello del Green Pass. Non sono mancate anche manifestazioni di piazza di chi non ha alcuna intenzione di vaccinarsi ma lamenta, per via di questa scelta, di essere escluso dalla vita pubblica. Così è ancora una volta il parroco di Grandate, don Roberto Pandolfi, ad analizzare e commentare la situazione, con il suo tradizionale piglio schietto.
Covid, vaccini e Green Pass, la riflessione di don Roberto
"Nel Paese dei Guelfi e dei Ghibellini è ovvio che si litighi su tutto: così è normale che anche sul Covid ci siano schieramenti contrapposti. Sì ai vaccini, no ai vaccini, ni ai vaccini; sì al green pass, no al green pass; tutto aperto, tutto chiuso… In una situazione del genere è proprio difficile ragionare con oggettività, anzi, è difficile ragionare. E anche chi tenta di farlo è tacciato di partigianeria.
In tutto questo marasma una delle parole più citate è 'libertà'. Certo, in un’epoca in cui ci si è abituati a scambiare per diritti tutti i propri desideri e anche i propri capricci e si ritiene che questi desideri e questi capricci debbano essere approvati e accettati da tutti e tutelati dallo Stato, non è facile convincersi che la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro e che lo Stato non può e non deve salvaguardare tutto e che i capricci rimangono capricci e le frustrazioni rimangono frustrazioni.
Sarebbe importante, poi, capire che la libertà di scelta ha sempre qualche conseguenza. Sarebbe comodo poter scegliere sempre, tra gli applausi e gli inchini deferenti, situazioni che hanno solo conseguenze positive. E invece questo non sempre avviene.
Così chi sceglie, per esempio, di vaccinarsi sa che potrà andare incontro a complicazioni tra qualche tempo e, se ciò dovesse capitare, non se ne lamenterà. Così come non deve lamentarsi chi, per esempio, decide di non vaccinarsi e viene escluso da ristoranti e musei. Ma siccome siamo troppo abituati a lamentarci delle conseguenze negative di scelte che abbiamo consapevolmente fatto conoscendo queste conseguenze negative, diventa ovvio arrabbiarsi con gli altri per non ammettere che siamo un po’ sciocchi. Oppure per non poter andare sempre in pianura anche quando la strada presenta una ripida salita.
E, ovviamente, sono sempre gli altri (lo Stato o la Chiesa o chi per essi) a dover rendere la strada agevole e senza ostacoli così che le nostre gambette possano procedere spedite senza la fatica di affrontare la salita conseguente alla scelta di quella determinata strada. Ormai tra virologi, scienziati, politici, manifestanti, giornalisti, generali, blogger, cantanti, attori, critici d’arte, scrittori, farmacisti, venditori ambulanti, ognuno che dice la sua (e cioè tutto e il suo contrario), forse riusciamo ancora ad avere la libertà di scegliere, fidandoci, in ultima analisi, di Dio.
don Roberto"