Cervelli in fuga

Da Carugo a Lisbona e Bruxelles

Lia Marchetti ha 24 anni e dopo un periodo a Lisbona, ora è nella capitale belga per lavoro

Da Carugo a Lisbona e Bruxelles
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La scelta di andare all’estero non è mai semplice ma può portare vantaggi su diversi livelli. L’esperienza di Lia Marchetti, 24enne di Carugo, è in questo senso molto esemplificativa.
Marchetti, infatti, ha lasciato il Belpaese per completare il proprio ciclo di studi in economia andando a Lisbona. Dalla capitale portoghese, poi, si è spostata a Bruxelles per lavoro.

Da Carugo a Lisbona

Nonostante la giovane età, dunque, Marchetti ha vissuto due esperienze molto diverse l’una con l’altra. Ciò emerge chiaramente dal suo racconto. La capitale portoghese è una città mediterranea e giovane mentre Bruxelles ha altre caratteristiche.
Un altro elemento che verrà evidenziato a breve è che le ragioni per cui si vive in una città, siano esse di studio o di lavoro, portano a cambiare la percezione della vita nella città stessa.
Marchetti racconta:

 "La mia esperienza a Lisbona non è stata un grande cambiamento. La città è piena di studenti stranieri, soprattutto italiani e dal nord Europa".

Nonostante lo stacco non sia stato traumatico, un trasferimento di questa portata appena finita l’università non è banale:

"È sicuramente una vita diversa che ti insegna a staccarti dalla famiglia e dai tuoi amici di sempre. Tuttavia, sono convinta non sia un cambiamento così drastico".

La folta comunità italiana a Lisbona, infatti, aiuta:

"Ho notato che l’italiano tende a stare con l’italiano, il tedesco con il tedesco e così via. La tendenza è quella".

Marchetti spiega anche le ragioni della sua decisione di andare via dall’Italia:

"Per me non sarebbe stata una scelta intelligente rimanere a Milano a studiare. A oggi, se ci si vuole differenziare, occorre uscire dal paese. Io ho avuto modo di interfacciarmi anche con altre persone che hanno preso questa scelta. Io volevo fare un master all’estero che garantisse dei crediti formativi dati per conoscenze applicate. Così fanno in tutto il mondo ma questo in Italia non l’avrei trovato".

Il master di Lisbona offriva, dunque, queste certezza ma non solo:

"Abbiamo lavorato molto in gruppo e questo è una tipologia di approccio molto più vicina al mondo del lavoro vero e proprio. Questo è stato un elemento importante".

Marchetti sottolinea un’altra caratteristica estremamente vantaggiosa per la sua idea di master:

"Volevo anche costruire una mentalità che mi facesse rimanere sul pezzo durante tutto l’anno con esami che in Italia sono distribuiti in maniera peggiore".

Le scadenze ravvicinate della business school lusitana, infatti, la differenziano notevolmente rispetto alla tradizione universitaria italiana che è impostata sulle sessione semestrali.
Marchetti prosegue:

"La “business school” mi ha permesso di creare una rete di contatti che in Italia, per tutta una serie di ragioni, non si riesce a costruire e a formare".

La scelta di Lisbona, inoltre, è stata decisamente felice anche per una serie di altri fattori:

"In un paese come il Portogallo, decisamente accessibile come costo della vita, si sta bene. Il clima è perfetto e questa è una caratteristica decisiva per noi italiani. Un altro gruppo presente in città era quello dei tedeschi con cui, però, non ho notato grande affinità. I portoghesi rimangono quasi sempre tra di loro anche se abbiamo avuto un po’ di interazioni con loro. Lisbona è una città molto italiana, proprio come modo vita anche se è più allineata al resto d’Europa, più internazionale".

Qualcosa da migliorare, tuttavia, c’è:

"Lisbona potrebbe essere messa meglio a livello di servizi e, forse, essere un po’ più efficiente".

Marchetti, tuttavia, è rimasta molto colpita dalla città:

"Per uno studente o un giovane lavoratore, non c’è un posto dove si riesce a stare meglio. Gli stipendi sono sullo stesso livello di quelli di Milano ma le spese sono la metà".

La vita sociale è un punto decisamente a favore di Lisbona:

"Si può uscire durante tutto il corso dell’anno. C’è sempre gente in giro. Poi, spendendo poco, la socialità aumenta e si riesce ad avere amicizie praticamente senza impegnarsi. Andare quando si ha la mia età, aiuta molto.La città è piena di nomadi digitali che lavorano nel mondo della tecnologia e, per questo, gli affitti sono diventati più alti. I costi, tuttavia, rimangono a misura d’uomo, soprattutto se paragonati a quelli di Milano dove tutto diventa più complicato".

Il trasferimento a Bruxelles

Marchetti ha lasciato Lisbona per spostarsi a Bruxelles, un cambio di panorama non indifferente:

"Ho appena iniziato il tirocinio. Il fatto di essermi trasferita da Lisbona non aiuta molto".

La decisione di andare nella capitale belga è stata, tuttavia, necessaria:

"Io e i miei compagni di master ci siamo trovati nella condizione di dover scegliere se stare in Portogallo, spostarsi in Spagna o andare in altri posti. Ma in queste zone è più difficile costruirsi un giro. Bruxelles è un luogo giovane e internazionale. Le persone che ho incontrato finora sono tutti più o meno coetanei e questo rende più facile l’inserimento così come il fatto che io mi sia trasferita con una mia amica".

Marchetti prosegue raccontando come sta andando questo primo periodo in Belgio:

"L’efficacia nordica, finora, non la vedo molto. La città è piuttosto grigia e triste, magari occorre ambientarsi un po’".

A Bruxelles, inoltre, l’esperienza lavorativa si sta dimostrando di alto livello e ciò traspare chiaramente dalle parole di Marchetti:

"Una differenza enorme tra gli stage qui e quelli in Italia è che si può entrare e uscire quando si vuole. Basta che il lavoro venga portato a termine".

Marchetti risponde anche alla domanda su eventuali nuovi spostamenti:

"Non vorrei continuare a spostarmi ma, finché posso, mi muovo. Cerco di capire qual è la cosa più intelligente da fare e la seguo. Ora sarò sei mesi a Bruxelles e poi si vedrà".

Il lavoro, d’altronde, è quello che le piace:

"Sono assistant brand manager e faccio sia analisi sia report settimanali sulla crescita del marchio e sulle vendite. Cerchiamo di analizzare la competizione e, sulla base di queste analisi quantitative, si fa un lavoro qualitativo con campagne e investimenti per migliorare il prodotto. Questo lavoro era quello che volevo fare. Sto facendo molte analisi quantitative e mi piace molto. Penso di voler continuare a lavorare in questo campo in futuro. Poi ci sarebbe anche la possibilità di cambiare posizione nella stessa azienda. Ciò mi piace molto".

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