La chiave della serenità, spesso, si trova nell’equilibrio: la giusta distanza dall’Italia e la giusta vicinanza alle possibilità. Di questa idea è almeno Martina Toniutto, 28enne, residente a Zurigo da un anno dopo svariato tempo trascorso sui mezzi che ogni giorno la portavano da casa al Ticino, e ritorno. Frontaliera dal 2022, in questi anni ha imparato a conoscere ed amare la Svizzera, e la scelta di trasferirsi è nata di conseguenza: «Grazie all’università Insubria, dove ho studiato Turismo, ho iniziato a lavorare in Ticino come backoffice commerciale, era gennaio 2021 e il settore era ancora bloccato per gli strascichi del Covid. Solo dopo ho iniziato a fare esperienza come buyer in un’agenzia che organizza viaggi di lusso per clienti americani – ha raccontato – Questo lavoro mi ha permesso di viaggiare per la Svizzera e di scoprire Zurigo, una città dove si respira aria internazionale.
Zurigo: un ponte tra Italia e mondo
Mi è piaciuta subito e da lì è maturata l’idea di voler trascorrerci del tempo per crescere professionalmente». Dopo aver passato parte della giovinezza tra Taiwan, in quarta liceo classico, e Stati Uniti, per un semestre di studio universitario, Zurigo è apparsa a Toniutto un’ottima sintesi tra il seducente richiamo dell’estero e delle sue possibilità, e la vicinanza a casa: «Se cammini per strada senti la gente parlare qualsiasi lingua e il tedesco è solo una di quelle. Secondo me tra tutte le città svizzere, Zurigo è quella in cui è più facile sentirsi accolti perché esiste una forte comunità internazionale, io per esempio in azienda lavoro sempre a contatto con persone da tutto il mondo – ha spiegato la finese – Ma data la vicinanza alla frontiera, ci sono anche sempre più comaschi che optano per la città. Parlando di casa, un altro motivo per cui ho scelto Zurigo come mio domicilio è che con due ore di treno posso raggiungere la mia famiglia. Questo è un sollievo rispetto al peso che si può avvertire vivendo più lontano».
La praticità svizzera e il mercato immobiliare competitivo
A livello personale, la 28enne ha scoperto che la città sulla Limmat risuonava bene anche con le sue corde: «In questi anni mi sono riscoperta un po’ svizzera, nel senso che apprezzo la rigidità nelle relazioni. In città mi trovo molto bene, è sicura, funziona e la burocrazia è ridotta al minimo. Per esempio, se ti devi trasferire basta compilare un form sul sito del Comune ed è fatta». Il problema in questi casi, riguarda al più la fase previa di ricerca dell’abitazione: «Il mercato immobiliare è saturo e competitivo, cioè esiste la possibilità di trovare casa ma è limitatissima, soprattutto a Zurigo, perchè il numero di persone che cerca casa è nettamente superiore all’offerta della città – ha sottolineato – Una cosa che mi lasciava sempre scioccata quando cercavo casa è che un annuncio, pur pubblicato alla mattina, riceveva tantissime richieste nello stesso pomeriggio. Mi è capitato più volte di presentarmi all’appuntamento per vedere una casa eccessivamente cara e, nonostante tutto, di trovarmi insieme ad una quarantina di persone in fila sulle scale. Qui sei tu che ti devi vendere per convincere chi affitta a prenderti, non il contrario. Quello è stato un bello shock: mi sono resa conto di trovarmi in un posto in cui tutti vogliono stare. In Italia non ho mai percepito tutta questa competizione».
Un equilibrio perfetto tra città e natura
Tra i motivi per cui Zurigo vince, anche l’aspetto logistico e l’equilibrio tra ambiente urbano e natura: «Vivo in una zona centrale, in cinque minuti arrivo in centro; se invece ho voglia di verde, camminando dal mio ufficio arrivo al lago oppure in un’ora di treno raggiungo le famose Alpi svizzere. Come nel più classico degli stereotipi, siamo circondati da campi di mucche», ha scherzato. Slegata dai luoghi comuni è invece la scoperta che Toniutto ha fatto sulla cultura dell’outdoor, un’abitudine pressoché snobbata in Italia: «Rispetto a noi, gli svizzeri vivono tanto fuori. Anche se è un giorno invernale di pioggia ci sono sempre genitori che portano i bambini a scuola in bicicletta, tutti con l’impermeabile e gli stivaletti. Appena c’è un raggio di sole invece escono tutti, e d’estate ogni zona verde è invasa da pic nic e grigliate – ha raccontato – Il fatto è che il clima in Ticino o a Como è diverso rispetto a quello zurighese: i giorni di pioggia qui sono un po’ di più, quindi capisco che chi è cresciuto con queste temperature non si faccia troppi problemi e faccia tutto indipendentemente dal meteo. Ancora oggi mi stupisce la capacità di adattarsi di chi è cresciuto con un po’ più di grigio rispetto a noi».
“Bagno con zero gradi? Quello mai”
Questa tolleranza svizzera al freddo si manifesta anche in abitudini «esotiche» ancora in grado di sorprendere lo sguardo della finese: «Una cosa che mi fa sempre ridere è vedere in pieno inverno persone che, magari con zero gradi di temperatura, vanno a correre e poi fanno il bagno nel lago in questi lidi che, d’estate sono a numero chiuso, invece d’inverno sono aperti e sponsorizzano con diversi cartelli questa pratica – ci ha raccontato, tra una risata e l’altra – Non credo che arriverò mai a un livello di integrazione tale da farlo, però è sempre divertente notare queste differenze. Penso che in Italia non si vedrebbe mai una scena simile».
“L’Italia non può offrirmi la possibilità di mantenere il mio stile di vita”
Un altro scenario, purtroppo, lungi dal verificarsi dentro i confini nostrani è un futuro roseo. Tra le varie considerazioni infatti la giovane professionista ha ribadito un dato evidente: le prospettive economiche e la speranza nel futuro appaiono più tangibili oltre frontiera che in terra natia. «Penso che l’Italia non possa offrirmi la possibilità di mantenere lo stile di vita che ho attualmente. Più che di aspetti culturali si tratta di una questione economica, purtroppo – ha constatato – Tanti miei amici faticano a comprare casa o comunque hanno ancora bisogno del sostegno dei genitori e la cosa mi dispiace: credo che a noi giovani italiani non vengano date le cioè le possibilità che ci meriteremmo e che hanno avuto i nostri genitori 30 anni fa». Queste considerazioni sono state fatte da Toniutto al netto della dispendiosità della vita svizzera. «I costi fissi qui sono veramente alti. Ad esempio, l’assicurazione costa almeno 400 franchi al mese, e a questa cifra hai accesso alle cure minime, in realtà bisogna pagare di tasca propria tanto altro – ha raccontato la finese – Poi c’è da considerare gli affitti alle stelle: il prezzo medio per una stanza nel centro di Zurigo si aggira attorno ai 1000 franchi al mese, se ci si allontana dalla città il costo dell’affitto cala parecchio ma rimangono le spese fisse. Il costo della vita è sicuramente uno degli svantaggi maggiori di vivere in Svizzera, d’altrocanto, rimane la consapevolezza di essere in un paese che ti trasmette sicurezza e speranza per il futuro, cose che in Italia purtroppo non percepivo». Per tutti questi motivi il sogno di Toniutto può dirsi oggi realizzato: «Sono contenta di dove sono arrivata. C’è sempre possibilità di miglioramento ma di una cosa sono certa: qui è dove voglio rimanere».