Cervelli in fuga

Dal liceo "Melotti" al Canada

Il quarto anno di scuola a Montréal di uno studente del liceo artistico

Dal liceo "Melotti" al Canada
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A Montréal per diventare indipendente: Matteo Vago, studente di 17 anni del liceo artistico "Fausto Melotti" di Cantù, attualmente vive e studia in Canada.

Un anno di scuola all'estero

Spiega così Matteo la decisione di studiare all'estero:

"Durante questo mio quarto anno di liceo ho deciso di fare un semestre fuori dall’Italia, attraverso Trinity ViaggiStudio, per mettermi un po’ in gioco e fare un’esperienza stimolante. Una delle mie priorità è imparare bene il francese e per questo motivo, da gennaio, sono finito in Canada, nella zona del Québec, dove parlano francese. Inizialmente avevo provato ad andare a Parigi, ma non è stato possibile perché lì richiedono una conoscenza già avanzata della lingua. Tra l’altro, in Canada posso coltivare anche la mia passione per lo sci, dato che qui c’è tanta neve".

In Canada Matteo si sta inserendo in un sistema scolastico un po’ diverso:

"A Montréal proprio non esiste il concetto di liceo artistico. I ragazzi della mia età fanno il Cégep, ovvero 3 anni che si trovano in mezzo tra le superiori e l’università. I canadesi, nel Cégep, possono selezionare il programma che più si adatta ai loro interessi, invece noi studenti internazionali non possiamo scegliere tra tutti i corsi. Io studio 6 materie, che vengono affrontate in modo molto dettagliato: ora stiamo facendo 7 ore di Fisica alla settimana. Secondo me qui i professori riescono a coinvolgere di più i ragazzi, facciamo anche tanti laboratori, proprio per “vivere” i contenuti che studiamo nei libri. Poi alla fine di ogni materia c’è un test attitudinale e gli insegnanti possono decidere che peso dare a questa prova. Per esempio il mio professore di Fisica ha deciso di considerare il test finale al 40%, mentre il restante 60% dipende dai vari quiz che facciamo ogni settimana. Anche gli orari scolastici seguono altre logiche: può capitare di finire le lezioni già alle 10 del mattino o anche di dover proseguire fino alle 17. Per quanto riguarda la lingua, a Montréal, tutte le materie si studiano in inglese, mentre fuori dalla scuola si parla soprattutto il francese. Nel Québec quasi tutti sono bilingue, di base hanno un approccio molto internazionale, che porta all’inclusività. A scuola si svolge anche un’iniziativa che chiamano “Indigenous week”, ovvero una settimana dove ogni studente straniero prepara una sorta di bancarella per raccontare la cultura del proprio Stato".

L'esperienza a Montrèal

In questa tappa canadese del suo percorso di crescita, Matteo sta vivendo la prima esperienza fuori dall’Italia senza la famiglia:

"A me piace molto girare il mondo e interagire con le varie culture. Ho già visitato diversi Stati, anche in Africa, ma sempre con i miei genitori. Il viaggio in Canada è stato il mio primo spostamento lungo fatto completamente da solo: una bella opportunità per crescere e diventare più indipendente".

Nei prossimi mesi Matteo, probabilmente, non tornerà mai in Italia:

"Potrei rientrare solo quando ci sono le vacanze. Qui ci sarà un periodo di pausa di 1 settimana che viene chiamato “spring-break”, ovvero le vacanze di primavera. Ma noi studenti internazionali, ogni weekend, abbiamo delle attività già prestabilite in Canada e proprio in quella settimana avremo un impegno a Toronto, quindi non sarà possibile andare a riabbracciare la mia famiglia".

La famiglia "canadese"

Matteo, però, a Montréal, viene seguito dalla sua famiglia ospitante:

"Sono molto soddisfatto dell’accoglienza che ho ricevuto. Mi reputo fortunato. Ho trovato proprio una bella famiglia che mi supporta in questo percorso, lasciandomi anche la libertà di cui ho bisogno. Inoltre, i miei genitori ospitanti sono particolarmente gentili, recentemente siamo andati tutti insieme a giocare a bowling e hanno voluto pagare loro, mentre di base dovrebbero offrirmi solo il cibo. Loro hanno 2 figli, ma ormai sono grandi e hanno lasciato la casa d’origine. Con noi, quindi, vive un altro studente internazionale, che, invece, proviene dal Messico".

Le differenze tra Canada e Italia

Le differenze tra il Canada e l’Italia si fanno sentire anche nello stile di vita. Prosegue Matteo:

"Qui sembra di vivere in una dimensione molto lontana dalla nostra. Si pranza alle 11 e si cena verso le 17.30, anche perché il buio arriva prima rispetto all’Italia. Quindi la giornata, chiaramente, segue altre logiche nel suo sviluppo. In tanti bar i minorenni non possono entrare, sotto quest’aspetto i canadesi sono più rigidi. Da noi in Italia già a 14/15 anni si frequentano le discoteche; per loro, invece, sarebbe inconcepibile. Qui si fanno tante feste in casa, un po’ come si vede nei film americani. Poi da italiano, come differenza, sento tanto la mancanza della nostra cultura gastronomica. Per fortuna i miei genitori ospitanti lavorano nel campo delle scienze motorie e quindi sono molto salutisti. In casa, tendenzialmente, mangiamo tante verdure, mentre altri ragazzi so che sono finiti in famiglie che mangiano solo cibo parecchio calorico, seguendo le abitudini statunitensi. Un piatto tipico della zona in cui sto vivendo è la ”poutine”, ovvero patate fritte con sopra una salsa, che vagamente può ricordare il gusto del nostro brasato".

Il futuro di Matteo

Per quanto riguarda gli obiettivi futuri, Matteo ha già qualche idea in testa:

"Al liceo artistico, come indirizzo, dalla terza superiore, ho scelto Moda. Quindi vorrei proseguire in questo campo. Non ho ancora deciso se continuare a studiare all’estero o rientrare definitivamente in Italia. Da noi ci sono ottime università legate alla moda, ma sono anche parecchio costose. In Europa penso che ci sia una qualità simile, ma con costi inferiori. Dai miei progetti tendo a escludere la possibilità di rimanere in Canada, perché qui nel campo della moda, purtroppo, non ci sono opportunità. La città più vicina per coltivare questa mia passione sarebbe New York, ma le rette, che ho letto, sono veramente insostenibili".

Infine, da giovane ragazzo che parla ad altri giovani, Matteo consiglia di provare l’estero per continuare a crescere:

"A me questa esperienza sta dando tanto. Trovo che sia formativo andare in un luogo dove nessuno ti conosce, perché sei quasi obbligato a tirare fuori il massimo da te stesso. Inoltre, è proprio affascinante scoprire altre culture che si caratterizzano per una mentalità molto diversa dalla nostra".

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