Sono appena rientrati dal cammino francese di Santiago de Compostela i due 18enni Christian Keci, di Ponte Lambro, studente di informatica al “Romagnosi” di Erba, e Pietro Schimio, di Eupilio, iscritto all’agraria della “San Vincenzo” di Albese: quasi unici ad affrontare questa prova così giovani.
Percorsi quasi 900 km
Hanno trovato tante risposte e nuove domande, si sono guardati dentro e confrontati, hanno incontrato e conosciuto persone e dato il giusto peso alle cose importanti della vita: “In un mese abbiamo vissuto emozioni e sensazioni che si vivono normalmente in 6 anni”.
“Facciamo spesso camminate in montagna, ma da tempo avevamo nella mente e nel cuore di fare questo cammino, che non è solo passeggiata, ma vita da pellegrino, riflessione, introspezione, confronto”, hanno raccontato.
Partiti il 22 luglio i due giovani hanno percorso i quasi 800 chilometri da Saint-Jean-Pied-de-Port, versante francese dei Pirenei, a Santiago, arrivando il 18 agosto in plaza de Obradoiro di fronte alla cattedrale dove è situata la tomba di San Giacomo apostolo e poi hanno scelto di proseguire per altri 90 chilometri fino a Capo Finisterre, per un totale di quasi 900 chilometri, arrivando il 21 agosto: “Ci abbiamo messo meno della media solita, non abbiamo fatto tappe obbligate e abbiamo spinto molto, percorrendo dai 30 ai 40 chilometri al giorno – hanno raccontato – Così trovavamo ostelli e posti letto in maniera più semplice”.
Un mese di fatica, riflessione, confronti: “Stai un mese nei tuoi pensieri, alla ricerca delle risposte a tante domande e con nuove domande che si fanno strada nella mente, vivendo la vita del pellegrino: quando torni apprezzi ogni piccola cosa che davi per scontata e ti rendi conto che la “bolla” non è quella del cammino, ma la vita quotidiana. Abbiamo parlato con gente di tutte le età: tante storie, in uno scambio pulito e senza giudizio, in ascolto, in aiuto reciproco, con connessioni umane istantanee e senza paura di esprimersi”.
Fede rafforzata
A volte si cammina in silenzio, altre si chiacchiera e ci si scambiano sensazioni e pensieri: “Davanti ai paesaggi che scorrono i giorni sembrano settimane”. E la fede si rafforza: “Siamo partiti con una forte idea di fede e nel cammino si è anche rafforzata – ha sottolineato Christian – A Finisterre, a picco sulla scogliera, ho ringraziato per il cammino e per tutto quello che mi ha dato”.
Dalle 6 alle 8 ore al giorno di cammino: una prova fisica notevole: “All’inizio ci vuole un buon fisico per il tratto sui Pirenei e poi una bella resistenza di testa per il passaggio nella Meseta, anche a 45° sotto il sole: non va affrontato con superficialità e ci vuole la giusta preparazione, ma il nostro consiglio a tutti i giovani è fatelo! Quando tornerete non sarete gli stessi di quando siete partiti”.
E ora, in attesa di ripartire al più presto per qualche altro cammino da pellegrino, i ragazzi si vogliono impegnare per la comunità: “Ci piacerebbe trovare una sala da gestire per radunare e raccogliere i giovani che si vogliono ritrovare a chiacchierare, giocare, confrontarsi, soprattutto nell’inverno in arrivo: invece che in giro per strada un bel tè caldo e quattro chiacchiere”.