Fugge dall'Afghanistan, si laurea e racconta la sua storia in 5 libri
Il Giornale di Erba regala ai lettori di Primacomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2021 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.
Dall’inferno della guerra e del fanatismo, all’attivismo per i diritti umani per raccontare la sua storia e la situazione che ha vissuto. Atai Walimohammad, scrittore, attivista e educatore di origine afgana e rifugiato politico in Italia, ha solo 25 anni ma è come se avesse già condotto sei vite. Un’infanzia travagliata, nella sua patria, dove la sua madre e lo zio materno volevano reclutarlo affinché diventasse kamikaze, da cui è riuscito a fuggire per arrivare nel nostro Paese e rifarsi una vita: ora lavora alla comunità terapeutica Villa Plinia di Tavernerio e ha pubblicato cinque libri, di cui due in italiano, per raccontare quanto ha vissuto.
Fugge dall'Afghanistan, si laurea e racconta la sua storia in 5 libri
«Sono in Italia dal 2013: arrivai dopo un lungo e pericoloso viaggio che durò due anni e mezzo, dopo aver avuto lo status di rifugiato, mi sono laureato in Scienze della Mediazione Linguistica e sto per finire la Magistrale in Scienze politiche all'Università di Pavia - si presenta il giovane - E questo libro che ho pubblicato in italiano, dal titolo “Il martire mancato” mi ha permesso di raccontare la travagliata storia che ho vissuto in Afghanistan: sono fuggito da un centro di addestramento per kamikaze in cui ero stato mandato da mia mamma, che voleva rendermi un martire, dapprima nel mio paese e poi mandandomi in Pakistan. Mio padre era medico e fu ucciso quando ero molto piccolo: mia madre non volle mai rivelarmi la verità su di lui. Mia sorella Salma fu venduta quando aveva solo 12 anni a un signore della guerra e comandante dei talebani nel nostro villaggio, mentre io ero destinato a diventare un terrorista. Ma non ho mai accettato di sottopormi a questo destino».
E fu la nonna paterna, che egli conobbe a un funerale, ad aiutarlo a fuggire da quello che sembrava il suo destino segnato. «Mia nonna paterna ci salvò la vita con la vera cultura afgana - continua a raccontare il 25enne - E ci spiegò che il nostro padre fu ucciso dai talebani con l'aiuto della nostra mamma, perché era medico e non faceva crescere la barba, e il mullah lo decretò all'impiccagione». Da qui, la fuga che lo portò al nostro Paese. «Fuggii a 14 anni, attraversando 7 paesi clandestinamente e riuscii ad arrivare in Italia, dove cercai da subito di dedicarmi a lavorare per mantenermi con mille lavori: dalla Questura di Bari, Milano e Pavia, dove mi occupavo di traduzioni, fino poi ad arrivare a diventare educatore nella Comunità terapeutica di Villa Plinia: un lavoro che amo moltissimo, che mi dà tanto, è estremamente gratificante ma non è per niente facile avere a che fare con tante situazioni difficili quotidianamente».
Il giovane, poi, ha terminato il percorso di studi e scritto cinque libri, dei quali due sono stati pubblicati in italiano: «Il martire mancato» e «Ho rifiutato il Paradiso per non uccidere». «Scrivere libri è stato per me estremamente utile e importante, anche terapeutico per raccontare quanto avevo passato, e credo sia importante far capire qual è la realtà dell’Afghanistan oggi - aggiunge il giovane - Credo che riportino la descrizione più minuta, più inquietante, più approfondita, più precisa, di cosa è stata ed è tuttora la scuola internazionale del terrorismo fondamentalista, di come è fatto il lavaggio del cervello ai giovanissimi. Li ho scritti quasi di getto e pubblicarli è stato una grande emozione: finché c’è stata la possibilità, ho raccontato la mia storia nelle scuole, ma ora, a causa della pandemia, non è possibile». Ma l’impegno di Atai Walimohammad non si ferma qui. «Tramite il mio vissuto vorrei riuscire ad aiutare chi si trova in una situazione di difficoltà - aggiunge - Con mia sorella, che tuttora è chirurgo ed è in Afghanistan sotto scorta, abbiamo aperto un’associazione per aiutare le donne che subiscono soprusi e maltrattamenti, e favorire la loro emancipazione nel nostro territorio dove purtroppo la mentalità è ancora troppo arretrata. Intanto voglio continuare a raccontare la mia storia e usare quello che ho passato per aiutare gli altri: ho preso contatti con Emergency e intendo andare avanti per aiutare le persone». Altre pubblicazioni in programma? «Attualmente no, però un altro sogno sarebbe di tradurre in italiano i libri che aveva scritto mio padre - conclude - Ho tanti progetti: voglio dedicarmi alle persone».
(Giornale di Erba, sabato 24 aprile 2021)