Il carcere, contenitore umano o istituzione rieducativa?
I ragazzi del Cardinal Ferrari si sono interrogati insieme a docenti ed esperti sull'istituzione del carcere

Attraverso la preziosa testimonianza del Professor Stefano Simonetta (docente di filosofia medievale presso l’Università degli Studi di Milano e referente d’Ateneo per il sostegno allo studio universitario delle persone sottoposte a misure restrittive) e della Dottoressa Chiara Dell’Oca (responsabile e coordinatrice dell’ufficio amministrativo nei Poli Universitari Penitenziari di Ateneo) i ragazzi del triennio dell'Istituto Scolastico Cardinal Ferrari di Cantù hanno riflettuto sull'istituzione del carcere e cosa significhi vivere un “fine pena mai".
"A scuola di" carcere
Oggi, più che mai, urge una riflessione sul sistema penitenziario. Il carcere, luogo angusto e apparentemente lontano dalle nostre vite, è il luogo filosofico di riflessione per eccellenza. Da Socrate a Boezio sino a Campanella, il carcere ha fatto sorgere una vasta letteratura di utopie destinate a influenzare la cultura occidentale. Nell’incontro si è parlato di come funziona un istituto penitenziario e qual è il ruolo dello Stato in tema di diritto penale, oltre che della vita di un condannato all’interno dell’istituto penitenziario, dell’importanza del diritto allo studio come riscatto sociale, di funzione della giustizia e dell’ergastolo ostativo.
Le riflessioni dei ragazzi
Il titolo del progetto e dell’incontro di mercoledì 15 febbraio è stato il seguente: Il carcere, contenitore umano o istituzione rieducativa?. A tal proposito, un’alunna ha commentato:
“La pena di morte è ufficialmente abolita in Italia. In realtà, nelle carceri odierne, è ancora in vigore per chi è sottoposto a un regime di 41-bis e non può sperare di uscire. Cos’è, infatti, un uomo senza speranza? Un uomo destinato a morire”.
L’incontro tenutosi oggi ha mostrato ai ragazzi del Cardinal Ferrari l’importanza di essere umani.