Il racconto

Il paracadute principale non si apre: esperienza "da brivido" per una professoressa del Giovio

“Io non mi sono accorta del pericolo, pensavo si stesse attuando una procedura normale - rivela Valentina - e quindi non c’era la paura; quando scendi in picchiata a 200 km/h diventa pure difficile riflettere".

Il paracadute principale non si apre: esperienza "da brivido" per una professoressa del Giovio
Pubblicato:

L’adrenalina di un lancio con il paracadute, il brivido del terribile imprevisto e il lieto fine delle favole: si può riassumere così la mattinata del 20 agosto di Valentina Romano, professoressa del Liceo Giovio di Como. Nelle sue parole, però, non emerge la paura, bensì l’enorme gioia di un’esperienza indimenticabile. “In questi giorni sto facendo esami a scuola, ma un lancio con il paracadute lo rifarei oggi stesso - ammette Valentina - anzi lo consiglierei a tutti per mettersi in gioco e vedere il mondo da un’altra prospettiva”.

Il paracadute principale non si apre: "Non mi sono accorta del pericolo"

Sì perché, dopo tanti anni in cui ha coltivato il desiderio del paracadutismo, quest’estate la prof ha deciso di provare l’esperienza del lancio e così, accompagnata da un istruttore, è salita a circa 4mila metri da terra, su un velivolo. Pensava che l’emozione fosse forte nel buttarsi, ma forse non così forte. Il paracadute principale non si è attivato ed è caduto a terra.

“In aria, inizialmente, l’istruttore mi ha indicato il primo paracadute che stava scendendo giù - spiega Valentina - come un palloncino sgonfio e quindi ormai inutilizzabile”.

Siamo alle porte di una catastrofe? No, come nei film a lieto fine, particolarmente emozionanti, nel punto più tragico ecco emergere l’ancora di salvezza, in grado di sovvertire il possibile drammatico finale. Il paracadute di riserva, questo sì funzionante, ha fatto la differenza nel salvare Valentina e l’istruttore.

“Io non mi sono accorta del pericolo, pensavo si stesse attuando una procedura normale - rivela Valentina - e quindi non c’era la paura; quando scendi in picchiata a 200 km/h diventa pure difficile riflettere”.

Nel mito di Icaro

Valentina insegna italiano e latino al Giovio e in un suo post su Facebook, pubblicato poco dopo l’atterraggio, emerge la sua formazione letteraria nel trasformare un particolare evento personale in immagini e vibranti sensazioni. In questo senso risulta significativo il suo richiamo al mito di Icaro che, rotte le ali, cadde nel mare. Anche lei ha vissuto quella sensazione del vuoto e della possibile caduta, ma il secondo paracadute, quello di colore azzurro, le ha salvato la vita. Un colore che non considera casuale dato che richiama gli occhi di suo padre, di suo figlio, il colore del cielo ma anche del Como che tanto ama.

“Io sono super tifosa del Como - sottolinea Valentina - e quindi per il lancio ho indossato una loro maglietta, per portare l’azzurro del Como in alto nei cieli”.

Senza paura: "Ora punto al parapendio"

Alla fine del post viene citato il marito, Jacopo, per questo regalo di compleanno del lancio, da lei tanto desiderato per i suoi cinquant’anni. Jacopo Boschini è un regista teatrale e una storia così probabilmente pensava di viverla più in scena che nella realtà.

“Mio marito era giù a guardarmi - ammette Valentina - e quando sono scesa l’ho visto abbastanza sconvolto, non comprendeva bene tutto l’accaduto, avvolto dalla paura. Io ero esaltata dall’esperienza vissuta, ma capisco che da terra ci sia stata preoccupazione”. Terminate le vacanze, il Giovio riabbraccia, calorosamente, la propria temeraria professoressa, che ha già fissato il suo nuovo adrenalinico obiettivo: “Dopo il paramotore e il paracadute sia in acqua che in cielo, ora punto al parapendio”.

Filiberto Caruso

Seguici sui nostri canali