L'impresa

In vetta per la ricerca

Il dottore canturino Paolo Rodi ha scalato l’Aconcagua assieme a due colleghi

In vetta per la ricerca

Sono saliti sul rilievo più alto d’America per studiare le malattie d’alta quota e come contrastarle. Si tratta del trio «Medical Pirates», composto da Paolo Rodi, 30 anni di Cantù, medico specializzando in chirurgia a Zurigo, Giovanni Cappa, 32 anni, medico specialista in medicina d’emergenza e urgenza, entrambi dottorandi al Crimedim, il centro di ricerca di Novara sulla medicina delle maxi-emergenze, e Davide Pellegrini, 25 anni, operatore esperto di soccorso alpino.

In vetta in Argentina

Insieme hanno scalato l’Aconcagua, in Argentina, fino in vetta (6962 metri) mettendo alla prova sé stessi e studiando i malesseri che possono colpire chi sale ad alta quota. Ha sottolineato Rodi:

«Il nostro studio analizza il mal di montagna acuto, l’edema polmonare e l’edema cerebrale, temi cruciali non solo per gli esperti, ma per chiunque frequenti alte vette. Il mal di montagna acuto infatti può verificarsi già dai 2000 metri. La ricerca esplora un ambito ancora poco conosciuto, ovvero come ottimizzare il tempo in situazioni critiche: con meteo incerto, traumi e senza la possibilità di soccorsi immediati».

Una spedizione di 15 giorni

La spedizione, autonoma, autofinanziata e patrocinata dal Cai, è durata 15 giorni: i ricercatori si muovevano spostando 120 chili tra gas, cibo e materiale per raccogliere dati. Senza l’ausilio di portatori e forti degli studi in medicina di montagna e competenze nel soccorso alpino, hanno affrontato un percorso arduo:

«Dopo essere arrivati a valle, si è aperto davanti a noi un panorama esteso e gigantesco: circa 20 km fino al campo base e in lontananza si vedeva la montagna, con un notevole dislivello dalla base alla vetta. Lì abbiamo avuto un momento di panico, ma siamo andati avanti passo dopo passo».

I risultati della ricerca

I professionisti hanno raccolto dati al campo base «Plaza de Mulas» a 4300 metri, al campo 2 «Nido de Condores» a 5560 metri e al campo 3 «Campo Colera» a 6mila metri.

«Dopo un periodo di acclimatamento abbiamo trasportato il materiale fino al campo 1, dove non era possibile bere né cucinare. Poi abbiamo proseguito fino al campo 2, ma sulla strada Davide non si è sentito bene: ci sono stati momenti di apprensione e abbiamo fatto più fatica. A campo 3 siamo arrivati con calma, lasciando parte del materiale al campo base, lì abbiamo completato i dati».

Alla fine, Rodi e Cappa hanno raggiunto la vetta. I risultati della ricerca hanno già fatto il giro del mondo e l’impresa è stata documentata dai «Medical Pirates» in un film a cura del regista Igor D’India recentemente presentato all’Italian Outdoor Festival a Milano. Il lavoro dei ricercatori però, è ben lontano dall’essere concluso:

«La meta della prossima spedizione? L’Himalaya».