La musicoterapia entra nell'ospedale di comunità grazie a Il Mantello
Le sessioni, condotte sia individualmente che in piccoli gruppi, prevedono attività di ascolto musicale, rievocazione di celebri brani e utilizzo di semplici strumenti musicali

Grazie all'associazione marianese Il Mantello Odv, l'ospedale di Comunità di Cantù ha introdotto la musicoterapia per i pazienti ricoverati, in particolare per coloro che soffrono di demenza e disturbi dell'umore.
La musicoterapia entra nell'ospedale di comunità grazie a Il Mantello
Le sessioni, condotte sia individualmente che in piccoli gruppi, prevedono attività di ascolto musicale, rievocazione di celebri brani e utilizzo di semplici strumenti musicali. “L’attività è rivolta soprattutto a pazienti affetti da demenza e disturbi dell'umore: la musicoterapia si rivela, infatti, particolarmente efficace nello stimolare le funzioni esecutive e abilità cognitive come l'attenzione e la memoria di lavoro - spiega la dottoressa Cassandra Tutino, geriatra di Asst Lariana - Attraverso l'ascolto attivo, il riconoscimento di melodie familiari e l'interazione ritmica con gli strumenti, i pazienti vengono incoraggiati a mantenere e potenziare queste competenze fondamentali, spesso compromesse dalla patologia di base”. “Per i pazienti con demenza, inoltre, è fondamentale il coinvolgimento attivo del proprio caregiver, che partecipa contribuendo a creare un ambiente familiare e rassicurante, oltre a fornire informazioni preziose sui gusti musicali e le preferenze del paziente - prosegue la dottoressa Tutino - Questo approccio inclusivo non solo rafforza il legame col caregiver ma crea un ponte emotivo che va oltre le barriere cognitive imposte dalla malattia. La condivisione dell'esperienza musicale permette di ristabilire modalità di comunicazione non verbale, favorendo momenti di connessione autentica e riducendo lo stress sia del paziente che del familiare. Il caregiver diventa così parte integrante del processo terapeutico, acquisendo strumenti utili anche per la gestione domiciliare”.
"L'ambiente musicale rende meno difficoltose le attività assistenziali"
“L'ambiente musicale facilita le interazioni con i pazienti e rende meno difficoltose le attività assistenziali, permettendo agli stessi operatori di stabilire connessioni più autentiche e gratificanti, specialmente con quei pazienti che presentano disturbi del comportamento che impattano significativamente sulla quotidianità”.
“I primi riscontri clinici sono promettenti - conclude la dottoressa Tutino - Abbiamo osservato un miglioramento nei disturbi comportamentali e psicologici della demenza, una maggiore regolarità del ritmo sonno-veglia e un generale miglioramento del tono dell'umore nei pazienti coinvolti. E questi risultati preliminari confermano il potenziale terapeutico della musica nell'ambiente ospedaliero e aprono la strada a un possibile ampliamento del programma, con l'obiettivo di offrire un'assistenza sempre più personalizzata e umanizzata ai nostri pazienti”.
Parla il musicoterapista
Dalle parole del medico alle parole del musicoterapista, Daniele Molteni. “Collaboro con l’associazione Il Mantello dal 2018, quando abbiamo iniziato l’attività all’Hospice di Mariano Comense. In questi anni ho condotto interventi individuali e in piccoli gruppi con pazienti e familiari, offerto momenti formativi ad operatori e volontari, collaborato al progetto “Le Vele di Teseo”, dedicato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e ad iniziative artistiche promosse dall’associazione. All’ospedale di Comunità di Cantù ho iniziato a lavorare a marzo di quest’anno e sono felice di questa nuova esperienza che consolida l’idea che la musicoterapia possa essere uno strumento di cura in più e che si integra bene nei contesti di fragilità. L’efficacia si manifesta soprattutto nella regolazione del vissuto emotivo (attivazione, modulazione e contenimento), nella stimolazione della memoria autobiografica e di altre funzioni cognitive residue, oltre che nella facilitazione della relazione e nel miglioramento della compliance nei confronti del contesto di ricovero.
La musica, nella sua accezione terapeutica, apre uno spazio relazionale diverso, che va oltre la parola. Nei percorsi di cura, soprattutto in fasi delicate o di fine vita, poter accedere a un canale non verbale consente di esprimere emozioni, evocare ricordi, regolare l’attivazione emotiva e ritrovare frammenti di identità, riattualizzando la propria storia. Non si tratta solo di “fare o ascoltare musica” ma di creare un contesto, un contenitore, un momento e uno spazio in cui il suono veicola un senso, una direzione e assume una vera funzione terapeutica e una valenza trasformativa. La stretta collaborazione con le psicologhe dell’associazione Il Mantello Odv ha mostrato quanto il lavoro possa essere complementare: linguaggi diversi che si rafforzano vicendevolmente, offrendo al paziente più possibilità di espressione e di contatto con sé.
Essere parte di un’équipe clinica è fondamentale: la musicoterapia funziona quando si lavora insieme, quando gli operatori sanno riconoscere le situazioni adatte, attivare l’intervento, osservarne gli effetti e contribuire a consolidarli. Concludo con una frase ascoltata in un incontro recente, che credo racchiuda bene il senso della musicoterapia: “Cosa fa la musica? La musica ti legge dentro”.