"La vita di nostro figlio e la nostra sono state rovinate: vogliamo giustizia"
Il racconto agghiacciante dei genitori di un ragazzino autistico ospite di Villa Santa Maria, allora 12enne

«La nostra vita e quella di nostro figlio è stata rovinata: vogliamo giustizia». Tra i primi a denunciare i terribili soprusi che sarebbero avvenuti a Villa Santa Maria, istituto di Tavernerio, ospite della struttura da marzo 2020 a novembre 2021.
Episodi tra il 2020 e il 2021
Il piccolo è entrato in struttura in regime residenziale il 19 marzo 2020: i fatti risalgono quindi a quando aveva 12 anni. «Eravamo nel pieno dell’emergenza Covid: per le norme di sicurezza vigenti non abbiamo potuto vedere nostro figlio fino all’inizio di settembre 2020 - spiegano i genitori - Solo quando poteva rientrare a casa, dal venerdì alla domenica. Subito abbiamo notato che ogni volta che rientrava aveva sul corpo ecchimosi marcate: graffi, morsi, lividi enormi e neri, sulle braccia, sulla schiena, sul collo, sulle gambe e sul viso; in zone del corpo che non poteva raggiungere. Di questo la struttura non ci ha detto nulla».
La famiglia ha dunque tentato di contattare l’istituto. «Non abbiamo mai avuto una spiegazione: l’unico incontro ottenuto è stato di tre minuti, a ottobre - ancora i genitori - Il personale è stato evasivo, ci è stato detto che nostro figlio si era fatto male giocando con altri bambini, essendo esuberante e agitato. Risposte che non ci hanno rassicurato: eravamo sempre più preoccupati, aveva dei segni enormi ed era spaventato. E dalla struttura non abbiamo mai avuto spiegazioni né risposte. A maggio 2021, senza che fossimo avvisati, nostro figlio è stato spostato nel reparto femminile, a cose fatte e senza avere voce in capitolo siamo stati informati».
La situazione è precipitata nel novembre 2021. «Il 10 novembre siamo stati contattati con urgenza dalla struttura: nostro figlio era stato portato in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Erba - continuano - Secondo quanto dichiarato, in una lite con un altro bambino che lo aveva aggredito si era fatto male a un braccio e non riusciva a muoverlo. Abbiamo chiesto ripetutamente che gli fosse fatta una lastra e l’esame ha evidenziato che aveva una frattura al braccio, più precisamente all’omero destro. L’indomani, 11 novembre, è stato sottoposto a un intervento chirurgico e gli è stata data una prognosi di trenta giorni».
La famiglia ha sporto denuncia
A seguito dell’episodio, il piccolo è stato spostato in un altro istituto e la famiglia ha sporto denuncia. Il 17 dicembre 2021 è stato presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Como.
«La frattura del braccio di nostro figlio è stata attribuita a un ragazzino ospite dell’istituto - ancora i genitori - Riteniamo assurda tutta questa vicenda e il tentativo di nascondere quanto successo. Sappiamo di altre famiglie che hanno subito questo trattamento e abbiamo scelto di denunciare: tutti devono sapere quello che succede in quell’istituto. Fino all’ultimo nostro giorno di vita vogliamo andare avanti per avere giustizia: chi ha fatto questo deve pagare e nessun altro genitore deve passare quello che stiamo passando noi».
Per l’esposto presentato dalla famiglia è stata chiesta dal Procuratore della Repubblica l'archiviazione, reiterata alla richiesta del Gip del Tribunale di avviare nuove indagini. La famiglia è ora in attesa dell’udienza che valuterà se procedere nuovamente all’archiviazione. E’ assistita dall’avvocato Pietro Porciani del Foro di Milano. «Stiamo attendendo la fissazione dell'udienza per l’ulteriore richiesta di archiviazione formulata dai pm. Ci sembra incredibile che in un contesto di questo tipo sia stata richiesta l’archiviazione per la seconda volta, tanto più che accusare un bambino di lesione, ci sembra anomalo: sarebbe stato onere del personale vigilare sulla sicurezza dei bambini e sulla situazione interna».
Adesso la famiglia vuole giustizia. «Quello che è successo ha rovinato la vita di nostro figlio e la nostra: vogliamo che ci sia la verità e che chi ha fatto questo paghi. Siamo fiduciosi e andremo avanti per avere giustizia».