storie sotto l'albero

Medico canzese a Londra: con i suoi studi ha rivoluzionato la ricerca ottenendo scoperte innovative

Il Giornale di Erba regala ai lettori di Primacomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2021 sulle pagine del nostro settimanale.

Medico canzese a Londra: con i suoi studi ha rivoluzionato la ricerca ottenendo scoperte innovative
Pubblicato:

Il dottor Paolo Paredi è un canzese che può vantare una grande professionalità all’estero, con scoperte a livello mondiale. Da 25 anni vive a a Londra, dove ha compiuto studi all’avanguardia in materia di patologie croniche dell’apparato respiratorio. Tanto da aver aperto la strada alla misurazione dell'infiammazione delle vie aeree in maniera non invasiva, mediante cioè l'analisi del respiro espirato.

Medico canzese a Londra: con i suoi studi ha rivoluzionato la ricerca ottenendo scoperte innovative

Ha raccontato lui stesso, a seguito del suo primo viaggio in Italia da quando è scoppiata la pandemia, la sua esperienza nel Regno Unito. Reduce da una visita a mamma Antonia all’inizio del mese, il dottor Paredi ha spiegato la sua vita Oltremanica e il suo impegno come ricercatore presso il Royal Brompton hospital di Londra, centro specializzato per il trattamento delle malattie cardiache e polmonari. «Dopo la laurea in Medicina avevo iniziato al Niguarda di Milano la scuola di specialità in Pneumologia. In occasione di una presentazione a Stoccolma, quello che poi sarebbe diventato il mio attuale direttore mi invitò a Londra. Sarebbe dovuta essere un’esperienza di sei mesi... Dura invece fin da allora».

Lo specialista ammette che più si rimane all’estero e più è difficile far ritorno: «Ho avuto la fortuna di inserirmi fin da subito nel Royal Brompton hospital, uno dei centri più famosi al mondo e con una storia esclusivamente dedicata alle malattie respiratorie e cardiache - prosegue - La coincidenza per me fortuita fu di capitare in un momento cruciale, con ricercatori che si trovavano al centro dell’espansione della loro carriera. Perciò ho potuto prendere parte a studi fondamentali per la ricerca sull’apparato respiratorio».

Grandi possibilità, concesse anche a chi - come lui - era un giovane medico: «Vieni gratificato: se hai un’idea te la finanziano. Hanno una diversa concezione, a livello culturale, di professionalità. Così decisi di rimanere. Questo nonostante i primi mesi non siano stati per niente facili. Prima di tutto perché non conoscevo nessuno. Ovviamente ero consapevole della grande esperienza che stavo vivendo, ma ero introdotto in un ingranaggio a me sconosciuto. E ci voleva grande forza mentale: devi fare il lavoro meglio degli altri, per dimostrare di essere all’altezza, e in più sotto pressione perché è necessario adattarsi. Ma con l’ottenimento dei primi risultati, ho avuto la soddisfazione di vedere riconosciuto al mio lavoro il giusto valore».

E così il dottor Paredi, grande amante della cultura e della lingua inglese, è rimasto in quegli stessi luoghi che aveva visitato da studente: «E’ inevitabile che poi si creino legami sia professionali che umani. Si cominciano a consolidare amicizie e quelle vecchie in Italia si fanno sempre più lontane. In questi oltre 20 anni a Londra ho mantenuto uno stretto legame con tre soli amici in Italia».
Marcato accento inglese, un’abitazione in mezzo alla natura a Washington nel West Sussex, tra Londra e Brighton, dove si è trasferito una decina di anni fa lasciando la periferia sud ovest di Londra, il dottor Paredi spiega come difficilmente farà ritorno in Italia: «Ormai la mia vita è qui. Ho una moglie, due cani, un gatto e tre pecore: Alfie, Cecil e Boris. Credo non sia facile per me trovare qualcuno che mi sostituisca con loro», sorride.

Ma principalmente a tenere ben salde le radici nel Regno Unito è il suo grande successo professionale. I suoi studi sono stati all’avanguardia, tanto che la sua metodologia è stata inserita nelle «guide lines» per il trattamento dell’asma. Il dottor Paredi e il suo team sono stati i primi al mondo a scoprirla. «Siamo partiti dalla volontà di riuscire a misurare l’infiammazione delle vie aeree con metodiche non invasive. L’esame solitamente utilizzato, la broncoscopia, invece lo è molto: un tubo con una telecamera che nei pazienti dà una sensazione di asfissia. La nostra scoperta è stata quella di individuare dei gas marcatori dell’infiammazione respiratoria: per esempio l’ossido nitrico il cui livello è direttamente proporzionale all’infiammazione stessa».

Da qui l’invenzione di un macchinario che permette di misurare l’ossido nitrico in modo istantaneo attraverso il respiro espirato dai pazienti: «E’ importante perché permette di dosare in maniera corretta i farmaci antinfiammatori, riducendo così lo sviluppo di effetti collaterali ed evitando esami invasivi. Una metodologia che consente di avere risultati immediati ed è perfettamente praticabile anche con i pazienti più piccoli».

Una scoperta che ha aperto la possibilità di fare ricerca a molti ospedali e ha generato interesse negli studenti che «partendo dal nostro studio hanno poi dato vita a idee nuove, rimodellate sulla nostra iniziale», chiude con soddisfazione il medico canzese.

(Giornale di Erba, 30 ottobre 2021)

Seguici sui nostri canali