la storia

Merzario racconta la sua F1 "Ho salvato Niki Lauda... Ma non solo"

Il pilota di Civenna si racconta

Merzario racconta la sua F1 "Ho salvato Niki Lauda... Ma non solo"
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Il mondo lo ricorda, in particolare, perchè con Guy Edwards, Brett Lunger e Harald Ertl, salvò Niki Lauda dalle fiamme sul circuito del Nurburgring, nel Gran Premio di Germania di Formula 1, nel 1976. Sei settimane dopo l’incidente, nel GP d’Italia, Lauda tornò di nuovo a correre e gli regalò il suo orologio da polso, Rolex, d’oro, in segno di gratitudine per avergli salvato la vita. Ma lui, Arturo Merzario, 81 anni, di Civenna, frazione di Bellagio dove vive, ex pilota di F1 dove ha disputato 85 Gran Premi, ma protagonista, in sostanza, in tutte le discipline, storce il naso quando gli rammenti l’episodio di eroismo. Un episodio che tutti, a distanza di quasi cinquant’anni, hanno ancora impresso nella loro memoria. «Non è che mi piaccia più di tanto ricordarlo - risponde subito - E’ stato un episodio di vita. Oltre a Niki ce ne sono stati altri, prima e dopo».

Merzario racconta "la sua" F1

Merzario è tutt’altro che un anziano pensionato. «Io continuo a fare gare mondiali di vintage, oltre a qualche gara con macchine moderne con le palette, in più vengo invitato a eventi, che per me rappresentano lavoro, dove mi chiedono di tutto, vista la mia esperienza».

Il suo legame con il territorio è indissolubile. «Tengo a precisare che io sono nato e cresciuto a Civenna, dove vivo attualmente - prorompe con orgoglio - Allora, negli anni Cinquanta e Sessanta, Erba era il centro più avanzato, oppure si andava a Como. I più fortunati si avvicinavano a Milano, tanto per farti capire. La nostra è una terra sana e valida sotto tutti i punti di vista. Anzi, purtroppo, oserei dire che - ma è la vita e va bene così - c’è stata un’inevitabile evoluzione che ha riguardato i paesini, che prima erano dispersi nelle lande. Quando ero ragazzo io, questa evoluzione non era ancora avvenuta. Poi è arrivata anche la televisione, ha erudito i paesani e via così. Civennesi, erbesi, hanno fatto i grandi passi verso la modernità».

Una modernità a due facce, per l’automobilismo di F1. «Dalla metà degli anni Novanta, con l’avvento delle sponsorizzazioni, se tu trovassi un amico o uno sponsor che ti desse, per essere sicuro, 20 milioni di dollari, nel giro di tre mesi saresti in Formula 1. Le squadre sono affamate di denaro. Purtroppo, di sport è rimasto poco».

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