Cervelli in fuga dal Canturino e Marianese

"Mi sento un pirata, ma alle Canarie ho trovato la mia casa"

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"Mi sento un pirata, ma alle Canarie ho trovato la mia casa"
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«Ci sono cose che non si possono fermare: la volontà, i sogni della gente, lo scorrere del tempo. Finché le persone avranno sete di libertà, queste cose dureranno per sempre». L’affermazione del pirata Gol D. Roger, celebre personaggio del manga One Piece, può alzare il sipario sul racconto di vita reale che vede protagonista Marco Migliavacca, un uomo che si percepisce, simpaticamente, come un pirata nel suo girovagare per il mondo, dopo un passato anche a Cadorago. Quella sete di libertà, al centro del discorso di Gol D. Roger, vibra in ogni riflessione di Marco.

"Mi sento un pirata, ma a Fuerteventura ho trovato casa"

«Dopo un po’ di viaggi, io che mi sono sempre sentito un pirata, finalmente, a Fuerteventura nelle Canarie, ho trovato la mia casa - afferma Marco - mi sono stabilizzato qui dal 2019, principalmente per la qualità della vita. Il clima è veramente stupendo. Scherzosamente, in quest’isola, posso dare ancora più spazio al mio alter ego da pirata in cerca di libertà e avventura, in un luogo in cui domina la natura, piuttosto che la tristezza dei grattacieli delle più cupe metropoli».

Il suo percorso ha visto anche altre tappe che hanno arricchito il suo bagaglio da viaggiatore in cerca di una meta: «Quando ero in Italia mi sono sempre spostato in giro per l’Europa – spiega Marco – soprattutto per lavoro. A Cadorago, ad esempio, facevo il frontaliere per andare a lavorare in Svizzera. Inoltre, ho avuto delle lunghe parentesi in Inghilterra, dove complessivamente ho vissuto per circa 8 anni, con delle tappe anche negli Stati Uniti per motivi di studio. La voglia di stare fuori dal Paese, pur adorando l’Italia, ha sempre fatto parte del mio processo evolutivo, non solo professionale. Così, dopo una serie di visite di ispezione, osservando bene anche tutte le Isole Canarie, ho preso la decisione di stabilizzarmi a Fuerteventura, grazie anche ad alcuni contatti che mi hanno introdotto nel mondo del lavoro. Tra le varie isole delle Canarie trovo che Fuerteventura sia una delle più particolari e speciali».

"Ho una mentalità sempre aperta"

L’alter ego da pirata tira fuori la dimensione più romanzesca e ludica di Marco, ma le sue vere attività lavorative riguardano ben altre dimensioni: «Io ho fatto tanti lavori. La mia mentalità è da sempre aperta, ancora oggi, nonostante non sia più un ragazzino. Mi definisco poliedrico, una sorta di equilibrista del lavoro, anche in relazione all’ambiente in cui mi trovo. In Inghilterra ero coinvolto nel mondo dello spettacolo - rivela Marco - dopo questa parentesi artistica, ho fatto l’organizzatore e gestore di eventi, mentre attualmente svolgo il ruolo di consulente, con compiti sempre organizzativi, per una multinazionale, nel campo della sicurezza. Qui a Fuerteventura c’è una realtà piuttosto piccola, ma piena di persone che provengono da altri Stati come Inghilterra, Germania e Italia, ma anche dal Nord Europa. Il mio background internazionale mi aiuta nel poter dialogare un po’ con tutti, a prescindere dall’estrazione culturale o sociale. In un’isola si può incontrare di tutto. Tra l’altro non dimentico come poco dopo il mio arrivo qui, sia venuto fuori anche il disagio del Covid. Così ho compreso ancora meglio le dinamiche di questo luogo, vedendolo proprio in una grave situazione di emergenza. Gli aspetti comuni che tendono a tenere legate le mie diverse professioni, quindi, sono la creatività e la capacità organizzativa».

"Il vero lusso non sono i soldi, ma il tempo"

Nell’ampliare gli orizzonti per guardare al futuro, Marco espone il suo profondo punto di vista: «Io voglio assolutamente rimanere in questa splendida isola. Penso che il vero lusso della nostra epoca non sia legato ai soldi ma al tempo, che è una delle risorse più importanti, assolutamente da non sottovalutare. E assume ancora più valore capire dove e come si può spendere questo tempo. Sapere che, dopo tante ore di lavoro, possa esserci l’opportunità di fermarsi in una spiaggia come quella di Fuerteventura, in mezzo alla natura selvaggia, tutto ciò è come vivere un sogno. In circostanze così anche una piccola quantità di tempo riesce a distrarti dalle fatiche della vita. Io, in questo periodo, lavoro parecchio dal lunedì al venerdì, talvolta anche il sabato. Ma qui non accuso la fatica. Quindi, attualmente, non vedo motivi per cambiare e fuggire da questo paradiso in cui mi trovo, dove il mare è sempre fresco e il clima primaverile. Poi, tra l’altro, essendo un equilibrista del lavoro, il modo per cavarmela lo trovo sempre. Riesco sempre a stare in piedi, senza cadere». Anche in questo ribadire l’importanza del tempo prezioso che scorre e a cui bisogna attribuire valore attraverso il proprio vivere in libertà, riecheggiano le parole del pirata Gol D. Roger. Tutto ciò grazie anche all’affermazione della propria volontà, alla ricerca di quel sogno che lo stesso Marco evidenzia nella sua nuova condizione di vita a Fuerteventura.

In Italia ancora tanti rapporti

L’Italia rappresenta il suo passato, ma Marco porta sempre nel cuore le sue origini: «Conservo ancora tanti rapporti, la famiglia e gli amici di tutta la vita sono in Italia. Altri amici, come me, sono sparsi in giro per l’Europa, per questioni lavorative o amorose. Il mio contatto soprattutto con la Lombardia è ancora viscerale - sottolinea Marco – ho tanti dialoghi soprattutto con Milano. Magari non torno tante volte fisicamente in Italia, ma cerco di fare il possibile. In ogni caso ormai la tecnologia tende a far sparire queste distanze e così ci si può sentire, comodamente, anche tutti i giorni. Il mio ricordo dell’Italia è ottimo e tra l’altro, anche nei difetti, vedo il mio Paese come una tappa essenziale del percorso che ho vissuto. La pace che si può trovare nel luogo nel quale mi trovo adesso, deriva dalle mie esperienze di vita in cui ho sperimentato la frenesia delle nostre città più caotiche, senza scordare Londra o New York. L’Italia, quindi, mi ha stimolato a ricercare una migliore qualità di vita, fuori dal traffico e dal nervosismo quotidiano».

"La vita qui ha un altro colore"

Già chiare, quindi, alcune differenze che Marco rileva nella comparazione tra l’Italia e gli Stati in cui ha conosciuto la vita di tutti i giorni. «La qualità della vita è proprio la differenza sostanziale. Io ho lavorato anche tanti anni a Milano e, come stile di vita delle persone, mi viene da paragonarla a Londra. Un tema che va portato alla ribalta e che spesso viene sottovalutato, anche dai mass media, è quello dello stress passivo. In questa condizione, anche se tu sei tranquillo, rischi di subire, concretamente, lo stress delle altre persone che ti stanno intorno, magari anche in massa. Questa condizione si vive spesso in città come Londra e Milano. Per la mia esperienza, trovo anche che Londra sia stata tra le prime città a risentire dello stress passivo. In luoghi del genere per distrarsi si prende un aperitivo, spesso, tra l’inquinamento e il casino. Qui sull’isola basta una birra in mezzo alla natura e la vita acquista un altro colore».

"L'estero grande opportunità per i giovani"

E le nuove generazioni? Fanno bene a vedere l’estero come possibile punto di svolta per il loro percorso? Marco non ha esitazioni: «L’estero rappresenta, assolutamente, una grande opportunità per i giovani italiani. Io magari ho commesso qualche errore all’interno dei miei giri più disparati. Ora sono passato da grandi città mondiali a una piccola isola di pirati. Ma probabilmente tutto questo cammino, fatto anche di momenti critici, mi è servito per scoprire realmente il mio punto d’arrivo ideale, anche a livello energetico. Inoltre, penso sempre che lo studio possa dare la formazione teorica, ma la strada, come università della vita, ti arricchisce in modo indelebile. Se aggiungiamo a tutto ciò anche gli scambi culturali, visti come profumi diversi, allora non può che avvenire una crescita della persona nella sua globalità e profondità. Così, poi, quando si arriva alla fatidica età dei 35/40 anni, magari in cerca del luogo della vita, si possiede quel bagaglio di esperienze in grado di aprire gli orizzonti nella direzione della scelta migliore. Così, almeno, è capitato a me. Vivere intensamente aiuta a crescere».

Filiberto Caruso 

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